Sono seduta in attesa dell’inizio dello spettacolo. Ultimo show a Tor di Quinto per il Circo Acquatico della famiglia Zoppis. Il mondo del mare non smette di affascinare, ma scelgo di recarmi allo spettacolo tabula rasa. Unica informazione: ha replicato con successo altre due settimane dopo essere già stato a Roma a gennaio, all’Eur, e Ladispoli sarà la tappa successiva.


Assisto ad una serie di numeri acrobatici di alta qualità, dal contorsionismo alla giocoleria, alternati a coreografie danzate e siparietti del nostro protagonista, unico essere umano tra gli esseri marini, che si esibisce assieme ad un particolare clown bianco/pesce che gli fa da spalla. Il tutto è realizzato con un comune denominatore, peculiare di questo show: trucco e costumi, coloratissimi e curati fin nei minimi dettagli, degni di un cartone animato in 3D.
Particolarmente spettacolare il numero del trio di acrobati con la trave elastica, che ricorda la ginnastica artistica, ma una ginnasta potrebbe andare in crisi se la trave sotto di lei, unico punto di riferimento, non fosse ferma lì, ma si spostasse a seconda dei suoi movimenti mentre è impegnata ad eseguire i salti mortali in aria.

Dal basso si nota che la parte inferiore della pedana che è salita fin sotto la cupola del tendone ha le sembianze di uno scoglio, che si accorda perfettamente al fondale e a tutta l’elaborata scenografia.
I numeri vengono adattati al contesto acquatico: la sinuosa acrobata/conchiglia sul cerchio si dondola sotto la pioggia, il nastro diventa una rete all’interno della quale un’atletica pesciolina si contorce, e la moto d’acqua gira intorno alla pista centrale, dentro l’acqua, con una struttura sulla quale si esibiscono tre acrobate sottoforma di cavallucci marini.

Heidi, è impossibile non pensare alle atmosfere della Disney, della Sirenetta, per i costumi, le musiche, la personificazione degli animali marini. Come è nata l’idea dello spettacolo?
E’ nata due anni e mezzo fa, abbiamo debuttato a Placa Monumental a Barcellona e stiamo facendo un tour europeo. C’è stato un anno di lavoro prima. Io ho ideato l’atmosfera, i colori, la stranezza dei costumi per attrarre i più piccoli, ma allo stesso tempo con l’intento di creare qualità per i più grandi. Abbiamo affidato il lavoro ad un direttore artistico, Habel Martin, ma anche a dei costumisti argentini che risiedono a Barcellona, ad un light designer, a degli scenografi, insomma, c’è stato un vero pool di esperti che ha collaborato. Il messaggio dello spettacolo è che l’amicizia non ha confini. Il pagliaccio vive con gli esseri marini e impara a rispettarli.

Oggi ho un ruolo manageriale, ma era quasi meno pericoloso salire sul trapezio, almeno c’era la rete (sorride, ndr). Nel fare l’imprenditore circense oggi la rete non c’è. La difficoltà sta nella concorrenza, non solo dei numerosi spettacoli in giro sulla piazza italiana, ma anche delle nuove tecnologie e dalle forme di spettacolo offerte da Internet. Ci vuole equilibrio tra ciò che piace al pubblico, ciò che piace a te che lo fai e ciò che piace a chi di questo genere di spettacoli se ne intende.
“Siamo contrari al pregiudizio che al circo ci debbano essere per forza gli animali. Ma pubblicizzare il fatto che non ci siano sarebbe stato conferire a questo fatto un’accezione positiva, e di conseguenza contrapporsi a chi invece li utilizza nello spettacolo. Quindi abbiamo scelto di non far passare questo messaggio come cavallo di battaglia, per correttezza e rispetto ai nostri colleghi”.

Chiacchierando nell’ufficio di Heidi di circo tradizionale e contemporaneo, di spettacoli europei e italiani, non mi accorgo che sono quasi le dieci di sera, meglio lasciare la famiglia Zoppis al lavoro che li aspetta per smontare la struttura.
Alessandra Borella


