Che il circo sia nato a cavallo, lo sanno tutti gli appassionati e non solo loro, però forse è meno risaputo che le prime discipline equestri furono quelle acrobatiche, il volteggio e tutte le sue varie derivazioni. Solo molto più tardi si diffuse la cavalleria in libertà che, presentando gruppi sempre più imponenti, nel Novecento a poco a poco soppiantò l’acrobazia a cavallo, a partire più o meno dagli anni ’50.
Questo circo, nato grazie al patron Vittorio Medini ed alla moglie Wanda Caveagna, si propose come una realtà particolare di quel periodo, nessuna ambizione di grandezza o di concorrenza con complessi maggiori, al contrario la scelta di offrire un ambiente e uno spettacolo più familiare, ma sempre molto curato nella qualità artistica. E in questo circo si presentano molti numeri di acrobazie equestri, caso quasi unico in quel periodo. Nella grande famiglia Medini le discipline più praticate sono l’acrobatica e la giocoleria, ma Vittorio in gioventù è stato anche cavallerizzo, insieme al fratello Orlando. Per parte di madre invece l’acrobazia equestre entra nel Dna della famiglia Caveagna, che vanta tanti e validi cavallerizzi. Logico che i genitori, per passione e per tradizione, spingano i figli più grandi verso queste specialità. Ma entrambi sanno che, fra gestione del circo e della famiglia, non hanno abbastanza tempo per insegnare come si deve una disciplina così impegnativa, e scritturano appositamente un maestro. Prima Robert Althoff, della grande dinastia tedesca celebre anche per i suoi validi addestratori: è lui che forma i cinque Medini destinati a diventare cavallerizzi, dalla primogenita Mariangela all’ultimogenita Denise. In mezzo, in ordine di età, Pierino, Luana e Giovanni. Dopo Althoff arriva Romolo Gallingani, classe 1912, dal cognome forse meno conosciuto ma grande artista in gioventù al Jockey e alle piramidi equestri.
Luana si esibisce anche come cavallerizza classica, con acrobazie varie fino al salto mortale da cavallo a cavallo (che pochi al mondo erano in grado di fare), esercizio eseguito per molti anni con uno stile raramente riscontrabile. Infine tutti e quattro i fratelli si esibivano nel jockey di famiglia, un numero di forte effetto scenico, divenuto già in quegli anni una rarità, e che terminava con un perfetto arrivo in piedi sul cavallo di tutti gli artisti.
Facile quindi immaginare, in un circo medio come il Città di Milano, quale forte effetto di suggestione e di dinamismo apportavano così tanti numeri equestri. I loro protagonisti erano tutti giovani, ragazzi pieni di entusiasmo e di impegno, che si presentavano in maniera semplice ma ricca di comunicativa. Anche i costumi sono molto belli, eleganti, nel solco di una tradizione direi quasi obbligata per questi numeri.
Il circo Città di Milano manterrà questa forte connotazione equestre fino alla fine degli anni ’70. Poi le due sorelle si sposano e lasciano la famiglia. Mariangela va nelle giostre, Luana sposa Enis Franchetti e continua con lui a presentare nel circo di Barcellona la ballerina al panneau e il passo a due per circa una decina d’anni.
Le discipline equestri sono forse quelle che esprimono meno il concetto di addestramento, perché, soprattutto nell’acrobazia, il vero protagonista è l’uomo più che l’animale. Ma non bisogna essere grandi esperti per capire che un bravo acrobata equestre può diventare veramente tale solo se gli animali con cui lavora sono perfettamente addestrati e soprattutto se si riesce a stabilire un’intesa completa fra uomo e animale, che devono muoversi come fossero un’unica creatura. I numeri equestri nel circo hanno sempre espresso proprio questo concetto estetico e culturale: l’intesa fra uomo e cavallo, quell’intesa che ha reso possibile tante conquiste umane. Gli anni Settanta sono gli anni in cui l’estetica di tutti i numeri con gli animali abbandona sempre di più l’immagine dell’uomo domatore-dominatore, e sviluppa numeri basati sul rispetto, sul rapporto tranquillo, anche confidenziale, con gli animali.
Le acrobazie equestri sono un’espressione forte di questo “lavorare insieme” recuperato dalla tradizione e che troverà presto sempre più cultori anche con animali diversi dal cavallo. I fratelli Medini nel contesto nazionale contribuirono anch’essi, e non poco, a dare la giusta immagine dei numeri circensi con animali, in particolare poi trattandosi di numeri così impegnativi e ormai rari.
Ettore Paladino