Che il circo sia nato a cavallo, lo sanno tutti gli appassionati e non solo loro, però forse è meno risaputo che le prime discipline equestri furono quelle acrobatiche, il volteggio e tutte le sue varie derivazioni. Solo molto più tardi si diffuse la cavalleria in libertà che, presentando gruppi sempre più imponenti, nel Novecento a poco a poco soppiantò l’acrobazia a cavallo, a partire più o meno dagli anni ’50.
Negli anni Settanta in Italia, ma non solo, nel circo esplosero innovazioni di modernità, l’uso sempre più raffinato della musica, delle luci, delle coreografie e di scenari particolari come l’acqua e il ghiaccio. Furono gli anni in cui le imprese con maggiori disponibilità presero la strada del kolossal, mentre i circhi piccoli e medi si sforzavano comunque di presentare spettacoli di buon livello artistico e tecnico. Ne ricordiamo uno in particolare perché ci dà la possibilità di parlare di alcuni artisti che furono protagonisti in quegli anni di numeri equestri: i fratelli Medini del circo Città di Milano.
Questo circo, nato grazie al patron Vittorio Medini ed alla moglie Wanda Caveagna, si propose come una realtà particolare di quel periodo, nessuna ambizione di grandezza o di concorrenza con complessi maggiori, al contrario la scelta di offrire un ambiente e uno spettacolo più familiare, ma sempre molto curato nella qualità artistica. E in questo circo si presentano molti numeri di acrobazie equestri, caso quasi unico in quel periodo. Nella grande famiglia Medini le discipline più praticate sono l’acrobatica e la giocoleria, ma Vittorio in gioventù è stato anche cavallerizzo, insieme al fratello Orlando. Per parte di madre invece l’acrobazia equestre entra nel Dna della famiglia Caveagna, che vanta tanti e validi cavallerizzi. Logico che i genitori, per passione e per tradizione, spingano i figli più grandi verso queste specialità. Ma entrambi sanno che, fra gestione del circo e della famiglia, non hanno abbastanza tempo per insegnare come si deve una disciplina così impegnativa, e scritturano appositamente un maestro. Prima Robert Althoff, della grande dinastia tedesca celebre anche per i suoi validi addestratori: è lui che forma i cinque Medini destinati a diventare cavallerizzi, dalla primogenita Mariangela all’ultimogenita Denise. In mezzo, in ordine di età, Pierino, Luana e Giovanni. Dopo Althoff arriva Romolo Gallingani, classe 1912, dal cognome forse meno conosciuto ma grande artista in gioventù al Jockey e alle piramidi equestri.
Vediamo quindi più in dettaglio questi numeri equestri ed i loro protagonisti. Un tocco di eleganza e suggestione con la ballerina al panneau, presentata prima da Mariangela, con la particolarità di lavorare senza tavoletta, e poi anche da Luana. Le due ragazze con i fratelli presentano due numeri di passo a due, uno classico, di solito con Mariangela e Pierino, e l’altro comico in cui Luana si traveste da uomo e Giovanni da donna. Sia il panneau che il passo a due presentano una serie di figurazioni eseguite con abilità e stile, fino alla doppia colonna nel passo a due. Sono bellissimi quadri che trasportano lo spettatore in un’atmosfera di vero circo equestre.
Luana si esibisce anche come cavallerizza classica, con acrobazie varie fino al salto mortale da cavallo a cavallo (che pochi al mondo erano in grado di fare), esercizio eseguito per molti anni con uno stile raramente riscontrabile. Infine tutti e quattro i fratelli si esibivano nel jockey di famiglia, un numero di forte effetto scenico, divenuto già in quegli anni una rarità, e che terminava con un perfetto arrivo in piedi sul cavallo di tutti gli artisti.
Facile quindi immaginare, in un circo medio come il Città di Milano, quale forte effetto di suggestione e di dinamismo apportavano così tanti numeri equestri. I loro protagonisti erano tutti giovani, ragazzi pieni di entusiasmo e di impegno, che si presentavano in maniera semplice ma ricca di comunicativa. Anche i costumi sono molto belli, eleganti, nel solco di una tradizione direi quasi obbligata per questi numeri.
