“Modifiche alla legge 18 marzo 1968, n. 337, in materia di individuazione e concessione delle aree e di realizzazione di infrastrutture stabili per lo svolgimento delle attività di spettacolo viaggiante”. Si tratta della proposta di legge presentata il 13 febbraio alla Camera dall’onorevole Maria Teresa Baldini di Fratelli d’Italia e che vede come altri firmatari anche gli onorevoli Maria Teresa Bellucci, Federico Mollicone e Riccardo Zucconi, sempre di FdI, oltre agli onorevoli Fucsia Niccoli Fitzgerald, Dario Bond e Matteo Dall’Osso di Forza Italia.
Santi subito!, verrebbe da dire. Perché seppure la legge 337 avesse previsto l’obbligo per le amministrazioni comunali di “compilare entro sei mesi dalla pubblicazione della presente legge un elenco delle aree comunali disponibili per le installazioni dei circhi, delle attività dello spettacolo viaggiante e dei parchi di divertimento” e che tale elenco dovesse “essere aggiornato almeno una volta all’anno”, purtroppo trascorso oltre mezzo secolo dall’entrata in vigore delle Disposizioni sui circhi equestri e sullo spettacolo viaggiante, l’assenza di aree pubbliche resta il problema numero uno per i circhi italiani. A tutti i livelli: Comuni piccoli, medi e soprattutto grandi. Problema drammatico e costantemente eluso. Anzi, con un paradosso. La legge 22/11/2017 n° 175 (l’ormai famoso Codice dello Spettacolo) si è occupata del circo solo con quelle due righe ormai passate alla storia: “revisione delle disposizioni nei settori delle attività circensi e degli spettacoli viaggianti, specificamente finalizzata al graduale superamento dell’utilizzo degli animali nello svolgimento delle stesse”. Premesso che il superamento non trova giustificazione in nulla, e tanto meno in valutazioni di tipo scientifico, e che allo Stato dovrebbe interessare la fissazione di regole al fine di garantire il benessere degli animali (di tutti gli animali, non solo di quelli presenti nei circhi, che rappresentano una minuscola percentuale rispetto a quelli che vengono utilizzati dall’uomo in svariate attività), la verità è che le aree pubbliche non esistono nemmeno per quei pochi complessi che girano l’Italia senza nemmeno un animale nei loro show.
Ecco perché l’onorevole Baldini – insieme agli altri firmatari – ha colpito nel segno e merita il ringraziamento di tutta la categoria. “Vogliamo dare a ciascuna amministrazione comunale la possibilità di individuare delle aree nonché delle strutture, stabili o amovibili, per le installazioni delle attività così da poter agevolare e non disperdere una tradizione tanto antica quanto amata come quella degli spettacoli circensi”, ha spiegato la parlamentare di Fratelli d’Italia, che nei prossimi giorni il presidente dell’Ente Nazionale Circhi, Antonio Buccioni, incontrerà a Roma.
Da sottolineare due volte questo passaggio: “agevolare e non disperdere una tradizione tanto antica quanto amata come quella degli spettacoli circensi”.
“Lo spettacolo viaggiante rappresenta una declinazione significativa del patrimonio culturale italiano ed internazionale. Un tempo appannaggio di un pubblico di giovani, con il tempo è diventato intrattenimento destinato a tutti. Il circo contemporaneo però, ha cominciato ad abbandonare sempre più spesso i tendoni e le strutture itineranti per collocarsi in ambienti più ristretti, offrendo un prodotto più incentrato sulla commistione tra teatro, musica popolare, danza e performance”, dice l’onorevole Baldini. Dalle sue parole, prima ancora che dalla proposta di legge, ancora non nota nel dettaglio, si comprende e si apprezza la volontà di sostenere il circo di tradizione e far sì che la sua popolarità, frutto di secoli di storia, arte e cultura, possa trovare accoglienza nelle città, piccole e grandi. E’ questo, fra l’altro, che accade nelle capitali europee più vicine all’Italia per tradizione circense, come Francia, Germania e Svizzera, dove i circhi vengono fatti installare nei centri urbani e in aree idonee.