E’ il piatto ricco dell’ultimo numero della rivista Circo, quello di giugno. Due sentenze scrivono un’altra storia rispetto a quella che l’animalismo fanatico vorrebbe accreditare come “la verità”. La prima è del Tar dell’Emilia Romagna, che ha cancellato il divieto agli spettacoli con animali che era stato introdotto dal Comune di Bologna. La sentenza continua la lunga serie di quelle favorevoli ai circhi, ma stavolta ha un valore doppio anche per l’importanza del Comune. La seconda arriva da oltre oceano e riguarda la storica vittoria di Ringling contro alcune delle più potenti associazioni animaliste americane, sbugiardate e messe a nudo nei loro metodi scorretti e costrette a pagare una cifra stratosferica al circo di Kenneth Feld: 25 milioni di dollari a titolo di risarcimento.
A seguire le parole che Philippe Daverio ha pronunciato sul circo e sugli animali che vivono sotto ai tendoni: “Un intellettuale dalla parte del circo”, di Claudio Monti.
Stefania Ciocca ha intervistato Ingrid Casartelli e ne esce un ritratto della donna, dell’artista, della famiglia e dei valori che pulsano nel mondo del circo.
Oltre alle “notizie sparse dal mondo” a cura di Flavio Michi, la rivista lancia (con un articolo di Alessandro Serena) la seconda Giornata professionale del circo, in programma il prossimo dieci luglio per i complessi associati all’Ente Nazionale Circhi.
Per la serie “ammaestratori italiani”, Francesco Mocellin si occupa di Perla Bortolussi, che da bimba cresce nel circo di Nando Orfei dove cresce anche il suo amore per gli animali. Dapprincipio il grande slancio verso i cavalli, con i quali raccoglie le prime soddisfazioni. Poi il grande passo verso l’ammaestramento di felini, suoi attuali compagni di lavoro.
Lo storico di sport, Marco Martini, ripercorre attraverso gustosi aneddoti e interessanti osservazioni ed analisi di documenti storici, il rapporto stretto fra le discipline sportive e quelle circensi. Non solo dal punto di vista tecnico ma anche da quello imprenditoriale e di “richiamo” per le masse. Due settori con molti punti in comune, che ora con la presidenza Buccioni potrebbero tornare a dialogare.
Infine Antonio Giarola, con una ricerca tra i documenti del CEDAC, scopre nomi e modalità di alcuni complessi circensi poco conosciuti che hanno agito nei principali teatri italiani tra le due guerre, prima che l’autarchia del ventennio fascista “suggerisse” l’uso di nomi nostrani. Un uso che forse sarebbe bene ora riprendere visto l’eccesso di nomi stranieri.