VOLPEDO – Primo cittadino di un Borgo che sembra una grande famiglia (ha 1298 abitanti), Giancarlo Filippo Pio Caldone negli ultimi giorni ha avuto l’onore delle cronache nazionali per quella sua lettera che ha messo sull’attenti l’ex magistrato Antonio Ingroia, reo di essersi appropriato del simbolo universalmente conosciuto di Volpedo, il Quarto Stato di Pellizza, che la toga scesa in politica ha sbattuto sul simbolo del suo nuovo partito, denominato “Rivoluzione Civile”, senza chiedere il permesso a nessuno. Scelta magari rivoluzionaria ma poco civile, secondo il battagliero sindaco socialista, che accusa Ingroia nientemeno di “utilizzo indebito della icona dipinta da Pellizza”.
“Un minimo di classe e di buona educazione consiglierebbe di comunicare e di informare il Comune di provenienza circa la volontà di utilizzare detto simbolo (lo fece addirittura l’On. Bettino Craxi!) anche se il Comune di Volpedo non è proprietario del quadro ma il Comune di Milano che lo acquistò tramite una sottoscrizione popolare”, ha scritto il sindaco a Ingroia. Informandolo che a Volpedo esiste una “Associazione (pellizza.it) formata esclusivamente da volontari di tutte le età e di tutte le ideologie politiche che dal 1995 gratuitamente, facendo sacrifici, dedicano il loro tempo all’apertura ad ingresso gratuito dei Musei Pellizziani, estate ed inverno, sabato e domenica, e che vive solo ed esclusivamente su donazioni e contributi di alcuni enti quali fondazioni bancarie ed enti locali vari. Allora mi è venuta in mente la seguente considerazione: il quadro non deve essere più un simbolo di movimenti o partiti politici ma patrimonio di tutta l’umanità, rappresentando tutti coloro che lo ammirano e lo apprezzano”. La querelle non si sa come andrà a finire: “Venerdì dovrebbe pronunciarsi il ministero dell’Interno, al quale mi sono rivolto”, spiega Caldone. Ma il magistrato si è fatto vivo? “Neanche un po’, silenzio, mentre alcuni dei suoi fans mi hanno insultato e dato del matto…”
La battaglia per difendere da affiliazioni partitiche l’opera di Giuseppe Pellizza da Volpedo (ingiustamente noto solo per aver messo su tela “l’ordinata massa di contadini in sciopero”, mentre fra le sue opere ci sono anche delicate passeggiate amorose, “mammine” e prati fioriti non meno densi di pathos degli scioperanti) non è l’unica ad animare l’impegno di Caldone, amministratore pubblico dal 1985, già vicesindaco e assessore, sindaco del piccolo Comune in provincia di Alessandria dal 2009, ma dal 95 anche con incarichi nell’amministrazione provinciale. Pochi conoscono la sua passione, quasi una devozione, per il circo e il luna park, che l’ha portato addirittura a fare vita da carovana per immedesimarsi meglio con gli usi e i costumi dei viaggiatori dello spettacolo.
“Sono nato e vissuto in questo paesino dove soprattutto in passato i piccoli circhi facevano sosta e chiedevano alla mia famiglia, di origini contadine, il permesso di allacciarsi in casa nostra alla corrente elettrica, cosa che abbiamo sempre concesso gratuitamente”, spiega.
Caldone ha vissuto o sentito narrare esperienze che l’hanno portato a contatto con la gente del viaggio, e che sono state per lui molto significative: “Mio nonno subito dopo la guerra strinse amicizia con dei rom di origini ungheresi che si erano accampati a Volpedo e nacque una bellissima storia. Arrivarono d’inverno, con una grande nevicata e avevano dei bellissimi cavalli. Mio nonno da prima li aiutò dando loro dei viveri, poi acquisto due cavalli, ma per la vergogna di farsi vedere dalla popolazione, a causa dei pregiudizi sugli zingari, andò a prendere i cavalli di notte. Fu così che tornando a casa si accorse di avere perso il portafoglio e sulle prime pensò: sono stati loro che me l’hanno rubato. Ma arrivato a pochi metri da casa, vide un’ombra, era il rom dal quale aveva acquistato i cavalli. Pensò: “Adesso oltre al portafoglio mi prendono anche i cavalli e poi mi fanno fuori”. Invece l’uomo gli andò incontro, lo tranquillizzò e gli restituì il portafoglio che mio padre aveva perso nella neve, dicendogli questa frase: “Caro signor Caldone, io l’ho seguita da quando lei è uscita dall’accampamento perché se fosse successo qualcosa, la colpa l’avrebbero data sicuramente a noi”. E quando se ne andarono da Volpedo regalarono a mio nonno una cosa che conservo gelosamente: una piccola acquasantiera della santa venerata dal popolo rom nella Camargue”.
Ma la storia di amicizia fra Caldone e la gente del circo è costellata di volti e legami: “Coi piccoli circhi e con i giostrai ho vissuto per alcuni periodi anche in maniera molto ravvicinata, condividendo le loro carovane, nel senso che ho proprio abitato insieme a loro, così è nato il mio amore per il circo e per le giostre”. Conosce molto bene alcune famiglie, come quella di Triberti e di Mike Togni e il sindaco di Volpedo sta anche pensando di iscriversi al Club Amici del Circo presieduto da Francesco Mocellin, per restare continuamente in contatto con gli amici del circo.
“Come amministratore comunale ho sempre accolto con molto piacere i piccoli circhi nel mio comune e per la festa patronale gli spettacoli che vengono fatti nelle scuole vedono spesso la presenza di artisti del circo perché desidero che questa tradizione non si perda ed anzi venga coltivata”, aggiunge il sindaco.
Cosa pensa Giancarlo Filippo Pio Caldone di quei sindaci che invece respingono i circhi, magari con la motivazione che non intendono ospitare gli spettacoli con animali? “Non lo condivido assolutamente, gli animali nei circhi sono una presenza naturale e i circensi mettono tutte le attenzioni possibili per garantire agli animali le migliori condizioni. Purtroppo, però, alcuni sindaci si fanno belli con queste battaglie animaliste senza sapere nemmeno cosa sia un circo”.
E’ un socialista il sindaco di Volpedo, ed è molto soddisfatto quando viene a sapere che anche Bettino Craxi apprezzava molto il circo ed ha intrattenuto rapporti di reciproca stima con l’Ente Nazionale Circhi. “Lei mi fa una graditissima rivelazione su Craxi, non lo sapevo, mentre ero al corrente del forte legame di Andreotti col circo. L’arte circense – conclude – ha un valore infinito, è antichissima, è stata la prima forma di spettacolo dal vivo e fa divertire i vecchi e i bambini”.
Claudio Monti