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Alain Frere, il primo cittadino del circo

di Alessandro Serena

Alain Frere sfoglia uno dei preziosi volumi della sua biblioteca-museo
Alain Frere sfoglia uno dei preziosi volumi della sua biblioteca-museo
Un personaggio unico nel panorama internazionale. Pochi al mondo conciliano una conoscenza pratica del circo con una profonda competenza storica, ma nessuno ha un profilo come il suo. Il dottor Alain Frere ha avuto una brillante carriera di medico generico. Cosa ancora più importante, è un personaggio di assoluto rilievo nella vita politica francese con ruoli soprattutto dedicati alla cultura. È sindaco della sua cittadina, Tourrette-Levens, una bella località sulle colline che circondando Nizza. Il suo comune rispecchia la personalità del primo cittadino. Pulizia, ordine, ma anche cultura e fantasia rappresentate nell’arredo urbano sotto forma di statue (spesso con temi circensi). Anche il rapporto con i cittadini e i visitatori è tipico del modo di fare del Dottor Frere. Tutti lo stimano, di una considerazione che arriva dalla constatazione della passione che mette nelle cose e della cordialità che emana con qualsiasi persona, grandi, bambini, senza distinzioni di alcun tipo. Un sindaco che ha reso pulito e lucido il proprio comune e che utilizza le sue peculiari competenze per organizzare in cima alle colline mostre, esposizioni, incontri, eventi sempre su tema circense.

Dottor Frere com’è nato il suo amore per il circo?
Avevo quattro anni quando ho assistito per la prima volta ad uno spettacolo del Circo Medrano con mia nonna. E’ stata una rivelazione. Da allora il circo occupa la mia vita. Da bimbo costruivo i miei circhi trasformando i soldatini di piombo in figure circensi: clown, trapezisti, maghi, giocolieri, cavallerizzi.
Ho avuto la fortuna di dedicare tutta la mia esistenza a questa grande passione e, ad un certo punto, di legare i miei passi alla più importante manifestazione al mondo di questo settore, il Festival di Monte Carlo. Ho anche conosciuto persone straordinarie, sia dal punto di vista artistico che da quello umano.

Particolari della collezione Frere a Tourrette-Levens
Particolari della collezione Frere a Tourrette-Levens
Dalla sua nascita lei è consulente artistico del Festival di Monte Carlo. Com’è nato questo rapporto e come si è sviluppato?
Qualche mese prima che avesse luogo il leggendario primo festival sono stato contattato da SAS il Principe Ranieri III. Era il 1974 e il 25° anniversario del Regno. Sua Altezza voleva fortissimamente che fosse quello il primo anno del festival. Ma nessuno voleva accompagnarci in questa avventura che appariva molto rischiosa. Alla fine trovammo un appoggio che si dimostrò di portata incalcolabile in Egidio Palmiri che a sua volta riuscì a coinvolgere i Togni. Dopo Bouglione e Liana Orfei fu la famiglia di Enis Togni che accompagnò la crescita del Festival, con una perizia ed una passione altissime. Quindi abbiamo molta gratitudine verso i cugini d’oltralpe.
frere-alainPer quanto mi riguarda da subito ho voluto chiarire la mia posizione con Sua Altezza. Non ho mai percepito alcun compenso. Svolgo la mia attività di consulente artistico in maniera del tutto disinteressata. Oltre a ciò, e comunque sempre a titolo gratuito, mi occupo dal primo anno delle affollatissime conferenze stampa. Importante punto di incontro fra gli artisti, i giornalisti e gli operatori. Per me sono un momento molto intenso perché la mia grande passione prende vita al fianco dei protagonisti assoluti dell’arte circense di tutto il mondo. Inoltre con gli anni ho potuto constatare di essere piuttosto benvoluto, cosa per me molto importante. Infatti spesso sono invitato a far parte di giurie o delegazioni attorno al globo.
Il Festival, per altro, ha avuto uno sviluppo esponenziale sia dal punto di vista degli spettatori e dunque del fatturato, che da quello organizzativo. Negli anni ho avuto il piacere di collaborare con personaggi del calibro di Eduardo Murillo, i fratelli Bronette e ora Urs Pilz, solo per citarne alcuni. Ognuno dei quali ha profuso ogni energia per la crescita della manifestazione, anche se con approcci e metodi differenti.

Lei ha la più importante collezione privata di cimeli circensi di tutto il mondo. Una vera delizia per gli appassionati.
Grazie! Ho una bella collezione, sì e ci tengo molto. Raccoglie il frutto di anni e anni di assoluta dedizione per la storia del circo. La maggior parte dei documenti che raccoglie è assai rara e alcuni sono unici. Devo dire che in questi ultimi anni raccogliere pezzi nuovi è stato un pochino più facile. Infatti sono spesso gli stessi importanti artisti a portarmi in prima persona alcuni loro ricordi. Ho accresciuto molto la raccolta di costumi originali. Solo per quanto riguarda l’Italia ho quelli dei Fratellini, dei Rastelli, di Moira Orfei e il figlio Stefano, del pluridecorato Flavio Togni. Ed è in arrivo quello di David Larible. Ma ho altri pezzi molto curiosi e preziosi come le scarpe di Little Tich, la carabina di Buffalo Bill, la parrucca di Boum Boum Medrano.
Mi piace anche che la mia raccolta sia “viva”. La utilizzo spesso per allestire mostre generiche o a tema, che riscuotono un buon successo in giro per il mondo, ma anche nel palazzo espositivo della mia città. L’ultima, Les clowns, l’ame du cirque (I clown, l’anima del circo) ha avuto oltre 6 mila visitatori a Tourrette-Levens.

