Verso l’assemblea ENC: il Fus, la nascita dell’Accademia e la questione animalista

Fu feeling fra i socialisti e il circo. Bettino Craxi riceve da Egidio Palmiri una copia della Storia del Circo di Cervellati
Introduce il Fus, fondo unico per lo spettacolo: “Per il sostegno finanziario ad enti, istituzioni, associazioni, organismi ed imprese operanti nei settori delle attività cinematografiche, musicali, di danza, teatrali, circensi e dello spettacolo viaggiante, nonché per la promozione ed il sostegno di manifestazioni ed iniziative di carattere e rilevanza nazionali da svolgere in Italia o all’estero, è istituito, nello stato di previsione del Ministero del turismo e dello spettacolo, il Fondo unico per lo spettacolo”, recita l’art. 1 della legge 163.
E’ in questa fase, nella quale lo Stato comincia a destinare fondi anche per dare concretezza a progetti innovativi, che Egidio Palmiri pensa di poter coronare il sogno di una scuola del circo. Il modello ce l’ha già ben chiaro perché lo ha visto all’opera in Lettonia: dovrà essere un centro di formazione d’eccellenza, di tipo convittuale, cioè organizzato come una sorta di college, in grado di preparare alle discipline del circo ma anche di curare la formazione scolastica. Dal concepimento del sogno alla sua materializzazione passeranno molti anni, ma alla fine ecco il debutto: è il maggio del 1988 quando nell’area del quartiere invernale della famiglia di Enis Togni s’inaugura l’Accademia del Circo. Resterà a Verona per due anni, quindi il trasferimento a Cesenatico, nel 1990, fino al ritorno “a casa” nel 2004, prima in via Francia per poi stabilirsi definitivamente in via Tirso, attuale location dell’Accademia. Il resto è una storia spesso raccontata, fatta di bravi istruttori, di figure decisive come Leda Bogino prima e Ivana Cipollina poi, e di un palmarès ricchissimo e prestigioso, che continua a crescere. Tutto raccontato sul portale dell’Accademia d’Arte Circense.
Qual è la consistenza della presenza dei circhi in Italia in quel periodo? L’ha ricostruita nella sua tesi di laurea in giurisprudenza (conseguita col massimo dei voti) Antonio Buccioni. Nel 1981 i circhi sono 109, suddivisi fra quelli a dimensione familiare (86), medie imprese (14) e a dimensione industriale (9).
Negli anni 80 esplode anche il fenomeno delle battaglie animaliste che, va chiarito subito, sono promosse da associazioni che “sfruttano” la popolarità del circo per farsi conoscere, andando al traino di una forma di spettacolo davvero popolare. Con molto coraggio, nel 1988 l’Ente Nazionale Circhi firma con la maggiore associazione animalista, l’Enpa, un protocollo d’intesa davvero d’avanguardia sul mantenimento e la stabulazione degli animali nei circhi. Come ha scritto Ettore Paladino su Circo, “fu un momento importantissimo, proprio perché fu l’occasione per considerare la presenza degli animali nei circhi come un aspetto da discutere, su cui confrontarsi, senza restare fermi su sterili e violente contrapposizioni. E sicuramente entrambi gli Enti sottoscrittori ne guadagnarono in immagine e stimolo a migliorare. I circhi impegnarono risorse umane ed economiche per adeguarsi agli standard richiesti dal protocollo. Purtroppo, vuoi per incomprensioni e diffidenza reciproca, vuoi per un atteggiamento chiuso della sua stessa base, l’ENPA, a distanza di pochi anni, rinnegò l’accordo, anche per non trovarsi isolata nel chiassoso coro delle altre associazioni consorelle”.

Walter Nones. La prima sentenza su circhi e animali si deve al Tar di Trento. A fare le spese del divieto imposto dal comune di Rovereto fu Moira Orfei, ma il Tar diede torto al Comune
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