Si scoprono così particolari del Festival (appena conclusa la 35esima edizione con l’Oro a Flavio Togni), sconosciuti ai più. Charlie Chaplin e Federico Fellini, ad esempio, furono invitati da Ranieri III a far parte della giuria della prima edizione, ma non aderirono, anche se non se ne conosce il motivo. Il regista de La Strada, I Clown ed altre pellicole dal sapore circense, non calcherà mai la scena del Festival di Monte Carlo, ma la sua anima aleggerà grazie ad un fuori programma. “Il presentatore Sergio ha finto di riconoscere fra il pubblico il vecchio clown (89 anni) Rolf Zavatta, che, tolta dalla tasca della giacca una minuscola cornetta, ha accennato al tema della Strada dicendo poi: ‘E’ un omaggio al nostro amico Fellini’.” Accade nel 1995, il Maestro è già passato a miglior vita da due anni.
C’è subito la ressa per assistere al prestigioso appuntamento: “Per cinque sere, e in occasione delle due ‘recite’ extra di fine anno, lo chapiteau da 2400 posti del Circo Bouglione si è dimostrato insufficiente per accogliere gli spettatori”. Flavio Togni ha soli 14 anni quando mette piede per la prima volta in quel Festival, ma l’esigente critico del Corriere ne dà un giudizio già positivo: “Molto bene per i Togni juniores (Flavio 14 anni, Elvit idem, Loris 15, la bellissima Gaby 16, Tony 17) promettente gruppo di alta scuola, attraenti, nei loro costumi messicani, sugli andalusi candidi o morelli”.
Sarà un tema ricorrente. “Nessuno chapiteau di circo può competere con quello di Montecarlo in un settore: il gran numero di signore ‘in lungo’ e di uomini in smoking. Merito di Grace, intervenuta al gala di chiusura del festival in abito nero e giacca ‘cinese’ trapunta di lamé d’oro, e del principe Ranieri. Sono loro ad aver fatto scoprire il circo a una certa alta società internazionale – dai grandi nomi agli attori ricchi e un po’ appassiti – che ha una delle sue ‘basi’ nella Costa Azzurra”.
Dalle cronache che Alberini invia in quegli anni alla testata per la quale scrive con arguzia e passione, è possibile ricostruire anche gli inizi del Festival e il ruolo centrale avuto dai direttori italiani e dal presidente dell’Ente Nazionale Circhi, Egidio Palmiri: “Il primo festival fu, praticamente, varato durante due lunghe riunioni all’hotel Michelangelo, a Milano, presenti gli organizzatori monegaschi, con alla testa il sindaco della città, e i direttori-proprietari dei nostri complessi maggiori, i Togni, gli Orfei, Casartelli, e il presidente dell’ente circhi Egidio Palmiri. A Monaco, si era in difficoltà: le date scelte dal principe, dal 26 al 30 dicembre, erano ritenute ‘impossibili’ dai maggiori circhi del mondo, decisi a non rinunziare ai loro numeri migliori, e per ben cinque giorni più quelli di viaggio, proprio nelle settimane di incassi più alti di tutto l’anno. I nostri si impegnarono, mandando attrazioni e animali. Ma non furono soddisfatti: la giuria, composta per la maggioranza di francesi, premiò soprattutto i connazionali (due premi sui quattro assegnati: altri tre ‘trofei’ rimasero sul tavolo, in mancanza di laureati) non dando nulla a Bruno Togni, uno dei più apprezzati presentatori di cavalli in libertà, e ‘riconoscendo’ il record mondiale di Fernanda Perris (165 volteggi all’anello, eseguiti nella serata finale), solo con la coppa di una rivista di categoria. Inoltre, cosa che suscitò commenti sfavorevoli, sia il presentatore dello spettacolo, il biondo Sergio, sia uno dei Bouglione, che avevano fornito lo chapiteau, quando ‘passava’ il numero ‘della famiglia’ invitavano il pubblico ad applaudire, trascurando gli altri”. Alberini non le mandava a dire. Con garbo e classe, appuntava tutto.
Prima di arrivare al “tendone” stabile, e dopo l’inizio francese, gli chapiteaux sono stati tutti made in Italy, da quello da 3500 posti “noleggiato dai fratelli Orfei anche in virtù dei colori della tenda, bianco e rosso, e cioè quelli di Monaco”, alla lunga presenza dei tendoni by Enis Togni, che riscuotono il gradimento massimo: “Il sindaco di Monaco lo ha detto alla conferenza stampa, lasciando un po’ perplessi i concorrenti stranieri: ‘Dell’organizzazione italiana siamo soddisfatti, da parte nostra si vuole continuare’. E anche questo è un successo per i nostri.”
Non si alza il sipario sulla festa di Monaco solo quando accadono tragedie. Succede tre volte (1982, 1986, 1991), mentre nel 77 i principi di Monaco non partecipano al ricevimento, “con cena alla paesana – torte di verdura, pollo e focacce – organizzato, dopo la premiazione, nel piccolo chapiteau di rappresentanza eretto a pochi metri dalla tenda degli spettacoli”. Il motivo di questa assenza, “che ha reso inutili gli abiti da sera di alcune centinaia di invitati”, Alberini lo racconta così: “La corte è in lutto per la morte, avvenuta a Parigi il 16 novembre scorso, della principessa Carlotta, madre di Ranieri. Sono mancate così le innocenti follie di Carolina e dei suoi fratelli, intervenuti alla festa l’anno scorso, mascherati da clown”.
