MODENA – Dopo la prima parte dell’intervista esclusiva al senatore Carlo Giovanardi, pubblichiamo oggi il seguito, non meno ricco di spunti di riflessione.
Non le sembra un paradosso che le associazioni animaliste, e fra queste le più importanti su scala nazionale (a partire dalla Lav), godano dello status giuridico di onlus, posizione riservata a quelle associazioni che perseguono finalità di “solidarietà sociale”, mentre l’impegno degli animalisti si dispiega contro i circhi, contro i palii, contro le pellicce, contro la vivisezione, contro la caccia, contro gli allevamenti…?
E’ un argomento molto importante e da approfondire, a partire dalla funzione che svolgo, anche rispetto ai finanziamenti che queste associazioni ricevono dai ministeri e che a quanto mi risulta non vengono resi pubblici. Un conto è operare per il benessere gli animali, un altro è fare politica, come stanno facendo, perché allora bisogna tenere in considerazione anche altri interessi che ci sono sul territorio, meritevoli di tutela e che magari non vengono tutelati.
L’accusa che spesso viene rivolta alle principali organizzazioni animaliste italiane e straniere è che costituiscono ormai una lobby potentissima che gode fra le altre cose di un ascolto privilegiato sugli organi di informazione. Cosa ne pensa?
Più che un’accusa è una constatazione e che godano di forti appoggi sulla stampa è un’evidenza. Basta guardare la televisione e sfogliare i giornali per vedere che c’è sicuramente una sproporzione assoluta fra la visibilità data a chi sostiene le tesi animaliste radicali e i milioni di operatori dei diversi settori che non riescono a farsi sentire. Se i media capissero che la stragrande maggioranza degli italiani non è sulla lunghezza d’onda degli animalisti, forse terrebbero un atteggiamento diverso. E la stessa cosa farebbero quei politici che sposano la causa animalista per ragioni di consenso, perché pensano di cavalcare la popolarità, ignorando che milioni di italiani, la maggioranza silenziosa, si vestono e si nutrono con prodotti di origine animale, amano il circo e i palii, e tantissimi – veramente tanti – ricavano il loro reddito da attività imprenditoriali legate all’allevamento.
Alcune amministrazione comunali e fra queste anche la sua città, il Comune di Modena, hanno adottato provvedimenti che vietano l’attività dei circhi con animali, nonostante questi regolamenti comunali o ordinanze siano in aperto contrasto con la legge dello Stato che regola la materia, come continuano a ribadire i Tar di mezza Italia.
Sbaglia il Comune di Modena e qualunque altra amministrazione che ostacoli l’attività dei circhi, che è tutelata dallo Stato, così come sbagliano tutti quei Comuni che aprono gli “sportelli per i diritti degli animali”, diritti che non esistono. Esistono i diritti degli uomini e delle donne ed esiste la necessità di trattare gli animali secondo il loro benessere, evitando ogni crudeltà nei loro confronti.
Cosa pensa del circo, della sua tradizione artistica e culturale?
Il circo è espressione di una cultura secolare sia di tipo artistico e sia dal punto di vista di quel legame peculiare fra uomo e animale che costituisce una ricchezza dell’identità italiana. Una cultura che si è sedimentata nel tempo e che ha prodotto espressioni artistiche di altissima qualità, che anche per questo va salvaguardata e tutelata. L’idea che una generazione pensi di cancellare una tradizione e un patrimonio che durano da secoli perché ritiene di avere maturato delle convinzioni che considera più sagge di quelle delle generazioni precedenti, è qualcosa che mi ha sempre sconcertato. Ogni volta che si pretende di spazzare via tradizione, cultura, arte, folclore di un popolo, bisogna davvero preoccuparsi. Chiudere i circhi con animali, che in Italia sono la quasi totalità, segnerebbe un impoverimento. Fra l’altro a favore di chi andrebbe questa cancellazione dei circhi? Non certo degli animali che vivono nei circhi da generazioni e in un certo senso sono naturalizzati in quell’ambiente. Più probabile che chi si batte per togliere gli animali dai circhi lo faccia, oltreché per una errata concezione del rapporto fra uomo e animali, per incrementare un proprio potere.
Alla presentazione del libro Viene prima l’uomo o la gallina? lei ha detto che gli animalisti radicali utilizzano metodi intimidatori. Può spiegare meglio a cosa si riferiva?
Uno dei casi recenti è quello di cui ha fatto le spese don Antonio Mazzi della comunità Exodus, il quale ha detto sostanzialmente: prima di cani e gatti vengono le vite umane da salvare. Beh, ha ricevuto tanti di quegli insulti che anche lui è rimasto stupefatto dalla virulenza degli attacchi. Io di messaggi di insulti ne ho collezionati a centinaia ma non mi spaventano e non mi fanno cambiare idea. Ma è un fatto oggettivo che chi non la pensa come gli animalisti o chi svolge attività che non collimano con la loro visione del mondo, viene fatto oggetto di violenza verbale e non solo,… anche i circhi ne sanno qualcosa. Si viene pesantemente intimiditi facendo passare come un mostro chi non la pensa secondo i canoni della religione animalista. Io non ho paura, ma su tanti miei colleghi questo condizionamento non è indifferente perché chi prende certe posizioni rischia il linciaggio morale e anche qualcosa di più.
2 – fine
Claudio Monti