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Cristina Togni: l’Alta Scuola è donna

Cristina Togni fotografata da Andrea Giachi


Cristina Togni Magli, figlia d’arte, ha certamente ereditato la sua grande passione per i cavalli dal nonno Ferdinando e dalla mamma Adriana, splendida amazzone al circo di famiglia per oltre vent’anni. Esordisce a quattordici anni in un numero d’alta scuola su uno stallone andaluso. A sedici anni debutta in un numero di volanti con la troupe del Circo Americano finché alla fine del 1989, quando la famiglia di Enis Togni viene scritturata al Ringling Barnum & Bailey, rimane a Verona e si specializza presso l’Accademia d’Arte Circense nelle discipline aeree con l’insegnante Ronny Yarz e nel dressage di un gruppo di cavalli arabi in libertà con Rudy Enders. Nel frattempo addestra un suo cavallo lipizzano ed alla riapertura del Circo Americano nel 1992 entra in una pista laterale col numero dei cavalli in libertà, finché dieci anni fa Enis le assegna la prestigiosa pista centrale del suo Circo tra Flavio e Daniele Togni, mettendola in risalto quale artista che in questa disciplina coniuga bellezza e livello tecnico ai massimi livelli internazionali.

Cristina Togni (foto Martine Simon)


Da allora, con la parentesi di una stagione al Cirkus Scott in Svezia, è sempre stata ed è tuttora tra gli artisti protagonisti del Circo Americano, la sua vera casa.
Cristina è un’addestratrice sui generis. Ha un rapporto speciale con i suoi cavalli che sembrano divertirsi e affrontare con leggerezza il lavoro dando sempre una vivacità del tutto particolare al numero. Ma l’addestramento risulta essere tecnicamente completo ed è unicamente la simbiosi tra lei ed i suoi animali a creare un risultato di grande effetto.
Lei ha sicuramente ereditato dal nonno Ferdinando e dalla madre Adriana la sua passione per i cavalli. Sin da piccola si era immaginata di far diventare questa passione la sua occupazione oppure aveva preso in considerazione anche altri possibili mestieri?
Sin da piccola ho sperato di poter trasformare la mia passione in un’occupazione e per fortuna ci sono riuscita!
È mai stata affascinata da altre discipline circensi?
Oltre ai cavalli l’altra mia passione era il trapezio volante. Direi che i miei due sogni sono riuscita a realizzarli entrambi.
Lei ha esordito a 14 anni su uno stallone andaluso: frutto del caso o una scelta dettata da particolari motivazioni?
Ho scelto questa razza perché, per quanto riguarda l’alta scuola, gli andalusi sono i cavalli migliori.

Cristina Togni in uno scatto di Joe Oppedisano


Rimane tutt’oggi la sua razza preferita o ha cambiato idea durante gli anni di lavoro?
Parlando di Alta Scuola sì, resta la mia preferenza, mentre per quanto riguarda il numero dei cavalli in libertà, prediligo gli Arabi.
Ha un cavallo che preferisce in particolare?
È difficile scegliere, ce ne sono tanti. Ognuno ha una sua particolarità che lo rende diverso e unico rispetto agli altri. Ma devo ammettere che ce ne sono due o tre che hanno caratteristiche particolari, e che quindi prediligo rispetto agli altri.
Quali differenze ci sono, a livello di addestramento, tra i numeri dei cavalli in libertà e quelli di alta scuola?
Sostanzialmente la base è la stessa. Il cavallo ha degli esercizi di base che più o meno sono gli stessi per tutte le razze. Con i cavalli in libertà, ad un certo punto, si continua a lavorare da terra, al cavallo si toglie la longia e fa degli esercizi da solo. Per il cavallo di alta scuola il discorso è diverso. Deve imparare ad eseguire quello che tu gli hai insegnato a fare da terra mentre lo si sta cavalcando. La differenza maggiore sta proprio qui, non ne vedo altre così importanti.
A livello di tempistiche, ci sono differenze tra montare un numero di cavalli in libertà e uno di alta scuola?
Dipende ai cavalli, dal soggetto che ti trovi di fronte. Per l’esibizione dei cavalli d’alta scuola la preparazione dura circa un anno, per i cavalli in libertà occorre meno tempo.
Lei ha frequentato anche l’Accademia d’Arte Circense di Verona, com’è iniziata questa esperienza?
L’Accademia aprì nel 1988 appoggiandosi al quartiere invernale del nostro Circo, in via Germania. Hanno montato un tendone ed io ne ho approfittato per un certo periodo per effettuare le prove al trapezio, vista la presenza di un insegnante veramente valido. Mi sono appoggiata a loro per poter imparare al meglio insomma.
Per quale motivo ha deciso di dedicarsi anche alle discipline aeree?
Sin da quando ero piccola una delle mie ambizioni più grandi era quella di riuscire a salire sul trapezio. Quando i miei cugini provavano io rimanevo lì sotto a guardarli, quasi incantata. Capitava che, a volte, terminate le prove, mi dicessero di salire e provare. E io correvo come un fulmine e salivo sulla rete, sul trapezio… L’ho sempre fatto, sapevo che prima o poi, in un modo o nell’altro, quella mia passione si sarebbe trasformata in un vero e proprio lavoro. Non ho propriamente frequentato un corso, mi ci sono semplicemente infilata da piccola.
Come descriverebbe la sua esperienza al Circus Scott in Svezia?
Con una parola sola: bellissima! Sono stata veramente bene. I fratelli Bronett mi hanno sempre trattata come una di famiglia. Il loro era un circo che viaggiava e cambiava città ogni giorno. Potrà sembrare stancante o difficile come modo di vivere e di lavorare, ma in realtà era semplice. Si partiva la sera, lo spettacolo iniziava alle 19 e finiva alle 22. Poi si raccoglieva tutto e si ripartiva. Sono stata con loro per tre mesi, durante il periodo estivo, che tra l’altro è il periodo più semplice visto che già a fine agosto inizia a fare freddo. Era bello il continuo spostarsi, vedere ogni sera tanta gente… è stata una bella soddisfazione.
Ma quale è stata la motivazione che l’ha spinta a partire?
Mi hanno chiamato per il Festival delle Principesse, a cui partecipavano solo ragazze, ed io mi sono presentata con il numero dei cavalli in libertà. Terminato il festival mi hanno chiesto se volevo seguirli per fare la stagione e, visto che l’esperienza al festival era stata positiva, mi sono detta: perché no?. Il Circo Americano era chiuso in quel periodo, e di cose da fare, oltre alle prove, non ce n’erano, perciò li ho seguiti molto volentieri.
Maria Elena Zoli

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