Far capire ai lavoratori dello spettacolo viaggiante che la Chiesa non li ha abbandonati, anche se oggi sono spesso costretti a vivere in condizioni di marginalità. E’ questo uno dei motivi dell’udienza che Benedetto XVI concede, questa mattina, a circa 7 mila tra circensi, fieranti, artisti di strada, bande musicali e madonnari, provenienti da numerosi Paesi europei, ma anche dalla Russia e dagli Stati Uniti. L’udienza è il momento culminante di un pellegrinaggio cominciato ieri con una celebrazione eucaristica nella Basilica Vaticana e uno spettacolo in Piazza del Popolo. Nelle due giornate sono allestiti in Piazza San Pietro tre simboli dello spettacolo viaggiante, una giostra, un tendone da circo e un teatrino di burattini. Ma come nasce l’occasione di questa udienza? Fabio Colagrande lo ha chiesto al cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti che lo ha organizzato:
R. – Il desiderio di essere ricevuti dal Santo Padre è maturato lo scorso anno, dopo l’udienza che il Pontefice ha concesso al mondo degli zingari, con i quali lo spettacolo viaggiante ha in comune l’esistenza itinerante. Alcuni rappresentanti di associazioni circensi hanno allora rivolto una domanda in tal senso al nostro Pontificio Consiglio. Ho risposto con entusiasmo, non solo per accontentare la loro richiesta, ma anche per far conoscere al Santo Padre la complessa realtà di questo mondo speciale e il ruolo che esso può svolgere nella nuova evangelizzazione. Anche la loro adesione è stata corale, tanto che attendiamo la partecipazione di oltre 7 mila persone, tra professionisti del circo, esercenti di luna park e delle fiere, artisti di strada, madonnari e burattinai, componenti di bande musicali e di gruppi folcloristici, provenienti dall’Europa, fin dalla Russia, dagli Stati Uniti e naturalmente in maggioranza dall’Italia.
D. – Quali sono le problematiche pastorali più attuali che riguardano i lavoratori e gli artisti dello spettacolo viaggiante?
R. – Anche in questo ambito la crisi economica fa sentire il suo peso e ha portato un calo dei visitatori, degli spettatori, un aumento dei costi delle attrezzature, di gestione e di affitto delle aree di sosta. Inoltre, gli spostamenti da una nazione all’altra sono resi più difficili dalle nuove norme di sicurezza più restrittive. A questi nuovi problemi si aggiungono quelli propri al loro stile di vita, caratterizzato da costanti spostamenti da una città all’altra, che genera provvisorietà, non consente di legarsi ad alcun luogo e crea difficoltà anche alla scolarizzazione dei figli. Il circo, per esempio, in media cambia luogo ogni settimana. Non di rado, nelle aree in cui sostano, sorgono difficoltà con la popolazione residente, e a volte anche con le autorità, per occupazione di suolo pubblico e disturbo alla quiete. La Chiesa è vicina alla famiglia dello spettacolo viaggiante per sostenerla e incoraggiarla nel suo cammino.
D. – Il titolo di un vostro convegno del 2010 definiva i Circhi e i Luna Park: ‘cattedrali’ di fede e tradizione, segni di speranza in un mondo globalizzato’. Cosa significa?
R. – È vero, il tema di quel Congresso era molto forte: “Circhi e Luna park: ‘cattedrali’ di fede e tradizione, segni di speranza in un mondo globalizzato”. Posso dire che era stato scelto dai direttori nazionali che hanno usato questa metafora per sottolineare come sotto i tendoni del circo e nell’ambito delle feste, delle sagre, si possono comunicare agli altri le verità della fede e la bellezza della vita vissuta in comunione con Dio e nella preghiera. Spesso ciò avviene nel corso degli spettacoli in cui si trasmettono messaggi di serenità e di solidarietà con l’offerta di occasioni di sano divertimento. E la cattedrale è il luogo per eccellenza dell’incontro dell’uomo con Dio e con i fratelli, ove si cresce nella fede. Inoltre, l’arte dei fieranti e l’abilità professionale dei circensi possono essere canali per trasmettere il Vangelo e per testimoniare la bontà di Dio. La famiglia ne è il primo vettore, dove fondamentale è il ruolo della donna per l’educazione scolastica e religiosa dei figli.
D. – In questi anni di attività come presidente del Dicastero dei migranti ha avuto modo di conoscere la gente del circo, che impressione ne ha ricavato?
R. – Prima di assumere la guida del Pontificio Consiglio avevo poca familiarità con il mondo dello spettacolo viaggiante. Poi, per motivi d’ufficio, ho incontrato alcune persone impegnate nel settore e ho potuto conoscere la realtà del circo e della fiera in occasione dei congressi organizzati dal Dicastero. Ho così avuto modo di apprendere sulle loro condizioni di vita, le attività lavorative, la loro identità, le difficoltà che incontrano durante i loro spostamenti e l’emarginazione di cui spesso sono vittime. Ciò che mi ha particolarmente toccato è il loro spiccato senso dell’accoglienza e la serena convivenza che esiste al loro interno fra persone di diverse culture e religioni. Apprezzo molto il valore che danno alla famiglia, l’amore per gli anziani, il senso dell’amicizia, la solidarietà e la dedizione al lavoro. Questa udienza è anche segno del loro forte senso di religiosità.
D. – Quali ricordi personali ha del circo e c’è una figura artistica che predilige tra le diverse del mondo circense?
R. – I miei ricordi legati al Circo sono di gioia e vivacità. L’arrivo del Circo era una festa, uno spettacolo per tutti da non perdere. Mi vengono in mente gli occhi spalancati dei bambini, incantati di fronte alla perfezione atletica degli acrobati, al ritmo della musica, agli esercizi degli animali con i domatori, alla burla delle comiche, ai colori e alle luci. Il tutto è frutto di esercizio e di fatica, un insieme di bravura e di abilità. Dallo spettacolo viaggiante c’è molto da imparare, esso offre possibilità di aggregazione, di svago, di sana competizione, risveglia in ognuno il desiderio di mettersi in gioco. Un pensiero va anche al clown, alla sua comicità e goffaggine, all’apparente spensieratezza e alla sua grande capacità di coinvolgere il pubblico. Il clown mira a trasmettere un messaggio indirizzato a sollevare lo spettatore dai suoi problemi quotidiani per farlo spaziare nella fantasia e nel gioco.