Alessio Fochesato sta preparando un exploit da guinness. Non solo per bellezza, che non è poco, ma anche per eccezionalità degli “attori” coinvolti: 41 pappagalli insieme. Zitto zitto, gran lavoratore, con fare un po’ tedesco, Alessio macina risultati. Ed è una delle novità che ci ha svelato nella intervista che pubblichiamo, realizzata mentre Alessio si trova al Lido di Jesolo, dove trascorrerà tutta l’estate al parco di Aqualandia, che apre i battenti sabato 26, con le sue meravigliose creature alate impegnate nel Parrots Show. La seconda notizia è a metà fra il privato e la professione e leggendo il seguito capirete perché: il 18 settembre convolerà a nozze.
Chi è cresciuto con le avventure di Robinson Crusoe parte avvantaggiato. Il pappagallo Poll, espansivo e affettuoso, è in grado di fare compagnia ad un uomo solo su un’isola deserta. Riempie spazi immensi. E’ allegro, impara a parlare e a chiamare il suo amico umano “Robin Cruose”. Vola sul dito teso di Robin e poi accosta il becco alla sua faccia come per manifestare tutto l’affetto di cui l’uomo solitario ha bisogno. Ma non è fondamentale avere familiarità con il romanzo di Daniel Defoe per innamorarsi del pappagallo. La natura l’ha dotato di tutto ciò che serve per catturare la nostra simpatia.
Alessio Fochesato vive con loro sempre, se li porta in giro nei circhi, nei parchi di divertimento, nei palazzetti dello sport, negli studi televisivi, in feste private e convention. Li ammaestra, li coccola, parla con loro, ne coglie lo stato d’animo, se così si può dire. Tutti lo conoscono per “Alessio dei pappagalli” e, non ci crederete, ma anche la sua posta elettronica porta questo nome. Ha un curriculum da brividi Alessio Fochesato, è la star dei pappagalli ammaestrati. Da scoprire un po’ alla volta.
Alessio, quando è scoccata la scintilla fra te e i pappagalli?
All’età di 14 anni, quando ho cominciato a frequentare un negozio-allevamento a Vicenza, dove vivevo, che ne aveva diversi.
Tu non provieni da una famiglia del circo vero?
Esatto. Ho avuto la fortuna di nascere in campagna e sono sempre stato a contatto con gli animali di qualunque genere. Presto ho cominciato ad indirizzare la mia attenzione sui pappagalli, guardandoli sui libri, allo zoo, ammirandoli negli splendidi colori del loro piumaggio… ho capito che questo animale mi attirava e interessava. Poi un giorno andai a Gardaland e vidi uno spettacolo di pappagalli, avevo 14-15 anni. Uscendo di li ho detto: “Il mio lavoro sarà con i pappagalli”.
Che cosa ti ha attirato in particolare di loro?
Intanto il becco e le zampe prensili. Mi piace la loro capacità di afferrare le cose, e poi il fatto che non è un uccello sfuggevole ma lento, che ragiona e pondera i suoi passi. In seguito ho anche scoperto che è intelligentissimo.
Questo lo si intuisce anche semplicemente guardandolo, ma puoi spiegarci qualcosa di più sulla intelligenza dei pappagalli?
Per intelligenza sono i primi tra gli uccelli insieme ai corvi, con la differenza che il corvo essendo predatore e il pappagallo preda, il corvo non ha paura mentre il pappagallo è frenato in tante cose perché ha una paura atavica e dunque il corvo lo supera di poco come intelligenza. Ma si può senz’altro dire che il pappagallo è la scimmia degli uccelli dal punto di vista dell’intelligenza.
E dunque apprende anche facilmente.
Si, proprio per questa capacità di imitare che lo contraddistingue.
Quindi non è nemmeno difficile insegnare ad un pappagallo?