Ai giovani Medini nel 1975 si aggiunge la piccola Denise di soli quattro anni. Con lo spirito di emulazione naturale in qualsiasi bambino di quell’età, specie in un contesto così intenso come il circo, Denise gioca sempre più spesso a imitare le brave sorelle maggiori. Arriva anche un regalo speciale, una cavallina nera tutta per lei, l’ormai celebre Moretta. Il maestro Althoff comincia a insegnare anche a lei e a intuire le sue doti di artista. Ed è proprio lui che lancia l’idea di creare un vero e proprio numero. Denise impara e debutta in fretta presentandosi nel volteggio con lo stile impeccabile di una bambina della sua età che però non chiede al pubblico nessuno sconto artistico. Seria, precisa, assolutamente compenetrata nel suo ruolo, si impegna con la diligenza di un adulto.
Il circo Città di Milano manterrà questa forte connotazione equestre fino alla fine degli anni ’70. Poi le due sorelle si sposano e lasciano la famiglia. Mariangela va nelle giostre, Luana sposa Enis Franchetti e continua con lui a presentare nel circo di Barcellona la ballerina al panneau e il passo a due per circa una decina d’anni.
Le discipline equestri sono forse quelle che esprimono meno il concetto di addestramento, perché, soprattutto nell’acrobazia, il vero protagonista è l’uomo più che l’animale. Ma non bisogna essere grandi esperti per capire che un bravo acrobata equestre può diventare veramente tale solo se gli animali con cui lavora sono perfettamente addestrati e soprattutto se si riesce a stabilire un’intesa completa fra uomo e animale, che devono muoversi come fossero un’unica creatura. I numeri equestri nel circo hanno sempre espresso proprio questo concetto estetico e culturale: l’intesa fra uomo e cavallo, quell’intesa che ha reso possibile tante conquiste umane. Gli anni Settanta sono gli anni in cui l’estetica di tutti i numeri con gli animali abbandona sempre di più l’immagine dell’uomo domatore-dominatore, e sviluppa numeri basati sul rispetto, sul rapporto tranquillo, anche confidenziale, con gli animali.
Le acrobazie equestri sono un’espressione forte di questo “lavorare insieme” recuperato dalla tradizione e che troverà presto sempre più cultori anche con animali diversi dal cavallo. I fratelli Medini nel contesto nazionale contribuirono anch’essi, e non poco, a dare la giusta immagine dei numeri circensi con animali, in particolare poi trattandosi di numeri così impegnativi e ormai rari.
Numeri che, pur nella loro difficoltà di preparazione e di esibizione, in quel periodo e negli anni successivi furono cercati sempre di più dai direttori di circo più sensibili. Nel 1975 Leonida Casartelli vuole fortemente, e riesce nell’impresa, riportare in Italia e nel suo circo la troupe Caroli, formatasi alla scuola del grande Enrico. All’estero i neonati Cirque à l’ancienne dei Gruss e Roncalli di B. Paul, con il loro stile più o meno dichiaratamente ispirato alle origini del circo, pongono come capisaldi dei propri spettacoli i numeri di acrobazia equestre, aspetto che si manterrà più o meno fino ai giorni nostri. E anzi oggi possiamo dire che sulle piste di questi circhi è passato il meglio dell’acrobazia equestre europea. I giovani Medini, con il loro impegno e passione artistica, arricchirono il proprio circo e contribuirono all’evoluzione dello spettacolo e dell’estetica con gli animali. Vanno ricordati non solo in quanto eredi di una tradizione di famiglia, ma anche come precursori di una tendenza espressa dai circensi più sensibili e più appassionati delle discipline equestri, che, quando ben presentate, costituiscono un ottimo messaggio per una valorizzazione dello spettacolo fatto insieme da uomini e animali.
Ettore Paladino