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Cirque d’Hiver, noblesse oblige

Febbraio 2012: viaggio a Parigi. E’ la mia prima esperienza nella capitale francese. Tra le tante motivazioni che mi hanno spinto a scegliere proprio quella come la mia meta, spicca l’aver saputo che proprio lì si trova uno dei circhi stabili più antichi e più belli d’Europa. Non so cosa aspettarmi da questo viaggio, ma appena salgo sull’aereo l’entusiasmo è alle stelle. Non vedo l’ora di vedere con i miei occhi il Cirque d’Hiver.
Riesco appena ad arrivare al centro della città e mi ritrovo circondata da cartelloni pubblicitari blu, su cui spicca il simpatico volto di Fumagalli. Capelli in piedi, sparati, sguardo vispo e furbo, in abito rosso e con una bacchetta da mago tra le mani mentre sovrasta una miniatura del circo, un clown bianco e quattro belve feroci. “Virtuose”, ecco il titolo dello spettacolo che, poco dopo, mi appresterò a vedere…
La strada che divide il mio hotel dal Boulevard du Temple, il famoso viale in cui un tempo si trovavano i Varietà di Parigi, sui cui lati si appostavano per i loro spettacoli saltimbanchi e giocolieri di ogni sorta, è davvero breve, ma comunque abbastanza per permettermi di immaginare a come doveva apparire una volta quel viale, oggi uguale a tanti altri, ma un tempo pieno di arte, cultura e immaginazione.
Il Cirque d’Hiver si trova circa a metà di questo viale e sin dall’esterno toglie il fiato!
Non avevo mai visto un circo stabile, in muratura, così grande, è un teatro a tutti gli effetti, un teatro per gli artisti circensi.
La fila per potervi accedere pare essere lunga, ma non appena riesco ad entrare alla biglietteria capisco che ne è valsa la pena. Mi sembra davvero di aver fatto un salto indietro nel tempo. Tutto appare elegante, ma allo stesso tempo accogliente e tutto richiama quella Parigi raffinata e signorile tipica dell’immaginario comune.
Una maschera, poi, mi ha accompagnato al mio posto. Finalmente posso guardarmi attorno con calma e rimango senza parole! Mi trovo in un vero e proprio teatro, con le poltroncine in velluto rosso, luci soffuse e l’orchestra che inizia a suonare. Quasi tutti i posti sono andati esauriti, i bambini presenti sono moltissimi, ci sono addirittura delle scolaresche. Rimango sconvolta dal modo in cui i francesi amano e tengono al circo rispetto a noi italiani. Da noi un circo del genere non potrebbe esistere, non avrebbe pubblico. Noi, che siamo considerati, nell’immaginario comune, come la patria del circo, non siamo in grado di capirlo e di apprezzarlo. Appena il tempo di queste tristi ed amare considerazioni e lo spettacolo prende il via.
Le luci si spengono e dai sotterranei appaiono, come magicamente, il direttore dello spettacolo, Michel Palmer, il clown bianco Alberto Caroli, il gruppo di ballerini, i Salto Dancers e i clown Darix e Fumagalli. Quest’ultimo è il vero mattatore dello spettacolo, capace di far ridere grandi e piccini, in grado di divertirsi e divertire. I tre clown torneranno in pista per tutto la durata dello show presentando gag più o meno famose, come quella della lotta sul ring o lo sketch di “ape dammi il miele”.

Alberto Caroli

Le gabbie attorno alla pista fanno, da subito, intuire che entro breve entreranno le bestie feroci. Ed in effetti, dopo qualche gag dei tre clown, entrano quattro tigri, accompagnate dalla domatrice Sandrine. Il numero offre allo spettatore l’opportunità di assistere ad un momento di rara complicità ed armonia tra l’uomo e le fiere che, viste così, appaiono tutt’altro che feroci.
Ma le tigri non sono gli unici animali a calcare la pista. Durante tutto lo spettacolo, infatti, ne vedrò davvero di tutti i colori, o meglio, di tutte le specie. Oltre a tre splendidi esemplari di cavalli arabi, guidati, nel numero di alta scuola, da Regina, Odette e Marion Buoglione, che si esibiscono in una performance carica di grazia e sensualità, calcano la pista anche tre maiali e quattro caprette, addestrati dai tre ”bimbi” della famiglia Bouglione, Valentino, Dimitri e Alessando, presentando un numero simpatico e divertente.

