La rubrica Corpo Scelto, che la rivista Circo dedica agli ex allievi dell’Accademia del Circo di Verona, nel numero di agosto-settembre si occupa dei fratelli Adans e Ivan Peres. I due artisti hanno fatto della determinazione e del duro lavoro la base della loro straordinaria carriera, che li ha portati, fra l’altro, a vincere un Oro a Parigi e un Argento a Monte Carlo. E a partecipare anche adesso a festival di tutto il mondo, con l’entusiasmo di sempre. Come racconta il fratello maggiore, Adans.
di Alessandro Serena
Adans, all’Accademia del Circo eravate noti per il grande spirito di sacrificio. Da dove veniva questo attaccamento al lavoro?
Credo sia giusto partire da un po’ prima del nostro arrivo all’Accademia. Noi siamo portoghesi, e com’è noto nella penisola iberica si tengono entrambi i cognomi di padre e madre, quindi il nostro nome completo è Adans e Ivan Lopez Peres. Nostro papà, Salvador de Jesus Peres è di famiglia circense e ha due fratelli e due sorelle. In gioventù ha conosciuto nostra madre, Beatriz Lopez Calderon, danzatrice di flamenco e sono convolati a nozze. Purtroppo mia madre è deceduta lo scorso anno lasciando un vuoto incolmabile.
Siamo cresciuti al Circo Medrano e devo dire che era ed è un ambiente davvero stimolante dal punto di vista della maturazione artistica. Si tratta di un posto dove tutti lavorano molto, se c’è una cosa che impari è l’abitudine al duro impegno quotidiano. Ecco questa è una cosa che abbiamo sempre avuto ben presente io e mio fratello. Mio padre ci ha fatto frequentare lezioni di ginnastica artistica e all’età di dieci anni io e sei mio fratello eravamo già atleti di buon livello. Nostro padre poi voleva farci studiare ed aveva immaginato per noi il classico percorso di scuole superiori e università. A me non dispiaceva, però vedevo tutti i sacrifici che lui do- veva sostenere per mandarci a scuola e in fondo da qualche parte sentivo che non era quella la mia strada. Decisi così di utilizzare tutte le competenze che avevamo appreso con la ginnastica artistica. Fu proprio una decisione irrevocabile e ben presto condivisa da mio fratello. Devo dire che i nostri istruttori di allora ci incoraggiarono senza esitare, ovviamente senza nasconderci che avremmo dovuto avere grande determinazione e lavorare duro. Adesso posso ben dire che fu la scelta giusta. Certo, siamo anche stati aiutati dalla buona sorte, abbiamo avuto come primi istruttori i fratelli gemelli Sustovich, mano a mano del Circo di Mosca. Ottime persone e maestri d’eccezione.
Poi l’arrivo all’Accademia del Circo di Cesenatico. Negli stessi anni in cui si sono formati artisti d’eccezione, gli Errani, i Curatola, e molti altri.
Due anni decisivi per noi. Eravamo già più grandicelli e consapevoli dei nostri mezzi e di dove volevamo arrivare. Lì abbiamo continuato con la “scuola russa”, grazie alla presenza dell’istruttore Vladimiro Vardo, ma una presenza assai importante è stata quella di Aguanito Merzari che ci ha seguito appena iniziato, nell’importante fase iniziale all’Accademia. È vero che eravamo già ad un livello buono, ma potersi allenare in un contesto del genere, un’istituzione unica al mondo, con tanti altri giovani ambiziosi, istruttori che erano stati in passato grandi artisti, un presidente dalla personalità forte come Palmiri, tutto ciò fornisce grandissimi stimoli.
Ricordo che foste fra i primi stranieri a frequentare l’Accademia e per altro avevate già un percorso formativo notevole, quindi per la scuola fondata da Egidio Palmiri era un punto d’onore avere allievi come voi.
Per noi è stata anche un’essenziale piattaforma di lancio. Al saggio in cui ci siamo diplomati, il Signor Palmiri aveva invitato diversi prestigiosi operatori circensi. Fra questi c’era Dominique Mauclair, un personaggio che a mio parere ha avuto un peso notevole per lo sviluppo del circo nella seconda metà del secolo scorso. Fra l’altro ha inventato il Festival del Circo di Domani di Parigi, ed era all’Accademia anche per scoprire nuovi talenti. Ci ha invitato alla prestigiosa rassegna che è stata la prima vetrina importante per noi. Lì abbiamo vinto la medaglia d’Oro nella categoria Circo dell’Avvenire e abbiamo potuto farci conoscere dai numerosissimi operatori che affollavano, ai tempi, le tribune del Cirque d’Hiver. Da lì è scaturito il contratto con il Moulin Rouge, dove abbiamo trascorso cinque anni, seguito da grandi teatri di rivista e di varietà tedeschi, come il Tiger Palast di Francoforte e il Frederichst Palast di Berlino. Siamo poi stati in case importantissime come il Knie in Svizzera, il Flic Flac, anch’esso in Germania e moltissime altre.
