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di Alessandro Serena




Nella capitale della Mongolia l’artista italiano è la stella principale del Circus of the World, una grande produzione con un cast internazionale presentata su due piste. Alla Steppe Arena, un centro polifunzionale che attira decine di migliaia di spettatori.


Il circo continua ad essere lo specchio del mondo. Ulan Bator, è la capitale di una Nazione, la Mongolia, in grande sviluppo ma ancora con tante contraddizioni. Che si riverberano nel settore circense. La transizione fra il vecchio modello del Circo di Stato ed uno moderno di economia di mercato e aiuti ministeriali, da una dozzina d’anni vede fra i protagonisti principali il manager Erdene Nargui. Ex giocoliere, dinamico imprenditore di grandi spettacoli, ha deciso di concentrarsi su una produzione magnum dedicata ad artisti internazionali. Può sembrare ovvio per uno spettacolo circense classico, ma non è così da questo lato della via della seta. Da queste parti, infatti, si è sempre puntato piuttosto su programmi costituiti per lo più da artisti indigeni, ospitati, fino a qualche anno fa, nel bel circo stabile del centro della città, costruito negli anni Settanta sul modello di quello di Bucarest, quando la Mongolia era una delle nazioni del blocco socialista, molto influenzata dal modello sovietico.

Il circo stabile, come quasi sempre succede nelle grandi capitali, è stato solito ospitare tre o quattro produzioni all’anno. Di solito, appunto, attingendo al serbatoio autoctono anche con spettacoli a tema ispirati alle tradizioni locali. Qualche volta attivando scambi culturali con altre nazioni del blocco dell’Est, soprattutto con collettivi russi o compagnie acrobatiche cinesi o nordcoreane. Per questo motivo, quando Nargui ha iniziato a puntare su spettacoli di alta qualità con artisti provenienti da tutto il mondo è riuscito ad attirare l’attenzione degli spettatori che hanno potuto così negli anni applaudire talenti considerevoli. La produzione ha dapprima trovato la sua naturale sede proprio nello stabile. Ma da quando questo è stato privatizzato, si sta dedicando sempre più ad eventi di altro tipo (concerti, sport, etc.), finendo per trascurare le arti della pista e imponendo, per altro, costi sempre più alti.

Il Duo Grigorov

Il manager Erdene Nargui ha così deciso di spostarsi in altre strutture polivalenti. Ora lo show pare avere trovato la sua migliore collocazione alla Steppe Arena, un grande spazio capace di oltre 2.500 spettatori, nato per gli eventi sportivi (è dotato di un’ampia pista di ghiaccio). Per questo motivo la configurazione scelta è quella, di solito poco utilizzata, delle due piste. Quest’anno il cast è di livello alto con numeri abituati a circuiti rilevanti e capaci di aggiudicarsi premi importanti nei festival più significativi del settore.

Troupe Zaripov

Fra gli altri il numero di adagio al cerchio aereo degli ucraini Secret of my Soul (Duo Grigorov), Argento a Monte Carlo e scritture nelle maggiori case del mondo. Il trapezio volante dei Mayya, con un repertorio solido (che include il triplo) e la insolita presenza di una donna “catcher” a metà fra agile e porteur. La bascula tutta al femminile con nove atlete della Troupe Zaripov, in rappresentanza del Bolshoj di Mosca. Ma anche vari occidentali, fra i quali l’acrobata al monociclo (fino a 10 metri), Sebastian Videla o il giocoliere tedesco Claudius Specht. Presenti anche numeri equestri, di cani e di scimpanzè.

La comicità è stata affidata al nostro David Larible. Gestire l’arte della clownerie in uno spazio tanto vasto e dislocato in maniera così anomala sarebbe stata una sfida ardua per la maggior parte dei comici in circolazione, non per David. Il Clown dei Clown, come noto, ha sviluppato il suo repertorio proprio durante il lungo contratto con Ringling Bros. & Barnum and Bailey. Nelle grandi arene statunitensi dove le piste sono addirittura tre e gli spazi ancora maggiori, fino ad arrivare, ad esempio, ai 15.000 posti a sedere del Madison Square Garden di New York. Non c’è quindi da stupirsi se il “Marco Polo” della comicità è risultato vincente anche fino al termine della “via della seta”. Piuttosto lo stupore è stato constatare una volta di più quanto la sua comicità sia universale e finisca per essere estremamente efficace anche con una popolazione poco abituata a stelle internazionali della risata.

David Larible alla Steppe Arena

Lo spettacolo è stato incentrato su di lui, con il suo opening ormai classico, nel quale nei panni di uno stralunato spettatore viene invitato a sedersi ad un tavolino al centro dello spazio scenico e “costretto” a truccarsi e vestirsi da clown dagli altri artisti del cast, i quali ad uno ad uno, gli portano gli accessori come il naso rosso, gli scarponi, il classico cappello da The Kid di Chaplin. Durante lo spettacolo alcune fra le sue creazioni più efficaci. L’Acqua col bambino, una versione de I campanelli con la canzone L’italiano di Toto Cutugno (molto amata da queste parti). Poi I piatti, adatta ai grandi spazi, infine il grande classico, l’Opera. L’immagine dello spettacolo consisteva proprio nel faccione sorridente del clown, attorniato dagli altri artisti. La produzione, annunciata con grande battage pubblicitario con manifesti, schermi ledwall in tutta la città, e ovviamente social media, sta riscuotendo un grande esito con la sala sempre piena di pubblico in festa. Gli spettacoli si tengono solo nel week end, ma l’arena si riempie regolarmente. Una dinamica che da noi è sempre più difficile registrare. Marco Polo si era spinto fino a queste terre alla scoperta di un mondo nuovo e nuovi stimoli. Forse si potrebbe prendere ispirazione e cercare almeno di riflettere sui cambiamenti in atto nella nostra società.