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di Dario Duranti

Questo articolo è parte del progetto Il circo italiano a Monte Carlo, che racconta i vincitori tricolore della più importante manifestazione circense al mondo. Scopri tutti i video, gli articoli e le interviste.

La famiglia Togni è legata a doppio filo al Festival di Monte Carlo. Tutto ebbe inizio quando una delegazione del Principato incontrò a Milano i rappresentanti dell’Ente Circhi per chiedere aiuto nella creazione del Festival. I direttori dei grandi complessi italiani non erano favorevoli a mandare i propri numeri, perché l’evento era programmato tra Natale e Capodanno, periodo caldo dell’anno, ma Enis Togni comprese la portata dell’iniziativa, garantendo al Principe supporto incondizionato. A quella prima edizione il Circo Americano partecipò con la cavalleria di 12 lipizzani di Bruno Togni, un gruppo di otto elefanti presentati da Rudy Enders e l’alta scuola dei Togni Junior, composta dai giovanissimi Gabriella, Elvit, Loris, Flavio Togni e Tommy Cardarelli. La gara era per categorie e l’Argento per i numeri equestri venne assegnato ad Emilien Bouglione (la cui famiglia quell’anno forniva le strutture). I Togni Jr. si videro compensati con due riconoscimenti speciali: il Trofeo Carrington e il Premio della Giuria Junior.

Il Principe Alberto e la Principessa Stéphanie premiano Flavio Togni col Clown d’Oro.

Un paio di anni dopo la collaborazione tra il Principato e i Togni divenne più stretta. Nel 1976 infatti Enis strinse un accordo per la fornitura delle strutture e la consulenza tecnica dello spettacolo. Oltre allo chapiteau, ogni inverno il Circo Americano inviava a Monaco anche il bar, la centrale elettrica, la biglietteria e l’elegante salone, realizzato per le riunioni della giuria, mentre un doppione di tutto rimaneva al circo. Per il primo anno, il Festival aveva i colori del Circo Americano, ma nel 1977 per alcune edizioni, sull’Espace di Fontvieille (nella sua prima collocazione, proprio a ridosso del mare) comparvero chapiteau della stessa forma, ma di colore bianco. I tendoni torneranno blu per qualche anno, fino al 1987 quando Enis propone al Principe la realizzazione di una tensostruttura permanente a quattro punte che da un lato risolve il problema di allestire e disallestire annualmente la location, e dall’altra dota il Principato di uno spazio polivalente molto performante. Una crescita e un miglioramento tecnologico per il Festival.

Flavio Togni omaggia la Principessa Stéphanie della sua frusta nel 1976. La Principessa Grace Kelly e il Principe Ranieri applaudono divertiti.

Vinte le resistenze iniziali, il Principe acconsente ed Enis dà mandato alla ditta Canobbio di realizzare la struttura che ancora oggi è la casa del Festival. A pochi giorni dall’inaugurazione, quando la copertura è già montata ma mancano le pareti laterali, una tromba d’aria fa esplodere la tenda. Il Festival viene rinviato di qualche settimana (slittando così dal mese di dicembre alla fine di gennaio) e a tempo record viene prodotta e installata una seconda tensostruttura. La collaborazione tecnica durerà fino al 1989 quando i Togni partono alla volta degli Usa per il biennio con Barnum. Negli anni sono stati coinvolti nella direzione di pista Willy, Andrea e Daniele Togni, Tommy Cardarelli e Edoardo Murillo che da collaboratore dei Togni divenne anche un importante consulente nell’organizzazione monegasca. Tommy Cardarelli, ancora oggi assistente alla direzione tecnica del Festival, vanta un primato condiviso con il solo Daris Huesca: era in gara alla prima edizione del Festival e vi lavora ancora oggi. Lo stesso vale per Daris (figlio del grande clown Nené) che con i fratelli prese parte all’edizione del 1974 con la troupe di bascula ed oggi è direttore di pista, con Enrico Caroli. L’edizione del 1976 fu la prima a cui Flavio partecipò da protagonista, alla guida dei 13 elefanti presentati nella grande pista ovale. Lavorava con i pachidermi da poco più di un anno, ma non con regolarità, si alternava con lo zio Willy, sostituendolo soprattutto in occasione dei matinée delle scuole o delle pomeridiane, anche se da tempo accudiva gli elefanti in scuderia. Fu una consacrazione. «Avevo solo 16 anni e mi trovavo a gareggiare con i più grandi artisti del mondo. Un’emozione grandissima. Vinsi il Premio della Giuria Junior e il Clown d’Argento, cosa che mi diede lo stimolo per impegnarmi a fare sempre meglio e a dare il massimo per puntare all’Oro». A consegnare l’Argento a Flavio fu una giovanissima Stéphanie, allora undicenne. Egli ebbe l’idea di regalarle la frusta che usava durante con gli elefanti e fu forse la prima volta che un artista premiato consegnava un proprio oggetto ai Principi durante la remise des prix.

I Togni Junior nel 1976.