Fumagalli

Arriva poi il turno dei gatti. Una decina di felini bianchi invade la pista, seguendo le direttive di Vladislav e di sua moglie. Animali considerati indipendenti e capricciosi, mostrano in questo numero il loro lato più diligente, ma allo stesso tempo divertente, mentre eseguono con grazia ed eleganza quanto il loro ammaestratore gli chiede.
Gli ultimi animali a presentarsi al pubblico sono le colombe. Andrejs Fedorow è fenomenale nel dirigerle. Fa compiere loro movimenti e numeri che sono una meraviglia per gli occhi. La sua esibizione è precisa e delicata e quando il soffitto del circo si riempie di questi animali, simbolo universale di pace, amore e libertà, è un tripudio di applausi.

Andrejs Fedorow

Appena il tempo di riprendermi da questa meraviglia ed ecco che, davanti ai miei occhi, avvengono cose incredibili. Per la prima volta in vita mia ho l’opportunità e il privilegio di assistere a un numero di illusionismo. In un letto si corica un bel ragazzotto in pigiama, Marcel Kalivaart, ma poco dopo, appena il tempo di stropicciare le lenzuola a mo’ di Sandra Mondaini, ecco che dal letto esce una bellissima ragazza… Come è stato possibile tutto ciò? Non riesco a crederci, non riesco a capire. Ma poco importa. Il circo non è da capire. È da prendere per quello che è, per quello che mostra, senza capirne i meccanismi esterni. Tutto il numero di Kalivaart gioca sulle sue continue sparizioni e le seguenti apparizioni. Sono letteralmente senza parole.
Giusto il tempo per rendermi conto che tutto ciò che sto vivendo è reale e non un sogno che rimango sconvolta, per l’ennesima volta. Pierre Marchand giocola con il diablo in una maniera… diabolica. Eccezionale, non ci sono altri aggettivi per descriverlo. Coinvolgente la musica, le luci si spengono e accendono ad hoc, in modo da rendere la sua esibizione ancora più meravigliosa, qualora ne fosse necessario.

Pierre Marchand

Tutti gli artisti che si sono esibiti nell’arco delle due ore e mezza di spettacolo sono stati fenomenali. Oltre ai già citati, hanno calcato la pista il giocoliere François Borie, il trapezista Alain Alegria con un numero di assolo al trapezio, Marc Giely con la sua bicicletta e la sua splendida esibizione di follia acrobatica, il Trio Bokafi alla bascula, i trapezisti Neves, il Trio Laruss, acrobati che paiono giungere da un altro pianeta. Lasciano davvero senza fiato. Ho sempre immaginato che fossero così gli dei greci, possenti ma eleganti, forti ma, allo stesso tempo delicati e leggiadri.
Il Trio Boytsov si presenta in pista con un’esibizione originale e spettacolare alla sbarra russa. Il leder, Igor Boytsov, è considerato uno dei migliori volteggiatori di oggi, grazie alla sua eleganza e al suo carisma.
Ma il tempo è tiranno, si sa, e tutte le cose belle sono destinate a finire. Durante i saluti che gli artisti porgono al pubblico, mi accorgo di essere commossa e, in un certo senso anche triste. È necessario che mi risvegli da questo sogno ad occhi aperti.
Me ne vado dal Circo con aria sconsolata, e l’unica cosa a cui riesco a pensare è che ciò che si è palesato davanti ai miei occhi, quel giorno, in quel circo, non è né razionalmente spiegabile né ragionevolmente comprensibile, è semplicemente magia!
Maria Elena Zoli

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