Il Festival è arte, glamour, divertimento, spettacolo, ma anche business: “si è dimostrato anche un buon investimento turistico: lo chapiteau era completo quasi ogni sera, con prezzi che per il galà raggiungevano le 28 mila lire”. (Montecarlo capitale del circo, 15.12.1977).
Re indiscusso della rassegna, a fianco della regina da favola, è lui, il principe con la passione per la segatura. “Dice Benneweiss, dell’omonimo circo danese: ‘Conosco direttori di circo che si sentono sovrani, qui abbiamo un sovrano che si sente anche direttore‛.” Fulminante la pennellata che Massimo Alberini inframmezza ad una delle sue cronache nel 1979. Eccone un’altra: “Promotore e animatore dell’iniziativa, il principe Ranieri può essere soddisfatto. Anche perché (come ha osservato una spettatrice) mentre tutti i nonni del mondo portano i nipotini al circo, Ranieri III ai suoi, il circo lo porta in casa”.
Alberini è curioso e stupito come un bambino davanti allo spettacolo del circo. “Il vero vincitore dell’ottavo Festival del circo si chiama Adolf, ha circa 16 anni, pesa due quintali e mezzo, mangia dieci chili di pesce fresco al giorno. E’ una otaria – il pubblico la riconosce come foca – della Patagonia, allevata e addestrata da tre anni dal giovane Roby Gasser al quale, naturalmente, la giuria ha consegnato il Clown d’oro, la statuetta corrispondente al primo premio”. A proposito di ammaestramento di animali, il giornalista torna ogni volta che può, ben consapevole che il clima al riguardo stesse cambiando. Ma il commento la dice lunga sul suo pensiero a questo riguardo: “Si può dire, anche se ciò non dà un’idea esatta della comicità spontanea di questo grosso animale, che Adolf si comporta, nella realtà, come altre bestie riescono a fare solo nei disegni animati”. Ciò che solo al circo può accadere.
La bella Grace spezza il cuore del mondo intero quando, improvvisa, la morte la strappa al principe, alla vita e anche al circo. E’ la causa del primo stop forzato al festival dei festival, nel 1982. Alberini annota: “Grace era un personaggio di primissimo piano, anche in questa manifestazione. Se amasse realmente il circo, è difficile dirlo: ma la sua presenza, accanto al marito, era continua, e improntata a quel desiderio di partecipare attivamente alla vita monegasca che caratterizzava ogni sua azione. Per otto anni di seguito, e per cinque sere consecutive, il cerimoniale è stato identico: alle 20 e 35 una doppia fila di agenti formava un corridoio fra l’ingresso dello chapiteau e il palco centrale, e il piccolo corteo entrava, prendendo posto il principe, Grace, i figli – quelli saltuariamente – gli invitati, fra cui, immancabile, Cary Grant, qualche personalità, «decorata», da Ranieri con la sciarpa bianca e rossa, – la vendevano anche nei chioschi – souvenir del Festival.
Salta la manifestazione anche nell’86 e la ragione la spiega Alberini sin dal titolo del suo pezzo: Via col vento lo ‘chapiteau’ di Montecarlo. “Un’improvvisa bufera di vento ha spazzato la notte scorsa a Montecarlo lo chapiteau che era stato acquistato recentemente dal Comune e destinato ad ospitare il dodicesimo Festival internazionale del Circo fissato per il periodo dal 4 all’8 dicembre prossimo. L’enorme tendone di 5000 metri quadrati è volato via a pezzi, strappato e lacerato da quello che qualcuno, forse esagerando, ha definito ‘un tornado all’americana’.”
Il feeling con gli animali a Monte Carlo è perfetto. Ma Alberini allarga il tiro: “La buona intesa fra animali, al circo, è molto migliorata, negli ultimi decenni, grazie a diversi elementi. Anzitutto, il
reciproco senso di comprensione e di rispetto il ‘dresseur’ tende a convincere, a non spaventare (il metodo d’addestramento ‘in ferocia’ è dimenticato). Poi, cosa essenziale, quasi tutti gli Stati vietano cattura e commercio di bestie esotiche nate nel loro territorio, e così leoni, tigri, leopardi, persino elefanti, sono frutto di allevamenti, più o meno, ci perdonino i signori della giungla per questo accostamento, come i vitelli”.
Il terzo rinvio del Festival, nel 1991, è da addebitare “alla guerra del Golfo”. “Dopo alcune riunioni, il comitato organizzatore del Festival del circo di Montecarlo, presieduto dal principe Ranieri, ha deciso di annullare la sedicesima edizione di questo particolare ‘campionato’ che avrebbe dovuto andare in pista dal 31 gennaio al 4 febbraio. Il comunicato ufficiale, diffuso dopo l’ultima riunione, precisa che in base alla situazione internazionale e per misure di sicurezza e d’opportunità si è giunti alla decisione di annullare i cinque spettacoli previsti”, fa sapere Alberini con la sua solita precisione.
Claudio Monti