di Alessandro Serena
Il Natale non è sempre stato del circo. Passare le feste in famiglia e portare consorte, figli e nipoti sotto il tendone è una tradizione recente se paragonata all’età media delle discipline circensi. I giocolieri esistevano già ai tempi degli antichi egizi, ma non festeggiavano con Santa Klaus! Niente panettone o pacchi dono neppure per i volador aztechi o per gli acrobati cinesi. Del resto tutte le tradizioni natalizie sono confuse ed interpretate in modo strano. Basti pensare al vestito di Babbo Natale, in origine verde e divenuto bianco e rosso solo negli anni ’30 grazie all’intuizione della Coca-Cola che lo usò per una sua pubblicità appunto natalizia.
Eppure in tutta Europa il binomio circo feste di natale è collaudato e di successo da ormai parecchio tempo. Fra gli iniziatori dell’accoppiata possiamo annoverare il celebre imprenditore inglese Bertram Mills che, dagli anni Venti, con i figli Ciryl e Bernard, organizza presso l’Olympia di Londra spettacoli invernali che vedono riuniti, ogni anno, i migliori talenti circensi del mondo. Afferma così il Christmas Circus, tradizione che propone l’arte circense in un particolare periodo dell’anno. La tradizione è ripresa da Billy Smart, impresario di luna-park, il cui circo, fondato nel 1946 e caratterizzato dai numeri di animali e figurazioni a tema, diventa uno dei più popolari del Regno Unito e del mondo, grazie anche alla diffusione del mezzo televisivo. Negli anni Settanta l’imprenditore inventa, infatti, il circo natalizio televisivo divenendo celebre, appunto in tutto il mondo, con il suo Billy Smart Christmas Circus.
Forse è proprio il grande e planetario successo di questa iniziativa che afferma la tradizione. Da allora si delinea l’approccio alla formula, che si diffonde soprattutto in Europa. Il format è di solito condensato in una ricetta semplice e chiara: un fortissimo cast, presentato per un periodo limitato di tempo, in un ambiente confortevole con una massiccia campagna pubblicitaria. Questi ingredienti determinano quasi sempre un ottimo esito di solito crescente negli anni. La formula, infatti, permette un forte radicamento nella propria località, in contrasto, pensandoci bene, con la caratteristica errante del circo classico. Tanto che molto spesso sono imprenditori che non arrivano dal mondo della pista ad avviare nelle proprie città questo modello di impresa. Ovviamente come sempre accade la diffusione del modello è legata anche ad altre diffuse occorrenze, prima fra tutte lo sviluppo del Natale in genere come momento di maggior spesa pro capite delle famiglie europee, anche grazie all’introduzione, relativamente recente, della tredicesima, grazie alla quale la maggior parte delle spese si concentrano proprio sul finale dell’anno, avviata in Italia curiosamente negli stessi anni in cui Babbo Natale si vestiva di bianco e rosso nel mondo. Non si tratta di semplici coincidenze, ma della nascita e dello sviluppo, a volte eccessivo, del consumismo e della tendenza a concentrare tutte le spese a fine dicembre. E in quanto a consumo il binomio circo e Natale permette cifre da capogiro. Non esistono studi ufficiali, ma solo in Italia i tre principali circhi (Americano dei Togni, Medrano dei Casartelli e Moira Orfei, diretto da Walter Nones) possono ospitare in un mese circa 250 mila spettatori. A Stoccarda il solo Weltweihnachtscircus arriva a 120 mila. Il Price di Madrid fa più o meno lo stesso ma in un periodo più lungo, di circa due mesi. A Parigi il Cirque d’Hiver della famiglia Bouglione è nato come circo di Natale e oggi resta in scena (meglio, in pista) per quattro mesi. Del resto la capitale francese la fa da padrona con una quindicina di spettacoli di circo di ogni tipo. Le strutture stabili sembrano fatte apposta per ospitare questo formato, Amsterdam, Berlino, Budapest, Bucarest, Lisbona, Madrid, Parigi… Ed è da registrare il crescente successo del Circo Sociale. Insomma, a dire che in tutta Europa a Natale vanno al circo (classico, contemporaneo, sociale) una decina di milioni di spettatori non si sbaglia di molto.
Ma, per fortuna, il successo del circo non è legato solo a tendenze di mercato. Si tratta, in effetti e salvo poche eccezioni, dell’unico luogo e dell’unico spettacolo indicato a tutta la famiglia. Non, attenzione, uno spettacolo a cui i bambini costringono i genitori ad accompagnarli, ma davvero adatto a soddisfare i gusti di tutti. In questo mondo frenetico trovare due ore durante le quali tutti i famigliari si riuniscono per divertirsi non è facile. Ed è interessante notare come nonostante la crisi che magari durante l’anno fa calare gli incassi al botteghino, a Natale il circo resta sempre qualcosa di cui non privarsi, qualcosa da chiedere nelle letterine di Babbo Natale, anche a costo di incidere sulla tredicesima.