MODENA – “Bisogna cominciare ad interrogarsi sulle conseguenze delle posizioni più estremiste dell’animalismo sui settori più vitali dell’economia italiana: turismo, spettacolo, filiera dell’allevamento e del made in Italy”. Ma attenzione: non si pensi che l’estremismo in questa galassia sia da circoscrivere solo alle sigle più rumorose e violente. Il senatore del Pdl, Carlo Giovanardi, nell’ultimo governo Berlusconi sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche per la famiglia, non è tenero nemmeno con alcuni suoi colleghi di partito, a partire dall’onorevole Brambilla. Lo abbiamo incontrato a Modena, nel suo ufficio di parlamentare, e Giovanardi è un fiume in piena, deciso a dare battaglia. Ecco l’intervista che ha rilasciato in esclusiva a Circo.it, di cui oggi pubblichiamo la prima parte.
Di recente è stato pubblicato e presentato il volume Viene prima l’uomo o la gallina? (Koiné editore), una iniziativa che nasce proprio dal senatore Giovanardi, il quale ha radunato una serie di esperti nei diversi settori per cercare di mettere un po’ di ordine in una materia che sembrava diventata dominio esclusivo delle organizzazioni animaliste. Fra gli interventi raccolti nel libro ci sono quelli di mons. Mauro Cozzoli, ordinario di teologia morale alla Pontificia Università Lateranense, Giorgio Calabrese, medico nutrizionista, Luigi Scordamaglia, vicepresidente Federalimentare, Roberto Scarpella, presidente dell’associazione italiana Pellicceria e Nino Andena, presidente Aia e vicepresidente nazionale Coldiretti. Alla presentazione del volume, che si è tenuta a Roma lo scorso 24 maggio, è intervenuto ed ha preso la parola anche il presidente dell’Ente Nazionale Circhi, Antonio Buccioni.
Senatore, perché ha sentito l’esigenza di affrontare l’argomento in maniera così approfondita?
Ho organizzato qualche mese fa una tavola rotonda in sede parlamentare per affrontare in maniera organica e meditata un problema che ha varie sfaccettature e molte ricadute sulla società italiana. Conoscevo le posizioni di alcune associazioni animaliste contrarie all’utilizzo degli animali nei circhi e negli spettacoli in genere. Non mi era sfuggita la contestazione al Palio di Siena fatta dal ministro Brambilla, un attacco diretto ad una manifestazione che affonda le sue radici nella nostra cultura e storia oltre che nella identità della intera città, che appassiona i senesi e milioni di turisti, e nella quale non si può dire che i cavalli vengano trattati male, anzi sono trattati meglio dei fantini…, dico un paradosso ma sostanzialmente è così.
Circhi, Palio e cos’altro?
Conosco poi anche troppo bene le operazioni di commando compiute dagli animalisti nella bassa modenese, che hanno distrutto le gabbie e fatto scappare i visoni dagli allevamenti contestando tutti i settori della pellicceria e del made in Italy. Li ascoltiamo spesso dire che “si devono vergognare le signore che indossano cadaveri di animali” come se invece indossare vestiti fatti coi derivati del petrolio non fosse dal punto di vista ambientale e delle vite umane ancora più oneroso. E poi gli attacchi agli allevamenti di conigli, il tema della crudeltà che deriverebbe dal castrare i maialini, che sembra un discorso poco importante ma se non si castrassero i maialini tutta la filiera italiana del prosciutto, compreso l’indotto di migliaia di aziende che producono ed esportano la qualità italiana, scomparirebbe. E poi l’attacco all’allevamento delle galline ovaiole ed altro.
Un ampio fronte di guerra.
