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Don Luciano Cantini ricorda Roberto Gerardi

Don Luciano Cantini
Don Luciano Cantini
Ho incontrato Roberto Gerardi qualche anno fa in provincia di Brescia, in Val Sabbia. La piazza era piccola e il circo ci stava stretto, le carovane erano sparse per le strade adiacenti. Roberto, uomo tranquillo, al suo lavoro, o meglio al suo mestiere, ci teneva tanto ed era dispiaciuto di non “essere messo bene”, con i mezzi sistemati alla meno peggio, avrebbe preferito farmi vedere il circo sistemato come si deve, più accogliente, anche per il pubblico. Ma così vanno le cose e bisogna accontentarsi; sono le persone che incontriamo che hanno valore, le cose sono uno strumento con i suoi limiti. Abbiamo chiacchierato un po’ interrotti dalle necessità dello spettacolo e da altri amici che vedendomi si erano fatti incontro.
Quando ho saputo quello che è accaduto mi è preso un moto interiore di rabbia, e il pensiero è saltato alle tante volte che stando ai cancelli ho subito l’assalto, perché di assalto si tratta, degli animalisti. Non hanno rispetto di nessuno, soprattutto dell’essere umano, e poi dicono di amare gli animali. Le famiglie con bambini sono preda facile perché arrivano a spaventare i piccoli che piangendo vogliono tornare a casa presi dalla paura, spesso sotto l’occhio dei tutori dell’ordine che non hanno strumenti d’intervento. Anche i mass media stanno a guardare, pendendo per la corrente che fa più comodo ed è politicamente più in voga. Avrebbero anche gli strumenti per fare indagini e reportage nel tentativo di raccontare una verità, ma questo non è conveniente.
Chi come Roberto ama il proprio mestiere, tramandato da generazioni, si trova immerso in un turbinio di sentimenti, soprattutto di rabbia per l’offesa subita, totalmente gratuita, che non è soltanto personale perché entra nel tessuto della storia della propria famiglia e ciò che si è subito in un momento rimbomba dentro e non lascia in pace.
Difronte ad un fanatismo di tipo religioso c’è poco da controbattere e le persone “normali” che provano a dialogare rimangono sconcertate perché non c’è spazio per parole oneste, neppure l’evidenza dei fatti è utile.
Ogni fanatismo crea chiusura, solitudine, tristezza … mi dispiace per loro.

Don Luciano Cantini