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Don Mazzi messo in croce dagli animalisti

Fanno discutere e provocano la levata di scudi delle associazioni animaliste le dichiarazioni di don Mazzi che sono limpide e quasi scontate: “Prima di cani e gatti ci sono le vite umane da salvare”. E detto da uno che da anni si occupa di diseredati con la comunità Exodus, e “ultimi”, dov’è lo scandalo? “Noi recuperiamo quei ragazzi che la società bolla come irrecuperabili. Aiutateci! Si incazzeranno gli animalisti, ma io dico quello che penso”, sono state le sue parole al settimanale Chi. “Mando avanti quaranta strutture in tutta Italia e sei nel mondo. Quest’anno i bilanci piangono”. Don Mazzi denuncia debiti per 2 milioni di euro, colpa dei servizi pubblici, che dovrebbero aiutare e invece non ci pagano dal 2004. “Dicono che non ci sono soldi. Si va avanti grazie ai finanziamenti dei privati. Mi verrebbe voglia di mollare tutto, ma la fede mi dà forza per continuare. Mandare avanti la baracca costa 450 mila euro al mese. E lo Stato dov’è? Siamo soli”.
La stampa amplifica la reazione (leggermente spropositata?) degli animalisti ma non si chiede nemmeno il motivo della loro uscita: non sarà che sulle donazioni sono particolarmente sensibili?
Dalla sua don Mazzi ha di certo l’insegnamento che proviene dalla tradizione della Chiesa, come spiegò bene mons. Agostino Marchetto, anche lui molto amato dall’opinione pubblica quando condannava i respingimenti degli immigrati e il pacchetto sicurezza del governo Berlusconi, ma del tutto censurato quando esprimeva opinioni controcorrente. Nella intervista che concesse al nostro giornale, ricordò cosa dice il Catechismo della Chiesa cattolica: “Mi pare giusto per un Vescovo richiamare il “Catechismo della Chiesa Cattolica” per trarne lumi, e specialmente i NN. 2415 e 2417. Nel primo si attesta, con ampia citazione di passi scritturistici, che “gli animali, come le piante e gli esseri inanimati, sono naturalmente destinati al bene comune dell’umanità passata, presente e futura”, mentre nel secondo numero citato si legge: “Dio ha affidato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine [l’uomo]. E’ dunque legittimo servirsi degli animali per provvedere al nutrimento o per confezionare indumenti. Possono essere addomesticati, perché aiutino l’uomo nei suoi lavori e anche a ricrearsi negli svaghi”. Questa ultima citazione, dello svago, ritengo possa applicarsi anche agli spettacoli circensi”. E poi: “… è contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita” (N. 2418) e raccomanda di non spendere per gli animali somme che dovrebbero prioritariamente soccorrere le miserie umane. Si può dunque amare gli animali anche se non bisognerebbe deviare verso di essi l’affetto dovuto solo alle persone”. L’ex segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti disse anche che “è giusto nutrire e curare cani e gatti, ma oggi si acquistano cibi molto costosi, addirittura “abiti” firmati, e anche questi sono segni di una mentalità distorta” e citando un famoso intervento della Civiltà Cattolica, aggiunse che “è comprensibile che ci si affezioni ad animali domestici che sanno essere compagni di vita, fedeli e affettuosi, forse più di certi parenti anche assai stretti; ma non è giusto fare di essi dei piccoli idoli, a cui si sacrificano beni che dovrebbero servire a soddisfare le necessità vitali di tante persone, in particolare di tanti bambini, che l’egoismo e lo spreco dei Paesi ricchi condannano a una morte atroce”. Nella omologazione generale della grande stampa su questo tema, si differenzia un giornale online abituato a farsi strada nel bailamme delle notizie in modo originale, Linkiesta, che si domanda: “E se avesse ragione don Mazzi?”
Corriere della Sera
La Stampa
Il Giornale