Non è difficile insegnare, ma è difficile non confonderlo, perché basta uno sguardo per farlo partire o arrivare. Io uso molto lo sguardo per dare i comandi e per far fare al pappagallo quello che si vede nei miei spettacoli. E’ sufficiente utilizzare una mano anziché l’altra per far eseguire un movimento ed è per questo che bisogna stare attenti a non confonderli coi messaggi. Anche per questo io faccio versi, suoni con la voce o movimenti del corpo diversi l’uno dall’altro e stando molto attento.
Tu hai 41 pappagalli, ma al momento non sono tutti con te.
No. Ho tre gruppi di pappagalli: dieci si trovano al Safari Park di Pombia (in provincia di Novara) con Ernesto Cristiani, tredici sono al Kinder Zoo della famiglia Knie a Rapperswil e diciotto sono con me ad Aqualandia, Lido di Jesolo, dove rimarrò fino al 9 settembre.
Il Kinder Zoo è una struttura di grande qualità, come sei arrivato li?
Per il giubileo del parco, i 50 anni di questa bellissima realtà rivolta ai bambini e creata da Knie, sono stato chiamato a realizzare una mia attrazione su misura, studiata per essere fatta a bordo piscina dell’Otarium (la vasca delle otarie), è un numero in stile marina. Confesso che il fatto che Knie abbia chiamato me mi inorgoglisce parecchio.
Ma come mai hai pensato di dividere i tuoi pappagalli?
E’ stata una esigenza dettata da condizioni oggettive. Siccome i miei pappagalli al momento non potrebbero lavorare tutti con me e stando fermi si impigrirebbero, trovando le persone giuste, che sono i miei collaboratori, li impegno in esperienze diverse e li tengo allenati.
Però in futuro li riunirò tutti in una grande produzione.
Puoi svelarci qualcosa di più?
E’ ancora prematuro ma il progetto nasce dall’esigenza di averli tutti con me, perché sono la mia passione.
Da una esigenza affettiva nascerà anche qualcosa di eccezionale dal punto di vista artistico?
Immagino di sì. Il progetto ancora non posso dettagliarlo, lo realizzerò entro due anni circa, vedrà riuniti tutti i miei pappagalli e sarà qualcosa di molto importante.
Lo vedremo in Italia o all’estero?
Purtroppo all’estero perché l’Italia, e dico ancora purtroppo, per il mio mestiere non offre tante opportunità sia come durata di contratti e sia come compensi economici, anche se si starebbe meglio a lavorare a casa propria.
Com’è la normativa sui pappagalli all’estero?
All’estero è molto più fiscale, che da una parte è positivo perché sai che sono richieste determinate misure e quelle sono e vengono rispettate. Ma ad esempio in Germania hanno adottato per i pappagalli utilizzati nello spettacolo le misure in vigore per gli allevamenti fissi, che sono enormi e in verità non servirebbero spazi così grandi. Al pappagallo non interessano gabbie enormi, a lui piace arrampicarsi, non è un grande volatore.
Quindi paese che vai legge che trovi, anche sui pappagalli.
Si, e questo mi obbliga un po’ a scegliere di lavorare in Paesi abbastanza omogenei dal punto di vista della normativa perché non è semplice cambiare sempre misure delle gabbie. Siamo in Europa ma sembra di essere nel Bronx, ogni nazione ha le sue leggi.
Dopo Jesolo cos’hai in programma?
Andrò al Festival di Corsica, poi farò due o tre città in Francia con i gala, dove lavorerà anche mia moglie, Elisa Cussadiè (famiglia Triberti, nda) … con la quale nel frattempo mi sarò sposato…
Notiziona, ma non è che i pappagalli diventeranno gelosi?
(Sorride Alessio Fochesato che ha già fissato la data del grande evento: il 18 settembre).
Tua moglie si affiancherà a te con i pappagalli?
No, farà un bel numero di contorsionismo in stile Burlesque e per la prima volta lavoreremo insieme. Insieme parteciperemo anche al Festival del circo di Namur, per poi andare al circo di Natale di Eppendorf, in Germania.
