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Dentro lo chapiteau va in scena lo stupore

Tanti anni fa, intervenendo come ospite a una trasmissione radiofonica in cui si parlava anche di circo, dissi che nello chapiteau io vedevo la capanna in cui ogni volta rinasce il bambino, ottenendo gli apprezzamenti di un sacerdote che partecipava alla conversazione. In questa sede mi sento di riproporre oggi le parole di allora. Il bambino che per la prima volta si affaccia allo chapiteau, si guarda intorno con sorpresa. Perchè? Perchè scopre d’improvviso che il cielo si è fatto rotondo e vicino e si incanta alla visione di artisti che in questa semisfera tracciano nell’aria giochi diversi dal consueto. Così, senza saperlo, compie passi in avanti in quel processo educativo che è lo stupore, parola che andrebbe scritta con tutte le maiuscole. Colui che vive di domande sempre uguali e di sempre uguali risposte, come certa cultura onnivora oggi pretenderebbe, ha perso il dono dello stupore ed è vana cosa che vada al circo mentre, al contrario, gli si addice che ne parli male utilizzando ritualmente – il giornalismo italiano docet – la parola circo per definire circuiti di speciale cretinità. Il Pensiero Unico è con loro, e quindi nessuno li schioda. Ma sono poveri di spirito verso cui neppure il clima natalizio mi induce alla benevolenza.
Ruggero Leonardi

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