Pubblichiamo la replica del presidente Enc, Antonio Buccioni, appena inviata al Garante degli animali del Comune di Milano. Le puntate precedenti: La presa di posizione del garante, la lettera Enc e la risposta del garante.
di Antonio Buccioni *
In premessa non posso che fare mia, rovesciandola, la sua osservazione circa la totale divergenza delle nostre visioni sul rapporto uomo – animale, ma aggiungo subito che la sua non è – come invece si vorrebbe far credere – quella più rispettosa degli animali e, addirittura, connotata in senso etico.
Quella del “garante” è una figura esclusivamente politica, che in buona sostanza non garantisce quasi nulla, salvo autocaricarsi di un ruolo “etico” che etico non è, in quanto espressione di un punto di vista soggettivo, sprovvisto del carattere di oggettività e – mi consenta – anche di qualche fondamento di razionalità. Perché se lei volesse iniziare, almeno tentativamente, a concepirsi e di fatto agire da garante degli animali, portatori di diritti, dovrebbe cominciare con una seria campagna di informazione per spiegare che non esistono animali di serie a, di serie b e di serie c: i salmoni valgono quanto le balene, i gatti quanto i topi, i ragni quanto le mosche, i polli quanto le aquile e così via.
Questo, quantomeno, se lei volesse gloriarsi del titolo di “garante degli animali” a ragion veduta, e considerato che gli animali che vivono nelle case (sono 44 milioni in Italia), che crescono negli allevamenti, che gareggiano negli ippodromi, sono di gran lunga in numero superiore rispetto ai pochissimi che vivono nei circhi (un migliaio), le priorità d’intervento diventano un aspetto decisivo.
Se anziché battere queste strade, lei sceglie invece di incanalarsi dietro l’onda anomala – spesso un vero tsunami di idiozie, luoghi comuni, irragionevoli accuse ascoltate ma non verificate e tanto meno supportate scientificamente – dei preconcetti sui circhi, nasce il sospetto che lei non sia e non voglia, forse non possa, essere il garante degli animali ma qualcosa di diverso.
Non si capisce in nome di chi e di cosa lei pretenda affibbiare patenti di eticità, per di più in una società che fa delle “etiche” un punto di vanto.
Affermare che gli spettacoli circensi rappresentino l’espressione più grave di sfruttamento, come lei sostiene, denota e rafforza quanto da me fin qui scritto e rende lapalissiano il preconcetto che informa la sua visione del problema. Oggi nei circhi italiani non sono presenti più di mille animali, non tutti esotici peraltro (moltissimi sono i cavalli). Alcuni di essi – gli elefanti – andranno ad esaurimento nel giro di un po’ di anni, in quanto non più importabili. Tutte le altre specie sono nate in cattività da generazioni e, affermano i veri esperti degli animali, “gli animali nati in cattività sono praticamente animali domestici, almeno se vivono a contatto con l’uomo fin dalla nascita”. Sono animali che non potrebbero assolutamente essere collocati in un habitat naturale che per loro sarebbe innaturale.
Se il suo zelo di garante si dedica con tanta animosità e dispendio di energie a mille animali – che peraltro ogni settimana vengono visti e controllati dai veterinari delle Asl – dei quali un centinaio transitano dalla città di Milano per due o tre volte l’anno, come può trovare il tempo per dedicarsi invece come dovrebbe ai milioni di animali domestici e non che a Milano trascorrono tutta la loro esistenza, sollevando varie e complesse problematiche? Se la sua si riduce ad essere, in buona sostanza, una missione “anti circhi” e poco altro, perché continuare a utilizzare la fuorviante definizione di “garante degli animali”?
Di certo il circo italiano non ha bisogno di ricevere patenti da lei. La nostra storia e i riconoscimenti ricevuti nel corso dei decenni, e in particolare quelli recenti che ci hanno riempito di gratitudine – il Premio De Sica al “circo equestre” ricevuto dalle mani del Presidente della Repubblica il 6 novembre scorso, e l’Udienza di Benedetto XVI alla gente del circo e dello spettacolo viaggiante avvenuta in Vaticano il 1° dicembre – sono per noi il migliore incoraggiamento a continuare a svolgere quella “funzione sociale e culturale” richiamata dal Papa, che ha anche aggiunto l’appello alle Amministrazioni pubbliche a “riconoscere e tutelare” questo immenso patrimonio storico, artistico e culturale.
* Presidente Ente Nazionale Circhi