Che mette a rischio ormai la sopravvivenza di milioni di aziende e nasce da una visione culturale che pone sullo stesso piano gli animali e gli uomini, cancellando ogni gerarchia, anzi mettendo al primo posto gli animali e i loro diritti. A me sembra incredibile non tanto che pochi animalisti sostengano queste tesi e si facciano propaganda, ma che tutti gli altri non facciano una riflessione comune. Se in Italia, nazione che invecchia, che ha bisogno di soldi per la sanità, per l’assistenza, per gli anziani, gli handicappati, per trovare lavoro ai giovani, buttiamo a mare tutto ciò che ha a che fare con le attività che vedono coinvolti gli animali, che futuro potremo mai avere? E come faremo a mantenere la qualità della vita che abbiamo raggiunto? Se l’Italia dovesse rimanere ostaggio dei tanti gruppi dei no (No Tav, no gas, no agli inceneritori, no agli allevamenti, no al Palio, no ai circhi, eccetera) non avrebbe futuro. Nel nostro Paese prima dello sviluppo economico l’età media di vita era 35 anni, milioni di persone sono dovute emigrare all’estero, c’era la pellagra, una miseria che si tagliava a fette, una mortalità infantile molto alta: vogliamo tornare indietro? Ecco perché credo si debbano coalizzare tutti quelli che, rispettando gli animali, non fanno dell’animalismo una religione e rifiutano quello che finisce per diventare uno spirito anti italiano.
Come spiega che certe posizioni di animalismo estremista trovano oggi in Parlamento dei sostegni così trasversali?
Perché sono di moda. L’onorevole Brambilla è spesso in televisione con i suoi cani in braccio e questo fa molto tendenza anche dal punto di vista emotivo. Eppure lei commercia salmoni, ci sono anche queste contraddizioni… Chi decide quali animali hanno diritti e quali no? Le zanzare, i pesci, i topi non hanno diritto di vivere? Chi redige la gerarchia? E le piante? E allora un animalista che volesse essere del tutto conseguente non dovrebbe vivere mangiando solo minerali? E tutti quelli che si stracciano le vesti per gli animali, non sono turbati dalla manipolazione dell’embrione umano, dall’aborto, eccetera? Così come fa molto effetto sentir dire a proposito dei circhi che è una crudeltà ammaestrare gli animali.
E lo è?
Perché, i cuccioli d’uomo, cioè i bambini, non vengono forse “ammaestrati”? Non devono fare i conti con un maestro fin dai tre anni di età? Se non vogliamo usare il termine ammaestrare, utilizziamo quello di educare ma la sostanza non cambia: i nostri bambini li mettiamo seduti in un banco, in una posizione anche scomoda, e per molti mesi l’anno li teniamo tutte le mattine all’interno di una scuola dove insegniamo loro determinati comportamenti. Un bambino preferirebbe forse giocare libero, ma i genitori in un certo senso lo “costringono” ad andare a scuola. Penso che la gente non andrebbe neanche in miniera a lavorare se potesse, o a fare i tanti lavori scomodi e pesanti che invece bisogna fare.
Che effetto le fa l’attivismo animalista dell’onorevole Brambilla, che condivide insieme a lei la militanza nel Pdl?
Già quando eravamo insieme al governo, ho detto chiaramente che non lo condividevo assolutamente. Lei ha contestato il Palio di Siena ed io sono andato al Palio di Siena. Però tengo a chiarire una cosa…
Dica.
Né il Pdl e nè il governo Berlusconi si sono mai sognati di assumere le posizioni dell’onorevole Brambilla, dicendo no al Palio, ai circhi o all’indotto economico che deriva dalla filiera dell’allevamento, della pellicceria e del made in Italy. Sono posizioni personali dell’onorevole Brambilla che non hanno mai coinvolto il Pdl o il governo.
L’Intergruppo animalista alla Camera è formato da diversi colleghi anche del suo partito.
E’ animato da giovani colleghi che sono piene di zelo in questa attività, salvo incorrere anche loro in infortuni demagogici.
Del tipo?
Quando hanno proposto una piccola tassa comunale per mantenere i canili, sono stati travolti dalle critiche e hanno fatto marcia indietro. Ma realisticamente, se vogliamo avere delle strutture nelle quali gli animali vengano raccolti e curati, occorre pensare anche alle risorse necessarie.
1-segue
Claudio Monti