Scena di fortissimo impatto visivo quella trasmessa la sera di martedi 4 ottobre dal TG5. Tutto avviene in un attimo sulla pista di un circo ucraino. Un leone si ribella con violenza al suo domatore fino ad azzannarlo, altri leoni maschi scendono dai loro posti, qualcuno cerca di fronteggiare i felini con getti d’acqua. Non ci sono morti ma poco c’è mancato. Stefano Nones, ospite in studio per commentare l’evento, non risparmia critiche al comportamento del domatore e dei suoi collaboratori e fa affermazioni sicuramente condivisibili. Ipotizza che si sia trattato di leoni “in amore” e pure questo è condivisibile. Quando si usa, anche per gli animali, la parola “amore” chi nulla sa di fauna (selvatica ma pure domestica) è indotto al sorriso. Invece quella parola trasferita nel mondo animale delinea comportamenti in cui facilmente amore può far rima con terrore. Un poco me ne intendo, perchè ho scritto un libro interamente dedicato al leone e presentato nella gabbia del Circo Medrano da un domatore esperto come Alessandrini.
Il leone maschio possiede un impulso di dominanza che esplica in special modo nel momento in cui le leonesse del branco vanno in estro. In quei giorni, nessun altro maschio può avvicinarsi al branco e sostituire il “capo” nel compito di lasciare la sua impronta genetica sulle generazioni future. Talvolta, nella sua furia riproduttiva, si abbandona a comportamenti orribili per gli occhi di noi umani. Accade quando subentra nel branco a un altro dominante mentre le leonesse ancora allattano i piccoli nati da precedenti accoppiamenti. In quei giorni azzanna a morte i leoncini perchè le madri recuperino al più presto la fase di predisposizione a nuovi accoppiamenti. Mi è accaduto in Uganda di vedere un leoncino di pochi mesi correre a perdifiato nella savana, e sono sicuro che cercasse in quel modo di sfuggire all’aggressione di un maschio adulto con velleità di dominanza.
Tutto questo, insomma, è per dire che la gente del circo giustamente desiderosa di portare avanti una antica arte (animali compresi) anche dopo il Duemila, deve assolutamente munirsi di quegli strumenti di psicologia animale che l’etologia d’oggi propone a piene mani a chiunque desideri essere aggiornato sull’argomento. E’ vero che la scena vista in televisione si è svolta in un circo dell’Ucraina lontano da qui. Ma il “lontano” e il “vicino” sono ormai concetti non facili da delineare in un mondo in cui premi un bottone e un testo compilato a Milano lo fai pervenire a Sidney, cioè agli antipodi, nell’ambito di qualche minuto (parlo di una esperienza personale). Il circo con animali è giusto che sopravviva, ma nel rispetto più rigoroso delle regole. Scene come quella vista in TV sono manna per i poveri di spirito che della battaglia animalista si sono fatti una ragione di vita.
Ruggero Leonardi