Intervista e fotografie di Giovanni Lagorio
Dottor Frère, il Festival del Circo di Monte-Carlo e la prima edizione di New Generation si sono da poco concluse, ci può stilare un bilancio delle due manifestazioni?
Un trionfo! Il Festival del Circo di Monte-Carlo rimane la prima e più prestigiosa manifestazione di circo al mondo. Le attrazioni avevano tutte una loro originalità, anche nelle discipline più classiche. Abbiamo potuto assistere anche a numeri mai visti prima, come quello della Famiglia Cassely con i loro elefanti. La prima edizione di New Generation ha avuto ugualmente un grande successo, la presidente Pauline, figlia della Principessa Stéphanie, è una grande appassionata di circo, come lo è stato il suo rimpianto nonno e mio amico il Principe Ranieri III, con il quale nel 1974 ho creato il Festival Internazionale del Circo di Monte-Carlo, e come lo è la sua adorata mamma, alla quale sono legato fin dalla sua più tenera infanzia, la Principessa Stéphanie. Posso già rivelarvi che l’anno prossimo per New Generation ci saranno ben due differenti spettacoli di selezione, il primo in matinée ed il secondo in soirée nella giornata di sabato; poi lo spettacolo di Gala la domenica pomeriggio. Con la passione e l’amore per il circo trasmessi alla figlia Pauline, la principessa Stéphanie ha assicurato molti e prosperosi giorni al mondo circense nel Principato di Monaco ancora per tanti anni a venire.
Come vede la situazione del circo in Francia?
Il circo in Francia non ha mai riscosso tanto successo come oggi, le arti della pista sono parte integrante della cultura francese. Devo aggiungere che il pubblico francese è particolarmente favorito, poiché le grandi direzioni dei circhi fanno enormi sforzi per poter presentare spettacoli di qualità e di alto livello artistico. La fedeltà del pubblico si guadagna con il rispetto dello stesso e proponendo sempre nuovi artisti e spettacoli ogni volta più belli, tecnicamente ineccepibili, con buone luci e spesso musica “live”.
Com’è nata in lei la passione per il circo?
All’età di quattro anni i miei genitori mi portarono al circo per la prima volta, quell’universo per me totalmente nuovo catturò subito la mia attenzione, ne fui affascinato. Ricordo poi che a dieci anni, mi trovai sotto il tendone del circo Bouglione quando un tornado lo fece sollevare da terra mentre io ero seduto fra il pubblico. Quello fu per me un segno del destino, un po’ come un battesimo, una sorta di celebrazione dell’amore per l’arte circense che non mi ha più lasciato. In seguito, dopo i miei studi di medicina ed il conseguimento del dottorato, ho cominciato ad esercitare la professione di medico generalista, ed ogni volta che in un circo c’era bisogno di un dottore per gli artisti ero sempre disponibile ad aiutare, naturalmente a titolo gratuito. Ma devo anche riconoscere che tutti coloro che ho aiutato, in qualche modo hanno sempre contraccambiato il mio operato offrendomi doni di vario genere, ma sempre di natura circense: una volta era una vecchia sedia appartenuta ad un clown famoso, la volta dopo un costume dismesso di altrettanto celebre clown, e così via, fino a consentirmi di poter realizzare uno dei miei sogni più ambiti, creare un museo dedicato alle arti circensi. Sono stato l’amico e il medico di tutte le grandi famiglie circensi del circo francese e non solo, i Bouglione, i Gruss, gli Amar, i Pinder, i Rancy e un po’ tutti gli altri.
A proposito del suo museo, so che lei lo considera come un vero santuario del circo…
È vero, per quanto mi riguarda lo considero tale. È un omaggio a tutti i grandi direttori e artisti di circo del mondo intero, che hanno scritto la storia di quest’arte meravigliosa e unica dove tutti migliori sentimenti della vita sono riuniti. Tutti i costumi e gli oggetti qui raccolti, sono doni che loro stessi o i loro famigliari hanno voluto offrirmi, per poter rimanere così nella memoria collettiva della storia del circo. Inoltre ora è possibile visitare il museo anche su internet.
Anche l’Italia è molto ben rappresentata nel suo ricco museo, per quale motivo?
Certamente! Io d’altronde vanto origini italiane, mio bisnonno era ligure. Tornando ai costumi, vorrei far notare che proprio tra gli ultimi arrivati al museo c’è quello della più grande “Dame” del circo italiano, la mia amica Moira Orfei. Assieme al suo costume vi è anche quello del figlio Stefano Orfei Nones, con il quale ha vinto il Clown d’Argento al Festival Internazionale di Monte-Carlo nel 1989. Ma ci sono anche quelli di altri celebri artisti italiani quali i tre Fratellini, Enrico Rastelli, Bruno e Flavio Togni dell’American Circus ed altri. Inoltre mi reco regolarmente in Italia, dove mi sento come a casa mia e dove ho molti cari amici. Vorrei a tale proposito ricordarne due in particolare, uno che ha fatto e fa tuttora veramente molto per il circo italiano, Egidio Palmiri e l’altro, Antonio Giarola, presidente del CEDAC di Verona, il Centro di documentazione delle Arti Circensi, dove sono presenti molti importanti documenti storici sul circo da me offerti.
Spesso, per non dire quasi sempre, lei è invitato a far parte delle giurie dei più grandi festival circensi internazionali…
È vero, quando i miei impegni ufficiali e culturali me lo consentono, mi fa un immenso piacere recarmi nelle varie città dove si svolgono queste belle e importanti manifestazioni, interamente dedicate alle arti della pista. Mosca o Latina, Figueres o Monte-Carlo, l’importante è la qualità degli artisti e il loro sorprendente talento. È soprattutto oggi che il circo ha bisogno di nuove leve per far fronte alla crisi mondiale e devo riconoscere che ci sono ottime speranze tra i giovani artisti che stanno venendo alla ribalta un po’ dappertutto nel mondo.