Davanti alla protesta che qualche animalista ha orchestrato ad Alessandria nei confronti del circo Americano, torna alla mente una doppia “tradizione” legata a questa città. Da una parte uno zoccolo duro animalista che continua a battere lo stesso tasto da diversi anni davanti all’arrivo di ogni circo. E dall’altra una amministrazione comunale che spesso si è sintonizzata sulla stessa lunghezza d’onda, o quanto meno non ha certo favorito l’arrivo dei circhi.
Ma il prefetto aggiungeva: “Pur riconoscendo le difficoltà, anche per i Comuni più disponibili, di conciliare l’obbligo di cui sopra con le esigenze della tutela del territorio e dell’inquinamento acustico, appare evidente che l’ignoranza del problema e l’inerzia, oltre a comportare una violazione della legge, determinano un grave danno ad un settore al quale la legge stessa riconosce una funzione d’interesse sociale”. Finita qui la tirata d’orecchie ai Comuni della provincia di Alessandria? Macché. Umberto Lucchese intimava, se così si può dire, alle amministrazioni di “adoperarsi per l’attuazione di quanto disposto dal citato articolo di legge”, sottolineando che i gestori della cosa pubblica locale “sono tenuti al compimento di un atto obbligatorio per legge, per il quale è previsto, in caso di ritardo o di omissione, l’intervento sostitutivo del Comitato Regionale di Controllo, a norma dell’art. 48 della legge 8.6.1990 n. 142 sulle autonomie locali”. Pochi anni dopo il Coreco fu cancellato, per effetto della legge costituzionale del 18.10.2001, ma resta intatto e mantiene inalterata la sua attualità il richiamo del prefetto Lucchese. Nel senso che vale tale e quale anche oggi.
Ogni amministrazione comunale è tenuta a mettere a disposizione un’area per i circhi, e non può in alcun modo vietare una attività che lo stato riconosce e sostiene. L’hanno ribadito una sfilza di Tar, ultimo in ordine di tempo quello di Bologna, il quale ha cancellato l’ordinanza del sindaco di Ferrara che ha negato l’autorizzazione al circo Moira Orfei. Dentro questo quadro di certezze normative, gli animalisti possono dire ciò che vogliono, possono sgolarsi per scandire i loro slogan e distribuire ogni sorta di materiale propagandistico, così come chiunque è libero di manifestare il proprio pensiero. Ma un conto è battersi per ciò in cui si crede, un conto è ostacolare un’attività autorizzata e normata dallo Stato. E un amministratore comunale non può permettersi di non capire la differenza.