Il clown è una figura retorica universale che non appartiene solo al mondo del circo ma più ampiamente a quello dell’arte e dello spettacolo, con interventi nel teatro, nel cinema, finanche nella televisione. Però di certo in pista e sotto il tendone trova una delle sue case più accoglienti. Per questo i clown spesso convivono con acrobati e ammaestratori dividendo con loro il momento dello spettacolo e la vita in generale. Abbiamo sentito il “Clown dei Clown” David Larible, attualmente in tour in Germania con il Zirkus Roncalli in merito ai recenti attacchi degli animalisti contro il Circo italiano.
Ha destato molto scalpore in Italia il caso della povera giraffa scappata da un circo e poi morta.
Per il mio lavoro viaggio in tutto il mondo e la sensibilità del pubblico verso gli animali in genere è aumentata ovunque. In particolare riguardo agli animali del circo. E’ comprensibile. In un settore che si ripromette di regalare al pubblico gioia e spensieratezza non deve essere neppure ipotizzabile che ciò accada tramite la sofferenza di un animale.
Molti circhi, in Italia e nel mondo, già da tempo hanno intrapreso la strada di una attenzione scrupolosa verso gli animali in ogni fase della loro vita nel circo. Se penso ad ammaestratori come Flavio Togni, Stefano Orfei Nones, Martin Lacey, Braian Casartelli, solo per fare alcuni esempi, è indubitabile che l’ammaestramento in dolcezza sia una delle ragioni principali del loro successo e dei riconoscimenti ottenuti. Sono però dell’idea che tutti i circhi in Italia debbano attrezzarsi sempre meglio non solo per rispettare le basilari leggi sanitarie e i moderni metodi di addestramento in dolcezza, ma anche per cercare di rendere felici i propri compagni di vita. Mi spiego meglio, io ho un piccolo cagnolino yorkshire che si chiama Toby. Non è sufficiente che io e la mia famiglia lo nutriamo, lo vacciniamo e lo portiamo a fare pipì. Sono dell’idea che si debba anche fargli sentire il nostro affetto. Cosa, per altro, che ci viene spontanea e dal cuore. Ed io posso esercitare la mia arte del far sorridere anche con lui. Ecco, deve essere così anche per gli animali conservati nei circhi. Un’attenzione ed un affetto incondizionati. A tal proposito ho saputo che l’Ente Nazionale Circhi si sta dotando di uno strumento in questo senso, un codice deontologico di autoregolamentazione che indica i criteri con i quali si devono curare gli animali. Ecco, questa è la strada da seguire. Ritengo che sia di primaria importanza.
Gli attacchi degli animalisti sono piuttosto duri.
In effetti la determinazione con la quale le associazioni animaliste più integraliste attaccano i circhi con animali è notevole. Ripeto, io sono fuori dall’Italia dove torno talvolta peraltro con dei tour teatrali di non lunghissima durata. Però vista da lontano la querelle è simile a certi talk show politici nei quali ci sono due leader che hanno posizioni contrapposte e non fanno alto che arroccarsi su queste. In generale credo che il muro contro muro non funzioni in nessun confronto e credo che sarebbe invece meglio affrontare l’argomento in maniera più aperta. Anche perché con la contrapposizione assoluta spesso si finisce per non conoscere davvero la realtà “avversaria”.
Tu sei in Germania e a Natale sarai in Olanda al prestigioso Teatro Carrè di Amsterdam. Qui in Italia la stampa parla di circo quasi sempre solo sulla cronaca.
Questo è un tema ancora più complesso. In altre nazioni i giornali dedicano pagine intere agli spettacoli circensi e lo spettatore medio quando va al circo sa cosa andrà a vedere. Si informa preventivamente sui protagonisti dello spettacolo e sulle loro caratteristiche. Da noi questo succedeva sino, forse, agli anni ’80, quando, per esempio, sul Corriere della Sera scriveva Massimo Alberini e prima di Natale veniva pubblicata un’intera pagina che raccontava dove si sarebbero trovati i circhi per dicembre e gennaio e quali spettacoli avrebbero presentato. Più di recente si è perso il contatto con le testate importanti, nonostante l’egregio lavoro di alcune penne eccellenti, come Roberto Bianchin su Repubblica, che sono però delle mosche bianche. Ecco, forse l’Ente Nazionale Circhi dovrebbe intervenire anche in questa direzione stimolando un interesse ancora maggiore verso lo spettacolo e l’arte circense.