Ma che belli i tempi che ricordo io. Arrivava, a Milano, il circo importante, di quelli che potevano fare sosta in città anche per due o tre mesi, e subito sul Corriere della Sera potevi leggere un articolo serio, documentato, grazie al quale ci si poteva poi recare allo spettacolo sapendo in qualche misura a che cosa si andava incontro. Già, ma allora a scrivere di circo con cognizione di causa era un certo Massimo Alberini, che ti poteva spiegare come questo o quell’ esercizio lui lo avesse visto fare a Las Vegas o a Mosca e quali fossero gli approcci e le differenze di esecuzione. Un collega e amico di cui mi onoro di essere stato discepolo in circo. E adesso invece mi capita di leggere, sullo stesso quotidiano datato venerdi 5 ottobre, l’annuncio dell’arrivo del Circo di Mosca gestito dai Rossante – di cui mi era accaduto di recensire lo spettacolo su Circo in occasione della precedente sosta a Milano – in chiave ben diversa rispetto ai bei tempi del Corriere di Alberini. Il titolo, infatti, non sottolinea che è tornato quel circo a Milano ma la battaglia che gli animalisti si preparano a scatenare e per i quali l’articolista, evidentemente, fa il tifo. In parole povere, a fare notizia non è il ritorno di un circo di buona consistenza su una piazza che ne era digiuna da tempo, ma l’avidità felina con cui questi verdi milanesi (e non milanesi) possono sfogare i propri istinti. E vada pure in malora una compagine che, come tutti noi in questi tempi, vive la battaglia quotidiana di fare campar la vita a tanta gente e a tanti animali.
Ma questa è la moda, compagni. E chissenefrega del resto.
Ruggero Leonardi