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Andrea Togni: “Sotto il tendone manca il marketing”

Andrea Togni in alcune immagini (di Silvia Mazzotta) alla recente edizione di Funambolika
A vedere i risultati di pubblico alla recente ultima edizione di Funambolika e i grossi consensi ottenuti nelle ultime uscite televisive, sembra strano parlare di crisi. Eppure il circo, in Italia, è in crisi da tanti anni e per tutta una serie di fattori, alcuni di difficile lettura ed interpretazione. Ne sono convinti anche artisti che, grazie alle loro capacità, crisi non soffrono e che, per di più, guidano una delle più importanti scuole circensi d’Europa, l’Accademia del Circo di Verona. Stiamo parlando di Andrea Togni, artista che sembra avere raggiunto l’apice della sua forma psico-fisica. “In Italia – dice – il circo è in crisi da tanti anni. Per essere più precisi il circo tradizionale. Nel nostro paese si investe poco in cultura e, fra l’altro, i direttori nel nostro ambiente sono sempre gli stessi da diversi decenni. Il pubblico nostrano non è educato ad un circo diverso da quello tradizionale mentre in Germania – ammette – questo è già accaduto da tempo. Chissà quanto dovrà passare ancora per centrare quest’educazione”.
Parlando poi di costi, di marketing e di immagine, Andrea Togni sostiene che “a fronte di costi talvolta enormi (soprattutto per i grandi circhi), non si riescono a trovare nuove forme di vendita e vincenti manovre di marketing. Inoltre il circo – dice amaramente il direttore dell’Accademia – ha in Italia un’immagine negativa. Non riusciamo a trovare sponsor e le imprese non vogliono spendere nemmeno poche centinaia di euro per offrire gala circensi ai dipendenti. A Verona volevo offrire lo spettacolo dei nostri allievi alle aziende locali, come accade in Francia, ma non abbiamo trovato nessuna adesione”.
Il quadro è alquanto strano perché poi il circo riesce anche a dare importanti e numerosi sbocchi occupazionali. “L’altro giorno mi ha chiamato la direzione di una grossa compagnia di crociere, chiedendomi artisti per gli spettacoli da offrire ai passeggeri. Tanti giovani hanno quindi anche la possibilità di imbarcarsi e di ottenere buoni guadagni. Insomma la richiesta di circo – continua Andrea Togni – è elevata e la carriera di un artista, fra l’altro, è abbastanza lunga. Ci sono acrobati che, a 70 anni, vanno ancora forte e ottengono scritture. Non c’è un’età per smettere: diciamo che si va avanti fin quando c’è voglia di fare sacrifici e, andando avanti con gli anni, la necessità di sacrifici aumenta considerevolmente”. Un’importante strada di visibilità viene data al circo, ovviamente, dalla televisione. In tv, negli ultimi tempi, Andrea Togni ha avuto anche diversi passaggi. “Ma in televisione il nostro mondo offre solo spettacolarità quando invece potrebbe ottenere molto di più. Penso per esempio – sostiene il direttore dell’Accademia – ad un format televisivo che possa essere educativo al circo. Penso a qualcosa, anche ad un documentario dettagliato, che spieghi come i nostri addestratori, fra i migliori al mondo, educano gli animali. Stefano Nones Orfei, Flavio Togni e Brian Casartelli potrebbero produrre qualcosa con e per le scolaresche. E questo perché il circo perde molto proprio a causa delle costanti e dure battaglie degli animalisti. E meno male che le nostre leggi sugli animali sono arrivate prima che negli altri paesi e sono davvero all’avanguardia”.
Intanto Andrea Togni è impegnato su più fronti ed in questi giorni insieme al presidente Palmiri ha perfezionato il passaggio della scuola veronese in una nuova sede. “Avevamo ricevuto assicurazioni dalla politica per ottenere i finanziamenti necessari a costruire una nostra sede. Poi le cose sono cambiate – racconta Togni – e da sette anni andiamo avanti sempre in una sede provvisoria. Adesso, finalmente, avremo una nuova e bella sede che ci consentirà di accogliere le richieste che sono sempre più numerose. L’ultimo anno, in Accademia, abbiamo avuto 90 allievi esterni ed altri 23 a convitto. La cosa che può apparire strana – dice il direttore – è che ci arrivano richieste soprattutto dalle famiglie dei ceti sociali alti. I genitori ci chiedono di far fare attività ginniche ed acrobatiche ai loro figli”. Ma com’è la vita di un circense? Meglio cambiarla con qualche altra cosa? “Per quanto mi riguarda – conclude Andrea Togni – non la cambierei con nessun’altra cosa. La vita di un circense è ricchissima di esperienze e di conoscenze, magari meno di quattrini. Avendo comunque buone doti, anche economicamente si può vivere bene”.
All’acrobata, erede di una famosa e gloriosa stirpe circense, abbiamo infine chiesto dello spettacolo Casa dolce casa che, insieme, abbiamo visto a Funambolika 2012. “Mi è piaciuto molto ma, attenzione, è un’altra cosa rispetto al circo tradizionale. Forse per questo, in Italia, tali spettacoli non riescono ad emergere. Siamo al discorso dell’educazione che facevo prima. Nel nostro paese – ribadisce Andrea Togni – il pubblico non è educato ad un circo diverso mentre conosce soltanto il circo classico, settore comunque in crisi”. Insomma, discorso chiaro ma situazione difficile da districare. Ma le cose stanno proprio così.
Piero Messana