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Già scolpito negli avori bizantini il successo dei Pellegrini

Mercoledì 15 dicembre 2010 al termine dell’udienza generale del Papa, i Fratelli Pellegrini si sono esibiti in una performance d’equilibrismo durata circa 10 minuti davanti al Santo Padre, il clero e circa settemila fedeli riuniti nell’aula Pio VI in Vaticano.
I quattro acrobati hanno dato vita a una sequenza di figure di mano a mano capaci di suscitare grande emozione per capacità tecnica e per l’estremo grado di difficoltà d’esecuzione, lasciando percepire fin dal primo momento che l’equilibrio perfetto esiste.
Vincitori dell’oro al Festival di Mosca il 6 giugno 2007 e del Clown d’Oro a Montecarlo il 27 gennaio 2008, Erdeo, Natale, Ivan e Andrea Pellegrini raggiungono con questa esibizione in Vaticano il massimo riconoscimento raggiungibile dopo una lunga carriera costellata di successi. Al contempo la Chiesa, offrendo il suo palco, permette di estendere il suo messaggio ecumenico all’intera categoria e si dimostra promotrice e protettrice di una delle discipline artistiche più antiche.
Fin dall’epoca romana antica infatti l’acrobazia era tenuta in grande considerazione e svolgeva una parte di rilievo nei programmi degli spettacoli pubblici. A quei tempi era il Console, magistrato di carica annuale, che aveva il compito di allestirli e che dal loro gradimento presso il pubblico riceveva consenso. Anastasio, console a Costantinopoli nel 517, fece scolpire nell’avorio i momenti più suggestivi degli spettacoli che aveva indetto. Dei suoi dittici eburnei ci rimane in particolare un frammento, conservato all’Hermitage di San Pietroburgo, che raffigura proprio un esercizio di acrobazia a terra.
Si tratta di salti in banchina per comporre una piramide umana, in cui la base è formata da tre forzuti che sorreggono un compagno tenuto a testa in giù. Difficile dire se quest’ultimo stia propellendo con le gambe il volteggio di due icariani o se serva da base per una complessa figura d’equilibrismo. Alla sinistra di questo gruppo si può notare che già un terzo uomo sta per essere lanciato, così come a destra si sta preparando il ricevitore al suo compito. Chiudono questa scena centrale al lato sinistro un giocoliere con sette palline e al lato destro un attore in abiti tragici, che sembra presentare lo spettacolo a un bambino.
Paragonando quest’ultimo oggetto antico al vivido spettacolo dei primi sembra proprio di aver avuto la fortuna di assistere a una meraviglia immortale ed eterna.
Guido Claudio Toresella

Guido Claudio Toresella è l’autore di una tesi magistrale (in Storia e Documentazione Storica, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Milano, a.a. 2008/2009) su Gli Spettacoli pubblici nella Tarda Antichità. Il lavoro è anche confluito nella recente pubblicazione (a cura di Alessandro Serena) L’acrobata. Quaderno di studi sulle arti circensi, edita da Cuem.

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