alain-frere-costumiEcco, qui viene fuori l’altra sua anima. Quella di uomo politico e pubblico.
La mia vita non è stata solo circo. Sono stato per molti anni un apprezzato medico, con un rapporto molto stretto con i pazienti. Poi sono sceso nell’agone politico con l’UMP, partito del’ex Presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy, di cui ora faccio parte del Consiglio Nazionale. Sono sindaco della mia città dal 1983. Faccio parte da tempo del Consiglio Generale delle Alpi Marittime con delega agli Affaires Culturelles. In questa veste ho ideato le “Sere d’Estate”: 430 spettacoli gratuiti distribuiti in tutta l’area con oltre 250.000 spettatori. Sono anche vice presidente della Comunità di Nizza, dove ho rivoluzionato il decoro urbano con l’idea di accompagnare il percorso del tram panoramico con delle sculture di artisti contemporanei di fama mondiale. Un progetto simile l’ho realizzato anche da me, l’ho chiamato: La mia città è un museo a cielo aperto, con il posizionamento di opere d’arte un po’ ovunque. Ho avuto l’onore di ricevere onorificenze come Cavaliere della Legione d’Onore e Commandeur des Arts et des Lettres fra i più alti riconoscimenti specifici in Francia. E mi sono stati conferiti titoli analoghi e di pari prestigio nel Principato di Monaco.

Lei è conosciuto come un uomo generoso e lo dimostra il fatto che non tiene segretamente conservati i suoi cimeli.
Infatti. Mi interessa che la passione per la storia del circo si diffonda nella giusta maniera. Ho compreso che esiste un gruppo di studiosi in Italia sinceramente interessati alla salvaguardia della memoria del circo. Per questo ritengo che molti dei cimeli italiani che fanno parte della mia collezione stiano meglio nel loro luogo di origine, dove potranno essere visti e studiati da molti appassionati. Di recente ho fatto recapitare al CEDAC di Verona del materiale di importante rilevanza storiografica sul Trio Fratellini. Una bella serigrafia che ritrae i tre celebri clown, un manifesto della permanenza a Milano al Teatro dal Verme nel 1928 del Circo Fratellini. Ed un documento unico, l’attestato che la Croce Rossa italiana consegnò nello stesso anno a Paolo Fratellini, per la sua attività di sostegno alla benemerita istituzione, soprattutto attraverso le visite degli artisti ai giovani o giovanissimi infermi. Presso il Centro Educativo di Ricerca della città scaligera è stato costituito un Fondo Alain Frère che ho intenzione di ampliare nel tempo.

alain-frere-mostraCome valuta, da oltre confine, il circo italiano?
Intanto bisogna dire che conosco molto bene tutti da molti anni. Già molto tempo prima della nascita del Festival di Monte Carlo. Mi ricordo di interminabili viaggi in macchina con grandi operatori francesi come i Bouglione o altri. Ci fermavamo a caricare l’amico Giuseppe Rivarola e via a visitare i circhi in quasi tutto lo stivale. Togni, Orfei, Casartelli. Negli anni ’60 e ’70 i circhi italiani erano un punto di riferimento imprescindibile per tutto il mondo. I complessi più grandi, più organizzati, con il cast migliore! Sono poi stati essenziali nello sviluppo della rassegna monegasca. Del resto l’Italia porta con sé un patrimonio inestimabile che è racchiuso nell’essenza stessa delle famiglie di circo. Essere un circense di tradizione significa avere identità, spirito, competenza. Quando dicono veniamo al Festival, ci vengono davvero! Con fierezza e orgoglio, con uno spiegamento di mezzi unico.
Ci sono anche altri artisti italiani che hanno trionfato pur senza essere proprietari di circo, penso a David Larible, Fumagalli, i Nicolodi, i Pellegrini e altri. Ma anche in questo caso hanno portato con sé un sapere, una forza che viene dal senso di appartenenza ad una famiglia. Che si inserisce poi in una famiglia ancora più grande, quella mondiale del circo.
Un po’ quello che è successo da Knie. Una dinastia già di livello assoluto ha ricevuto ulteriore linfa vitale dagli Errani, che sono degli artisti straordinari e oggi fra i migliori acrobati al mondo. Certo, oggi la crisi si fa sentire ovunque e in particolare in Italia influisce in maniera negativa sugli affari e di conseguenza sulla gestione. Però continuano a nascere gioielli, pensate al giovanissimo Maicol Martini, Oro a New Generation. L’Italia resta un tassello importante nel panorama mondiale del circo, proprio perché lì il circo è fatto da persone che ci vivono da molte generazioni. Ed è per questo che mi sento molto vicino alla vostra terra e ai vostri strabilianti campioni circensi. Io al circo non ci sono nato, ma ci voglio morire.

L’intervista ad Alain Frere è pubblicata sulla rivista Circo ottobre 2013.

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