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Big Apple, il sapore del circo d’oltreoceano


Dalla nostra inviata Alberta Froldi

New York, 66esima strada. Un enorme tendone posizionato tra il Lincoln Center e Damrosch Park ospita lo spettacolo del Big Apple Circus: “Dance on!”.
All’entrata un corteo infinito di famiglie e bambini, quasi tutti con in mano una scatola di pop corn e un bastoncino fluorescente acquistati in una delle bancarelle ufficiali. Sembra di assistere alla scena di un vecchio film di Fellini, quando tutto il paese impazziva per il circo.
È questa l’atmosfera che si respira prima di entrare a vedere lo spettacolo, il sapore di un tempo passato e carico di ricordi.
Dal 1982, quando Paul Binder e Micheal Christensen fondano il Big Apple Circus a New York, questa fondazione circense regala agli americani uno spettacolo diverso ogni anno divertendo con numeri sempre nuovi e differenti la maggior parte delle città della West Coast. Ma la sua importanza sta anche nell’aver introdotto il pubblico americano al circo tradizionale europeo ad una sola pista e al ruolo centrale dei numeri equestri. La concezione americana rimane però nell’utilizzo delle luci, della musica dal vivo e della struttura della scena. Tutto questo fa del Big Apple uno dei circhi più importanti degli Stati Uniti.
Dance On! è uno spettacolo ricco di attrattiva a partire dal primo numero, quello della Hebei Wuqiao Acrobatic Troupe, fino ad arrivare alla chiusura, quando tutti gli artisti si uniscono per salutare il pubblico in una grande esplosione di musica e colori. Oltre ad essere uno spettacolo multietnico, perché a parte la troupe cinese è presente infatti un giocoliere etiope, una danzatrice di corda russa, una troupe acrobatica keniana, un equilibrista bulgaro e una troupe di contorsioniste mongole, è divertente, coinvolgente e di alto livello performativo. Eric Michael Gillett, il regista, ha scelto infatti artisti che non deludono e mantengono il pubblico in uno stato di costante suspance.

Rob Torres

Ma la vera star dello spettacolo è il clown. E non un clown qualsiasi ma Rob Torres, che dal 1991, quando la sua carriera ha avuto inizio, ha deliziato il pubblico di più di quarantaquattro stati del mondo, sia nei circhi, che nei varietà, che nei festival e nei teatri. È lui che interagisce con il pubblico, lo rende protagonista dello show, ed è lui che riesce a far ridere i grandi ed i bambini con una comicità simile a quella degli attori delle sit com. Per dirlo con un esempio, è una specie di “Mr Bean” del mondo circense. Una comicità naturale, che si percepisce nelle espressioni del viso e nei movimenti del corpo. Riesce a far ridere basando il suo show sulla quotidianità, senza dover cercare nessun tipo di strategia.
Rob Torres ci fa da guida nel backstage del circo americano, un grosso parco di roulotte dove vivono artisti, addetti ai lavori ed animali e dove sono depositati alcuni degli oggetti di scena.
Racconta di essere stato co-sceneggiatore di uno spettacolo di “Roncalli”, della sua vita sempre con la valigia in mano, nonostante mantenga sempre la sua abitazione a New York, e del suo grandissimo rispetto per il Big Apple, da lui considerato, insieme al Soleil, uno dei circhi di maggior qualità al mondo e per il quale lavora molto volentieri in uno stato di assoluta tranquillità perché può creare da solo il suo show senza nessuna interferenza e soprattutto perché non è obbligato ad un contratto che lo tiene legato al solo circo ma che gli permette di mantenere anche altri impegni, come il suo show teatrale Room to Play. Rob Torres ci tiene a sottolineare che questo spettacolo nasce dalla sua volontà di riportare la figura del clown al centro della scena teatrale di New York e soprattutto a creare uno stile teatrale che nella grande mela non è ancora stato presentato da nessun altro. Uno spettacolo che fino ad oggi ha avuto molto successo non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo.
Ma come riesce Rob Torres a fare tutte queste cose insieme senza mai stancarsi? “Cause i’m a clown!”, risponde lui.

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