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Il circo dei fratelli Attilio ed Emidio Bellucci ha fatto parecchio parlare di sé quando si trovava a Sfax. Circo.it lo intervistò proprio mentre stava vivendo il momento di maggior pericolo. Per riportarlo in Italia si è mobilitato il ministero degli Esteri e alla fine tutto si è concluso per il meglio. Ma adesso che ha rimesso piede sullo Stivale continua a catalizzare l’attenzione, anche se per ragioni del tutto diverse: a pochi giorni di distanza dall’incidente che sul suolo inglese ha provocato la tragica fine dell’uomo proiettile, sotto il tendone dei Bellucci-Orfei il cannone spara ancora un famoso artista volante, e il pubblico resta con gli occhi sbarrati e la bocca aperta.
Ha fatto tappa ad Albarè di Costermano (dal 28 aprile al 2 maggio), in provincia di Verona, il circo che ha preso il nome di “Circus Bellucci più Mario Orfei” – perché figlio della collaborazione fra i Bellucci e Nando Orfei -, e con la sua carovana di artisti e divertimento accompagnerà i numerosi spettatori veronesi.
The show must go on è un refrain che questo complesso conosce bene, poiché arriva da una lunga turnèe all’estero durante la quale ha dovuto appunto fronteggiare un difficile momento di assedio a Sfax, in Tunisia, nello scorso gennaio (come ha raccontato anche a L’Arena di Verona in questi giorni).
“La situazione lavorativa per chi fa il nostro mestiere è molto cambiata rispetto al passato”. E’ proprio il direttore Attilio Bellucci a parlare: “Scegliamo di andare all’estero perché si lavora più facilmente. La difficoltà maggiore che incontriamo qui in Italia, oltre a reperire le piazze per gli spettacoli, è senza alcun dubbio la burocrazia. Servono tanti permessi: per gli animali, per i collaudi e persino per gli spazi”, e sorridendo ammette: “Non sono sufficienti le mie due segretarie!
Comunque, nonostante tutte le difficoltà, non rinuncerei mai al mio lavoro, abbiamo settanta dipendenti, tra i quali una trentina di artisti. Quello che proponiamo adesso è lo spettacolo estivo e dunque alcuni numeri li ho tolti per permettere agli artisti un po’ di riposo.”

Attilio Bellucci
Ad aprire le danze è proprio Attilio Bellucci con i suoi cavalli, che come in un balletto sulle musiche di Rossini incanta il pubblico e con un’ouverture così lo spettacolo parte col piede giusto.
Il cast è di respiro internazionale e questo a giudicare dai commenti di chi mi siede accanto crea un interesse ancora maggiore. Gli spettatori riconoscono anche il duro lavoro che sta dietro la realizzazione di uno spettacolo, applaudendo dunque non solo alla performance ma anche alla impegnativa preparazione.
Lo spettacolo si sposta in terra sud americana quando sulla pista appare in una nuvola di fumo di sigaro il giocoliere Alex Bass che mostra un susseguirsi di ritmi, a volte frenetici, con le sue sette palline in volo, a volte fluidi per far roteare i cappelli come in una milonga argentina.
Suspense quando a un lato dello chapiteau comincia ad innalzarsi una struttura congeniata per permettere l’esibizione dell’uomo proiettile. Dagli Stati Uniti arriva John Taylor che si lancia alla velocità di cento chilometri orari. Un numero esplosivo. Lo show fila via veloce e al termine non si può non incontrare questa figura d’altri tempi, che ogni sera scende nel buio del cannone ed esce qualche secondo dopo facendo venire i brividi a chi assiste all’exploit. “Lo faccio da quando avevo vent’anni, seguendo una tradizione di famiglia”, spiega a Circo.it. “Mio papà per primo, poi mio fratello e adesso tocca a me… ho tutta l’intenzione di continuare per molto tempo”. Ma come funziona un cannone che spara un essere umano? “E’ ad aria compressa, mi appoggio su di un carrello e subito dopo salto. Durante lo spettacolo quello che facciamo come coreografia è in realtà un modo per controllare che tutto sia perfetto”. Ma non è rischioso? “Bisogna essere precisi al millesimo, le angolazioni sia della macchina che la posizione del tappetto gonfiabile di atterraggio, devono essere perfette per permettere la buona riuscita del salto, un volo di 25 metri. Non sono ammessi sbagli”. Eppure se ne verificano. Taylor sa bene cosa è accaduto a Pasquetta ad un suo collega inglese, di soli 23 anni. Secondo la stampa il problema è derivato dal mal funzionamento della rete che avrebbe dovuto sostenere il suo atterraggio. “E’ un’eventualità che si può presentare”, risponde Taylor. “Ho visto il salto e mi sono accorto che lo sfortunato giovane nonostante fosse in volo aveva già realizzato la situazione. Lo si capisce dalla gestualità del corpo, perché c’è un punto subito dopo l’uscita dove si deve girare, come per compiere una parabola, e lì il corpo deve essere perfettamente bilanciato, mentre il suo non lo era già più”.
Bellucci propone uno spettacolo che ha tutti gli ingredienti del circo tradizionale, a partire dagli splendidi felini. Quando in pista si prepara la gabbia per l’ingresso delle tigri, dopo l’uomo proiettile la magia continua con l’altro fratello Bellucci, Emidio, che sembra giocare con questi felini leggeri ed eleganti ammaestrati in dolcezza.
Per chiudere lo spettacolo ritorna la tecnica in volo della giovane spagnola Nuria Rampin con i tessuti e il mano a mano dei fratelli Martis che coniugano perfettamente vigore e potenza con leggerezza e padronanza dei passaggi.
Cala il sipario, per tutti si torna a casa a riposare. Ma non per i Bellucci: “Adesso smontiamo tutto in un’ora e venti minuti”. Che suona un po’ come una sfida da record dei primati. “Mio papà per assicurarsi di mantenere questo ritmo, cambiava piazza ogni giorno.”
Le prossime tappe sono Arco (5-9 maggio), poi Rovereto (12-16 maggio) e Bolzano.
Silvia Rizzini