Nella seconda metà degli anni Novanta avete affermato un nuovo stile nel mano a mano acrobatico, come ci siete riusciti?
Avevamo come idoli prima di tutto gli Alexis Bros., ovvero Paolo e Marco Lorador. Inoltre i Fratelli Pellegrini. Ma ci piacevano anche molto i Kotsuba, padre e figlio russi che avevano vinto nel 1987 il Clown d’Argento a Monte Carlo. E in effetti il nostro numero è una fusione, credo ben riuscita e fluida, di esercizi di forza e di agilità.
I festival come vetrine importanti per gli artisti.
Per noi è stato fondamentale partecipare ai festival. Dopo la felice esperienza di Parigi, la più grande soddisfazione della nostra vita è stata probabilmente il Clown d’Argento al Festival di Monte Carlo nel 2001. La realizzazione di un sogno che avevamo sin dai primi giorni che ci eravamo dedicati alla nostra professione. Ultimamente, dopo un lungo periodo di assenza dalle competizioni, abbiamo deciso di ributtarci a pesce. Abbiamo partecipato a moltisssimi festival che sono cresciuti e si sono affermati nel frattempo come Latina, Wuqiao, Massy ed altri ancora, sempre con ottimi risultati, devo dire. L’ultimo è stato in Spagna, il Festival di Albacete organizzato da Antonio Alvarez, dove abbiamo preso l’Oro. Sedici anni dopo quel primo Oro di Parigi, una bella emozione. Certo ormai siamo dei veterani e le emozioni sono diverse da allora. Però ci stimola molto sentire la scarica di adrenalina che solo queste manifestazioni ti sanno dare. Inoltre è un’ottima maniera per confrontarsi con altri artisti di tutto il mondo. E la migliore maniera per promuoversi e far conoscere il proprio lavoro, anche se siamo abbastanza noti nel nostro ambiente, ma una rinfrescatina non ci sta mai male.
Come vi tenete in forma?
Quando superi i trent’anni, per restare ad alto livello devi stare molto attento al regime alimentare, ad un costante allenamento e ad una maniera sana di vivere, anche se il mondo dello spettacolo ti constringe ad orari particolari. Tutti questi sacrifici sono possibili solo grazie ad un grande amore per il proprio mestiere.
Quali progetti avete per il futuro?
Attualmente siamo ingaggiati in un teatro a San Francisco, per l’inverno saremo in un dinner show a Monaco di Baviera e per l’anno prossimo abbiamo un grosso progetto, uno spettacolo che produrrò personalmente in Spagna, dal titolo La bouche. Del resto da qualche tempo con mio fratello e mia sorella Yasmin (che ci ha dato di recente un nipotino, Dorian) gestiamo anche una compagnia di spettacoli, la Starlight, con la quale collaboriamo spesso a produzioni di vario genere in tutto il mondo. Io poi per vari motivi ho partecipato a numerosi programmi tv a grande diffusione un po’ in tutta Europa e ho quindi una carriera parallela (che però non mi distrae dal mio lavoro principale) come personaggio televisivo. Poi c’è anche la vita privata, mio fratello Ivan di recente si è sposato con Shae, una ballerina del Moulin Rouge, anche lei poi diventata protagonista di numeri aerei. Io sono divorziato e al momento resto single.
Conosciamo la tua discrezione a proposito, ma vuoi dirci qualcosa riguardo alla tua esperienza con S.A.S. Stephanie e sul suo amore per il circo?
Posso solo dire che la mia relazione con la Principessa Stephanie ha segnato in maniera indelebile la mia vita. Un’esperienza incredibile ed indimenticabile. Il suo grande amore per il circo è dimostrato e confermato ogni anno attraverso lo splendido lavoro che fa a Monaco con il Festival Internazionale del Circo di Monte Carlo, fondato da S.A.S. il principe Ranieri, suo padre, che le ha trasmesso il grande affetto e considerazione per la gente, la tradizione e la vita del circo.
Da artisti ingaggiati all’estero come vi pare la situazione del circo in Italia?
A proposito di Monte Carlo, è ben noto come l’Italia abbia una grande tradizione ed un ricco palmarès nella più importante manifestazione del mondo del circo. Certo tutti i feedback che abbiamo, sia dai nostri amici e colleghi, che dai mass media in generale, ci descrivono una situazione economica molto difficile. Pare che anche i circhi più importanti, anche se riescono a continuare a garantire la qualità, fanno molta fatica a far venire la gente al circo. Speriamo passi presto. E’ soprattutto per questo che molti artisti di un buon livello, anche se magari hanno affetti e radici nel Belpaese, preferiscono alla fine lavorare all’estero, perché i cachet non sono neppure lontanamente comparabili. Del resto questo è uno dei principali vantaggi della nostra professione. Il poter scegliere dove lavorare avendo come mercato il mondo intero. E poter mostrare la propria arte a spettatori di ogni continente.