Clamorosa la notizia che arriva dagli Stati Uniti. Per cercare di demolire il grande Ringling Bros. and Barnum & Bailey – forse sperando che mettendo in crisi il Circo per eccellenza a caduta sarebbero crollati tutti gli altri – gli animalisti americani, una lobby potentissima, avevano pagato il testimone eccellente: Tom Rider, l’ex inserviente da cui sono scaturite le accuse e le varie ‘campagne’ contro Ringling. Ma la Corte ha ritenuto “che il signor Tom Rider sia un querelante e testimone di fatti non credibile, pertanto la sua testimonianza non ha peso legale in merito alle questioni discusse, nella fattispecie le accuse relative alla sua legitimazione a citare in giudizio”.
La decisione del Tribunale – si legge in una nota della Feld Entertainment Inc. – “rafforza il fatto che la controversia costruita dai querelanti si basa sulla testimonianza non veritiera di un testimone che la Corte ha scoperto ricevere pagamenti per circa 190.000 dollari quale reddito a suo solo beneficio negli ultimi otto anni corrisposti da gruppi animalisti, dai loro avvocati e da un’entità controllata dagli stessi avvocati, the Wildlife Advocacy Project”. Inoltre, “la Corte ritiene che il Sig. Rider non abbia assistito al maltrattamento dell’elefante durante il suo impiego presso FEI oppure eventuali maltrattamenti a cui egli abbia assistito non abbiano inflitto ad esso lesioni estetiche o emotive”.
“Siamo soddisfatti della decisione della Corte perché si tratta di una vittoria per gli elefanti contro coloro i cui scopi, se perseguiti, potrebbero portare all’estinzione della specie” spiega Kenneth Feld, direttore esecutivo di Feld Entertainment. “Ora vogliamo concentrarci su quello che sappiamo fare meglio: fornire attenzioni e cure agli elefanti e proporre grandiosi spettacoli di intrattenimento per famiglie al nostro pubblico”.
La corte ha inoltre “ritenuto che la presenza continuata del Sig. Rider nella querela era un fattore motivante i pagamenti di cui era beneficiario, e che tali pagamenti rappresentavano un fattore motivante per il mantenimento del suo coinvolgimento nel caso”.
La corte ha, infine, respinto le istanze di altri querelanti nel caso “poiché le querele non hanno dimostrato una lesione fattuale, riconducibile alle azioni di FEI e che possano essere rettificate dalla Corte, tali querele non hanno legittimazione a citare in giudizio ai sensi dell’Articolo III della Costituzione degli Stati Uniti”.
Il Tribunale Federale di Washington D.C. ha così respinto l’istanza presentata oltre nove anni fa da gruppi animalisti che accusavano di pratiche illegali contro gli animali il circo Ringling Bros. and Barnum & Bailey, in tour in Europa per la prima volta nella sua storia lo scorso anno.
Una bella notizia, che fa festeggiare ancora meglio la Giornata mondiale del Circo che si avvicina (17 aprile) e che apre nuovi scenari sulle “battaglie” della lobby animalista.
Resta da aggiungere che Ringling fa scuola anche nel modo di comunicare il rispetto e la cura per gli animali impiegati nel circo, come insegna il suo bellissimo sito internet, in particolare alla voce “amazing animals”.