Facciamo un passo indietro perché ci stiamo allontanando troppo dai pappagalli. Quanto tempo hai impiegato per addestrarli?
Ce ne sono che imparano subito, altri con un po’ più di tempo. Comunque in linea di massima occorre circa un anno per insegnare loro l’abc. Dopo questo periodo un pappagallo è pronto sia per gli esercizi a terra (capriole, salti, eccetera) e sia per il volo, due tipologie di esercizi molto diversi da far apprendere ai pappagalli.
Gli esemplari che hai sono con te da molti anni?
I pappagalli vivono 80 anni e quindi ho ancora i primi coi quali ho iniziato. Con questi è sufficiente un giorno per fargli capire un nuovo esercizio, perché sono tutte evoluzioni dell’abc che hanno appreso da giovani.
Si parla genericamente di pappagalli ma tu hai delle specie particolari?
Io ho razze diverse di pappagalli ma soprattutto Ara, che sono anche i più appariscenti e che io preferisco, ho più feeling con loro e andiamo più d’accordo… E Cacatua bianchi, ne ho due esemplari ma uno si trova al Safari Park e l’altro al Kinder Zoo…
Mi sembra di capire che con questi tu non abbia un grandissimo feeling.
Infatti, io non li sopporto e loro non mi sopportano (sorride Alessio). L’abilità dell’addestratore sta anche nel capire cosa ogni esemplare è adatto a fare, con che gruppo può stare e con chi può lavorare. E quindi una volta preparati, se non ci andiamo particolarmente a genio, posso farli lavorare con qualche mio allievo.
Hai anche altre specie?
I Conuri del Sole o pappagalli del sole, che sono di dimensioni più piccole… ma sono delle pesti, davvero terribili.
L’esperienza più bella che hai fatto fino ad oggi lavorando nel circo?
Se ci si riferisce alla pista, per me la più bella ed emozionante è stata quella di Moira Orfei, dove ho lavorato circa due anni. E’ una pista elegante, ottima regia e luci, è la migliore sulla quale io abbia lavorato. E poi è stato grazie al Moira Orfei che ho elevato la classe del mio numero. Mentre l’emozione più grande l’ho vissuta quest’anno in tournée col più grande circo d’Europa, il Krone.
Una bella esperienza non solo per il blasone del marchio, mi pare di capire…
Infatti. In generale è stato per me faticoso “impormi” col mio numero nei circhi: c’è chi dice che non si vede, che è un numero piccolo, quando invece la pallina dei giocolieri e anche la clava sono più piccole del mio pappagallo. Sono arrivato da Krone e c’era questa diceria: invece sono andato a sostituire il numero degli elefanti ed ho ottenuto un grande successo in un grande circo.
Infatti hai lavorato sia al Krone-Bau e sia nella prima parte della tournée debuttando a Ingolstads il 19 aprile. Te lo aspettavi di fare centro?
Sinceramente si, sapevo che sarebbe andata bene perché avevo già fatto l’esperienza del Palazzo dello sport di Firenze e avevo visto la reazione del pubblico, ero cosciente del fatto che il mio numero si adatta bene in un grande ambiente. La soddisfazione che ho avuto è che l’ha capito anche chi non se lo aspettava
Ti senti colpito dalle critiche che vengono mosse dagli animalisti all’utilizzo delle diverse specie esotiche e non nei circhi?
Io non sono razzista nemmeno con gli animali, che per me sono tutti uguali. Le critiche degli animalisti si rivolgono a tutte le specie presenti nei circhi e dunque anche all’utilizzo dei pappagalli. Rispondo che sono tutti animali nati in cattività, i miei pappagalli sono nati in Italia o in Europa (alcuni in Svizzera). Non lancio il sasso e nascondo la mano: so che i nonni di questi animali vengono dalla giungla ma eticamente non ritengo più opportuno importarli dai loro paesi d’origine e mi comporto di conseguenza. In pista non ho fruste, non li maltratto, non faccio violenza di nessun tipo su di loro. In molte case di italiani ci sono dei pappagalli e magari c’è chi li tiene peggio di me, legati tutta la vita ad un trespolo.
