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Ennio Doris chiama un clown nel tempio del denaro

Patch Adams e Ennio Doris

 

“L’amore è una realtà universale anche se non la insegnano da nessuna parte, non ne parliamo mai e non ci pensiamo mai”. Lo ha detto Patch Adams, il medico che ha portato la terapia del sorriso e i nasi rossi dei clown fra i malati (lo abbiamo intervistato anche noi a Milano lo scorso marzo), davanti alla squadra al gran completo di Ennio Doris, presidente del potente gruppo Mediolanum. Uomini e donne solitamente abituati a maneggiare denaro e affari, conti bancari. Fra i diversi ospiti chiamati a declinare dinnanzi a questa platea termini come cambiamento, velocità, flessibilità, dinamicità, forza dell’amore, c’era anche Patch Adams, che ha raccolto applausi a non finire, addirittura standing ovation. “Quando abbiamo sentito parlare di lui per la prima volta, non era ben chiaro se fosse un medico che facesse il clown o un clown che facesse il medico. Poi l’ho incontrato ma il dubbio mi è rimasto”, così è stato presentato Patch Adams nel grande salone della Fiera di Rimini alle “truppe” di Doris in religioso silenzio. E perché proprio un clown? “Perché c’è bisogno di portare un’esperienza come questa nella carne delle persone. E così noi stasera vogliamo salire sulle spalle di un gigante, un grandissimo uomo”. Quella che segue è la riflessione di Ruggero Leonardi su questo evento….


Ma guarda un po’: il naso rosso del clown che si ficca nel tempio del denaro. E’ accaduto nei primi giorni di maggio in occasione del Family Banker Mediolanum svoltosi a Rimini.
Sul palco della Convention è intervenuto Patch Adams, il medico-clown divenuto famoso per aver introdotto nelle corsie d’ospedale la medicina del sorriso. In questa occasione, la sua terapia l’ha imposta al pubblico dei bancari applicando un naso rosso sulla faccia di Ennio Doris, presidente dell’istituto. Un piccolo gesto che – volendo – apre la stura a una voragine di aneddoti in materia di storia circense.

Bancari col naso rosso


Quante e quante volte la comicità del clown si è appuntata sul denaro, e soprattutto sulla mancanza del medesimo. Non c’è libro di circo che non rievochi lo scambio di battute della celebre coppia francese Footit-Chocolat. “Ho sete”, diceva l’auguste Chocolat, cui il fatto di essere negro accentuava l’aspetto di personaggio perennemente umiliato. “Avete denaro?”, chiedeva il clown bianco Footit, splendido e altezzoso nel suo costume di seta. “Non ne ho”, era la desolata risposta. “Allora, non avete sete”. Si tratta di un pezzo di antologia.

Il dottor clown in bicicletta all'interno della Fiera di Rimini


Ma a ben ricercare, il denaro nella storia dei nasi rossi si è sovente inserito – soprattutto a causa della sua mancanza – anche quando non c’era niente da ridere. A dare inizio a storie dolorose per assenza di denaro è stato colui che gli storici indicano come il primo di tutti i clown moderni, l’italo-inglese Joseph Grimaldi. La vita faticosissima condotta fin dai primi anni e forse una tara ereditaria (il padre era affetto da malattia luetica) avevano minato il suo fisico così da costringerlo ad abbandonare il lavoro molto presto. Negli anni del successo di soldi ne aveva guadagnati parecchi, ma negli anni tristi li aveva impiegati male. E il buffone pensionato, per vivere, aveva dovuto disfarsi anche delle cose che gli erano più care. C’è una sua curiosa lettera in versi, indirizzata all’arlecchino Tom Seller, in cui gli offre per 5 sterline “una cassa con due violini dal suono eccellente”. Quasi un testamento gli ultimi quattro versi della lettera: “Sempre più allieta il pubblico con canto, allegria e sorriso./Racconta vecchie storie, pensa al presente ma non scordare il passato./Sii felice e saggio per i rapidi passi del tempo./Per la morte sappi trovare, alla fine, una burla estrema”. Messaggio poetico ma anche triste, se si pensa che a scriverlo è l’antesignano di tutti i nasi rossi che al circo riescono ancora a farci ridere di antiche risate. Però il circo, miniera d’infinite occasioni d’allegria, ci fornisce pure esempi in cui il denaro diventa la “rivincita” del clown. E’ clamoroso il caso di James Guyon, che spese 600 scellini – la paga di una settimana – solo per il gusto di prendere a nolo tutte le carrozze che sostavano davanti al circo e poi godersi lo spettacolo della gente in uscita che correva speranzosa sotto la pioggia verso mezzi pubblici vuoti per sentirsi dire “spiacenti signori, sono già impegnati” e prendersi così una bella bagnata. La vita del vostro scrivente è costellata di libri che sarebbe bello dare alle stampe e invece, con l’aria che tira nell’editoria d’oggi, non vedranno la luce. La storia degli artisti di circo che talvolta sarebbero disposti a pagare di tasca loro pur di prendersi la rivincita su un pubblico becero e irriconoscente potrebbe non essere una cattiva idea. Non verrà scritta, ma un po’ mi dispiace.
Ruggero Leonardi

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