L’occasione per dimostrare il proprio talento non tardò ad arrivare. Nel 1983 infatti Flavio torna al Festival, non più con un numero “ereditato” bensì con quattro diverse esibizioni di propria creazione. La struttura dello spettacolo al Circo Americano era piuttosto rigida (le cavallerie in libertà sulle tre piste, l’alta scuola e gli elefanti sulla remba, ossia il maneggio ovale) e non consentiva di inserire altri numeri di animali. Non era facile quindi per Flavio provare numeri nuovi per il Festival nel corso degli spettacoli quotidiani. Ma Flavio preparò un gruppo di sei elefanti indiani, un gruppo di 12 cavalli palomini e il gruppo misto composto da quattro cavalli e quattro elefanti che diventerà uno dei fiori all’occhiello nella sua carriera, al punto che dopo il Festival entrò poi nel programma dell’Americano per anni a venire. A circa dieci giorni dall’inizio del Festival Flavio ricevette una notizia dal padre che ebbe il sapore di una doccia fredda: «Da Monte Carlo mi han fatto sapere che è venuto meno un numero così ho concordato che oltre ai tre numeri previsti avresti portato una quarta esibizione. Puoi mettere insieme un altro numero di cavalli?». Come avveniva in questi casi, quella di Enis non era una domanda. Flavio non aveva scelta e si rimboccò le maniche per realizzare a tempo di record un nuovo numero di cavalli: «Avevamo rilevato un gruppo di sei cavalli pomellati Pinzgauer dal Circo Willy Hagenbeck. Per essere all’altezza della pista monegasca mi venne l’idea di presentarlo in sella ad un palomino, con un costume da cowboy. Nonostante dovessi provare anche gli altri tre numeri, trovai il tempo per selezionare dai dischi 33 giri le musiche, chiamare il maestro dell’orchestra perché preparasse le partiture e gli arrangiamenti, far realizzare i finimenti, arricchire il mio costume che avevo preso da quelli della parata e montare le routine. Sostanzialmente fu un debutto per tutti i quattro numeri perché non era stato possibile testarli davanti a un pubblico vero, nel corso dei nostri spettacoli». Anche in questo caso l’Oro è solo sfiorato. Il trofeo va alla cinese Li Liping e Flavio si deve accontentare del secondo Argento. La passione e la grinta non vengono scalfite da quella delusione, ma passeranno 15 anni prima di tornare nella pista di Fontvieille.

Flavio Togni presenta i suoi elefanti alla terza edizione del Festival.

L’occasione sarà la 22° edizione quando Flavio torna al Festival con due numeri: una libertà di 16 arabi (bianchi e marroni) e un gruppo di otto elefanti in due diverse versioni. Nello stesso programma figurano anche la famiglia di Alexis Gruss e Gerd Siemoneit-Barum. Sarà il terzo Argento della sua carriera e nonostante la cavalleria fosse davvero pregevole i due Ori andranno a troupe da Cina e Corea. Qui viene raggiunto un altro traguardo: l’unico artista ad aver vinto tre volte l’Argento. Accetterà la cosa con filosofia, prendendo atto che anche la famiglia Gruss se ne tornava a casa con un Argento. Nel 2006 Flavio prende parte all’indimenticabile edizione del giubileo, che vide sfilare, fuor di competizione, tutti gli artisti premiati nelle prime ventinove edizioni e ancora in attività. Per l’occasione presenta due diversi numeri di elefanti (tra cui la coreografia a luce fluorescente intitolata “elefanti farfalle”). Gli stessi elefanti saranno protagonisti della parata dallo chapiteau di Fontvieille al palazzo del Principe. Cinque anni dopo arriva l’agognato Clown d’Oro. Flavio porta al Festival ben quattro numeri: un gruppo di cinque elefanti, cinque tigri dal manto di colore diverso (due golden tabby, una bianca e due del Bengala), una combinazione di quattro cavalli e quattro cammelli, e una libertà di 12 elementi. Un traguardo personale, ma anche un premio al grande lavoro di squadra che per quell’occasione si compone anche di persone venute da lontano, come Walter Forgione, Hans Ludwig Suppmeier e Mark Gebel, figlio del mito Gunther Gebel Williams. Tante le soddisfazioni e un ricordo importante su tutti: «È stata l’unica volta che ho visto mio papà emozionato e che mi ha detto Bravo!».

Enis Togni e il figlio Flavio col Clown d’Argento (foto di Dario Duranti).

In questo straordinario percorso artistico la ciliegina, dopo l’Oro, è arrivata in occasione del quarantesimo Festival al quale Flavio è invitato a partecipare con una nuova cavalleria di 12 arabi (bianchi, neri e marroni). In occasione del galà finale corona, infatti, un altro sogno: condividere la pista con il maître écuyer Alexis Gruss. «Urs Pilz mi chiese se me la sarai sentita di lavorare con il signor Alexis. Gli risposi che ne sarei stato onorato. Non abbiamo avuto molto tempo per provare, ma non ce n’è stato bisogno. È stata un’emozione fortissima e un bellissimo ricordo di un grande uomo».