Di quali attenzioni ha bisogno un pappagallo?
E’ un animale psicologico, ha bisogno di tanti stimoli e io glieli do. C’è gente che mi dona i pappagalli perché vede come stanno, come li tratto, è un gruppo unito, non sono dipendenti totalmente da me, hanno le loro coppie… Certo, si lavora, ci si sposta, ma gli animali amano spostarsi. Quando sto tanto tempo fermo in un parco li vedo che appena metto in moto il camion sono contenti di partire e di andare in altri luoghi. La stessa cosa succede anche al mio cane, appena tiro su i piedini della roulotte lui è felice perché sa già che si parte. Gli animali non si chiedono il perché, ma seguono il gruppo… L’importante è avere le attenzioni giuste per loro.
Per garantire le migliori condizioni di vita ai pappagalli cosa è importante fare?
I tempi e gli orari sono molto importanti, l’abitudine continua nei tempi ma non nei modi: occorre cambiare spesso l’ambiente in cui vivono, inserire rami nuovi perché a loro piace anche cambiare gusti, inserire corde, insomma non far trovare loro sempre le stesse cose. E poi è importantissima l’alimentazione: io li nutro con delle crocchette particolari che vengono dall’America e frutta di prima qualità.
Si sono mai riprodotti i tuoi pappagalli?
No, per farlo avrebbero bisogno di fermarsi a lungo in un luogo, fare coppia, restare da soli. Per questo i pappagalli sono rari e costano tanto, perché non è facile riprodurli.
Hanno tutti un nome?
Si e lo riconoscono.
Te li ricordi tutti?
Quando ho un po’ di insonnia faccio il ripasso. I nomi sono importanti per Ara a Cacatua mentre quelli più piccoli riconoscono un verso o un fischio.
Tu sei già stato al Festival di Montecarlo, pensi di tornarci magari con qualcosa di particolare?
Si ci sono stato nel 2008 e con mio grande stupore.
Ti piacerebbe entrare ancora sotto quel tendone sfavillante?
A chi non piacerebbe. Posso anticiparti che ci tornerò a breve al Festival ma per ora non vorrei dire altro.
Quanti sono in generale gli artisti che propongono numeri con i pappagalli?
Si contano sulle dita di due mani. Nei parchi è una vita che si vedono e ce ne sono diversi, al circo meno. Io ho portato una novità da questo punto di vista, essendo stato uno dei primi ad averli fatti volare al circo, con un approccio nuovo, quello di non umanizzare il pappagallo.
In che senso?
Quello che si tendeva a fare una volta era impiegare i pappagalli soprattutto in esercizi “da tavolo” o a terra, visto che a loro piace di più arrampicarsi e camminare. Io invece utilizzo le caratteristiche del pappagallo che lavora col suo corpo senza l’ausilio di attrezzi artificiali, anche se il volo è più complicato. Venendo dall’esperienza del parco ho prodotto un mix, portando nel circo un po’ di parco, ed è piaciuto.
Il tuo primo parco dove hai lavorato?
Il primo spettacolo l’ho fatto alla Casa delle farfalle di Montegrotto Terme.
E poi ne hai fatta di strada.
E spero di farne tanta altra…
Vuoi ricordare un tratto di quella già percorsa?
Numerosi parchi, festival, teatri, casinò, Folies Bergere, gala della magia, la Cavalchina a La Fenice di Venezia, allo Sporting club di Montecarlo, programmi televisivi come Ok il prezzo è giusto, Buona domenica, Circo Massimo, Uomini e donne, Uno Mattina, I soliti ignoti… E poi circo Romina Orfei, circo di Mosca, Benneweis, Krone, Moira Orfei, Medrano, Americano e tanti altri.
Claudio Monti