Intervista e servizio fotografico di Stefania Ciocca
La canadese Erika Lemay ha l’aplomb, il fisico, e la grazia della ballerina classica, infatti la danza è stata il suo primo amore, incontrato quando aveva quattro anni. Il circo arriva pochi anni dopo, quando ne ha undici, e da quel momento i binari scorrono paralleli, sebbene le influenze che l’una getta sull’altro siano tutt’altro che celate.
Ma non sono solo due splendide discipline che si miscelano a creare la magia, ci vuole il carattere, e Erika ne ha da vendere: traspare dalle sue creazioni e crea quello che si può definire uno stile inconfondibile.
All’età di tredici anni Erika Lemay parte per la sua prima tournée europea. Non è facile ritrovarsi da sola a un’età così giovane, e soprattutto in un mondo così particolare come quello dello spettacolo. Ma il sopracitato carattere la aiuta molto ad avere la testa sulle spalle, a impegnarsi, appassionarsi e a dare il meglio.
Oggi, a ventotto anni, può vantare un portfolio di esperienze di tutto rispetto, dai più importanti eventi legati a circo e nouveau cirque a quelli più mondani, passando anche per impegni cinematografici, ognuno di essi affrontato con passione, grazia e nitore. Le sue specialità sono i tessuti, il cerchio aereo, il verticalismo e l’equilibrismo, tutti adattati alla sua persona, tutti creati da lei stessa: “Per creare un numero ci vuole molto tempo. Si parte da un’idea ma poi bisogna lavorarci sempre, su ogni dettaglio, e per raggiungere la perfezione possono volerci anche cinque anni”. Quello che risulta dopo tutto questo lavoro e duro allenamento è una bianca poesia che si muove in armonia e grazia. E se si osserva bene, dalle piccole cose si notano la determinazione e la ferma forza di volontà: nel dettaglio di un controluce, nei capelli lasciati liberi, in una piccola mossa, anche soltanto nella punta del piede che si tende di scatto a ritmo con la musica.
La musica è un altro elemento fondamentale: “Quelle che utilizzo sono musiche originali create appositamente per i miei numeri in modo che io possa lavorare insieme a chi le realizza”. Anche qui una creazione che parte da zero, come la coreografia o come gli attrezzi che Erika utilizza per la sua danza in equilibrio sulle mani. Ogni giorno è una continua scoperta, un mettersi in gioco e reinventarsi sotto nuove forme. Mentre è in giro per il mondo per esibirsi e migliorarsi Erika sta lavorando a un suo prossimo progetto, ovvero una sorta di one woman show. Per ora è solo alla fase di creazione, ma sicuramente i germogli sbocceranno ben presto.
A proposito di creazione artistica: è il punto di partenza fondamentale, ma molto risiede anche nel rigore nella vita di tutti i giorni, dall’alimentazione all’allenamento: “Mi alleno nello studio di casa mia, soprattutto per quanto riguarda i numeri di verticalismo: sono quelli che richiedono più pratica e forza, mentre i numeri aerei mi vengono più naturali, sono un po’ come andare in bicicletta: non ci si dimentica mai!”.
Erika Lemay è stata guest star del Gran Gala du Cirque (una creazione di Funambolika, il festival di Pescara) ospite della rassegna Tener A Mente del Vittoriale, a Gardone Riviera. A proposito dei numeri aerei ci svela anche una piccola curiosità quando le chiediamo se non abbia paura a esibirsi tanto in alto: “Di solito mi alleno almeno a 10 metri d’altezza, mi trovo meglio e lo considero meno pericoloso, si ha più libertà di movimento”. Tanto per lasciare basiti tutti quelli che già, vedendola sul palco del Vittoriale, pensavano quanto fosse spericolata a esibirsi a tali altezze.
Ma lassù la testa non gira, neppure metaforicamente: Erika, nonostante i suoi impegni spesso di notevole rilievo, e che la portano ovunque nel mondo anche nel giro di una sola settimana, non è una persona che si è montata la testa, né rispetto alla sua posizione (è un’artista freelance per semplice scelta di libertà) né nei confronti degli altri. La fermezza non significa essere privi di umiltà: “Se ti monti la testa non vai da nessuna parte, sentirsi arrivati è l’inizio della fine! Io ogni giorno mi sento come se dovessi ricominciare da capo, c’è ancora molto da fare e da imparare”.
E quei momenti in cui si vorrebbe mollare tutto? Ci sono anche quelli, “ma sono passeggeri, vengono e se ne vanno subito, come capita a tutti: non mi sento sempre brava e perfetta tutti i giorni, ma si lavora. Mi piace mettere passione ed esprimerla in tutto in quello che faccio”.
E non c’è come la passione a condire quella miscela di grazia, tecnica, stile ed eleganza.