di Salvatore Arnieri
Il Cirque du Soleil è tornato in Italia con una versione rinnovata del suo classico e più famoso spettacolo, Alegría, attirando una grande attenzione mediatica. Tra tradizione e innovazione, in questo articolo Salvatore Arnieri propone una disamina delle tecniche circensi portate in scena dal gruppo canadese.
Il Cirque du Soleil è tornato in Italia e, come da tradizione, non passa inosservato. Dopo il successo di Kurios nel 2023, la celebre compagnia canadese propone nuovamente una produzione sotto chapiteau, facendo tappa per oltre tre mesi nelle città di Roma, Milano e, per la prima volta, Trieste. Ed è proprio a Trieste che il grande chapiteau da 2.500 posti viene allestito nel pieno centro urbano, un segnale forte e simbolico. Si spera che questa presenza possa rappresentare un auspicio anche per i circhi italiani, che ogni giorno si trovano a lottare per ottenere spazi e concessioni, spesso relegati in aree periferiche lontane dal cuore delle città. Il protagonista di questo nuovo tour è Alegría in a New Light, rivisitazione moderna del celebre spettacolo debuttato nel 1994. Un successo planetario, nato dalla geniale regia del Maestro italo-belga Franco Dragone, figura chiave del rinnovamento circense contemporaneo. Dopo la chiusura della versione originale nel 2013, il Cirque ha deciso di riportare in vita Alegría nel 2019, ma in una versione trasformata. La nuova regia, firmata da Jean-Guy Legault, rilegge lo spettacolo con un’estetica più attuale, nuovi numeri e le musiche iconiche di René Dupéré rimaneggiate.
Grandi troupe e nomi noti
Tra gli elementi più interessanti di questa versione, spicca il numero d’apertura, definito nel programma semplicemente come “pali acrobatici”. Si tratta in realtà di una composizione acrobatica molto ricca che mescola tecniche diverse: banquine, esercizi di mano a mano e una forma particolare di barra russa. Questa scelta, oltre a essere scenograficamente coinvolgente, rappresenta anche un omaggio alla storia del circo, con richiami evidenti a repertori acrobatici ormai poco diffusi. A sostenere l’ossatura dello spettacolo ci sono altri due grandi numeri di troupe, uno di fast track – lunghi trampolini elastici su cui si presentano spettacolari serie di salti- ed uno di trapezio volante. Il primo è diventato fin dal 94 uno dei marchi di fabbrica di Alegría, grazie anche a un’astuta soluzione tecnica che consente ai trampolini di comparire dal sottopalco in pochi istanti, offrendo al pubblico un effetto scenico sorprendente che anticipa l’esplosione di energia e dinamismo del numero. In netto contrasto con l’adrenalina del fast track il trapezio volante dall’atmosfera sognante e delicata. Questa attrazione prende il posto dello storico numero di barre fisse e trapezio ideato da Valentin Gneuchev per la troupe Perzvoni anche questo tra i numeri iconici della prima versione dello spettacolo. Da notare la presenza nella troupe dei Tuniziani, già vincitori del Clown d’Oro nel 2020.
Tra passato e presente
Molti numeri della versione originale di Alegría sono stati ripresi, come la “danza dei coltelli infuocati” delle isole Samoa, il contorsionismo con hula hoop e il trapezio sincronizzato. Tuttavia, ciò che trent’anni fa rappresentava un’assoluta novità nel panorama circense mondiale, oggi è diventato canonico. Questo è un chiaro segno dell’impatto del Cirque du Soleil: l’aver trasformato discipline marginali, nuove o sconosciute in standard di riferimento globale, ma al contempo, si nota come l’originaria spinta alla scoperta e all’innovazione che ha segnato i primi anni della compagnia si sia molto affievolita a favore di numeri più accessibili e a performer facilmente intercambiabili. A tal proposito, vale la pena ricordare come uno dei primi a introdurre in Europa un numero di hula hoop fu proprio l’italiano Walter Nones, che portò nel nostro paese l’artista russa Marina Kordoban nel 1982 confermando come i grandi del circo italiano siano stati a loro modo innovatori e anticipatori di tendenze. Sul piano acrobatico, Alegría in a New Light mantiene uno standard elevato, anche se non eccelso. Più problematica, invece, è la componente comica: le entrate clownesche risultano deboli, ripetitive e prive di guizzi, lontane dalla forza evocativa dell’originale. Rimane, tuttavia, la storica nevicata creata da Slava Polunin, uno dei momenti più potenti dello spettacolo, che continua a incantare spettatori di ogni età.
In conclusione il ritorno in Italia del Cirque du Soleil con Alegría in a New Light è stato un evento culturale e artistico di grande rilevanza che ha confermato ancora una volta la popolarità del circo, offrendo migliaia di spettatori che spesso non frequentano i tendoni nazionali di riscoprire la bellezza e la meraviglia del circo, con l’auspicio che questo abbia riscontri positivi anche sui circhi italiani.