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Romy Meggiolaro: il sogno americano

Romy Meggiolaro è un altro dei volti nuovi del panorama circense italiano. Ha la segatura nel sangue. Giovane, intraprendente e con un curriculum che vanta già un nutrito bouquet di esperienze, racconta il suo percorso artistico che va dal Circo di Nando, Liana e Rinaldo alle grandi navi che attraversano gli Stati Uniti, passando per la formazione all’Accademia del Circo.

Romy Meggiolaro

Romy Meggiolaro

Raccontaci di te e della tua famiglia.
Sono nata a Parma nel 1988. La mia famiglia da parte di mia mamma Ines Gambarutti è circense da generazioni, proviene addirittura dai saltimbanchi. Mio papà invece è un fermo che proviene da una famiglia benestante di Mestre, la famiglia Trevisan. Ha iniziato a viaggiare quando ha cominciato a lavorare per un luna park, col tempo si è appassionato al monociclo e a 18 anni ha iniziato a praticare il numero del muro della morte partendo con la famiglia Manfredini dove è rimasto per più di sette anni e con la quale ha girato il mondo. Durante questi viaggi, una volta ritornato in Italia, conosce mia mamma che lavorava nel proprio circo di famiglia e così si sposano a Napoli. La nostra vita nel circo inizia proprio lì, al grande circo di mio zio Nando Orfei dove mio padre abbandona il monociclo perché affascinato dall’universo delle belve feroci, diventando quindi domatore. Ho anche due fratelli, Massimiliano e Bruno. Il primo è stato giocoliere e clown ma ha lasciato il circo a 20 anni perché si è sposato. Bruno è stato un volante e trapezista washinghton. Poi ha ereditato da mio papà la passione per gli animali che continua a praticare.

Che cosa fa oggi?
Ha iniziato a esplorare il mondo dei rettili, mio padre lo ha appoggiato e gli ha regalato un rettilario con il quale spesso gira mettendo in mostra gli animali. Ma ha anche creato un numero particolare e con gli anni è riuscito ad entrare nel Guinness dei primati tenendo una tarantola in bocca per più di tre minuti e soffiando contemporaneamente più di 300 bolle di sapone.

Quando ti sei affacciata al cerchio di segatura?
Sono cresciuta nel circo di mio zio Nando dove ho vissuto fino all’età di 15 anni. Lì ho imparato l’amore per la pista e ho appreso la passione per il vero mondo circense. All’epoca il circo di Nando, Liana e Rinaldo era frequentato da molta gente famosa che veniva a trovare la vera famiglia Orfei ed era consuetudine che sportivi, vip o politici venissero al circo e si fermassero a parlare con gli artisti. Di conseguenza anche noi bambini avevamo l’opportunità di conoscere queste persone.

Romy piccolissima in braccio al cugino Paride Orfei da Giovanni Paolo II

Romy piccolissima in braccio al cugino Paride Orfei da Giovanni Paolo II

E’ stato allora che hai mosso i primi passi dentro la pista?
Sì, mi nutrivo degli spettacoli davvero incredibili che andavano in scena. Poi ho conosciuto la mia prima maestra, Sneja Nedeva, moglie di mio cugino Paride Orfei. E’ lei che mi ha insegnato il numero di hula hoop.

Hai continuato ad apprendere l’arte in pista?
No, a 15 anni sono entrata a far parte dell’Accademia del Circo a Verona. Sono stata lì per tre anni e mi sono specializzata in antipodismo.

Qual era la tua giornata tipo?
Ognuno aveva un piano diverso a seconda dell’età, del tipo di scuola frequentata, della specializzazione scelta. Era una cosa a cui il fondatore Egidio Palmiri e la direttrice Ivana tenevano particolarmente. Io mi alzavo alle 6.30 e andavo a scuola a Verona dove frequentavo l’istituto per operatore grafico multimediale. Si tornava in Accademia, si pranzava, si dedicava un’ora e mezza ai compiti e poi ci si allenava con il proprio maestro. Il sabato potevamo andare al cinema e la domenica o si poteva girare per Verona oppure chi, come nel mio caso, aveva i genitori che abitavano vicini poteva anche tornare a casa.

Chi sono stati i tuoi insegnanti?
Le arti di danza e di equilibrismo le ho apprese da Lilli e Hristo Matev mentre la mia insegnante di ballo era Elena Grossule. E poi l’antipodismo l’ho imparato dal grande Eugenio Larible.

Con Ambra e Gioia Orfei

Con Ambra e Gioia Orfei

Com’è stato avere Eugenio Larible come insegnante?
E’ un maestro di arte e di vita. Provavo con lui quattro ore al giorno e faceva lezione a me e alle sorelle Azzario. Nei momenti di pausa ci raccontava storie di vita, di circo e di lavoro. Ci preparava moralmente al mondo del circo e della sua pratica. Uno degli insegnamenti più importanti che mi ha lasciato è stato che è molto meglio fare poco ma farlo bene.

Dopo qual è stato il tuo percorso lavorativo?
Sono uscita dall’Accademia a 18 anni e con la mia famiglia ho iniziato a lavorare presso complessi famigliari circensi italiani come Bellucci, Errani, Martini, D’Amico, Vassallo, Rossi. Inoltre ho ripreso a lavorare con il circo di mio zio Nando.

Hai avuto modo di fare spettacoli anche fuori dal circo?
Sì, ho lavorato in vari parchi tematici come Le Navi di cattolica, Italia in miniatura e ho fatto vari spettacoli televisivi e gala come Circo Massimo o il Golden Circus. Grazie a mia cugina Ambra Orfei e alla sua agenzia mi sono trovata a lavorare anche per eventi privati come ad esempio per la Microsoft o per la Ferrari oltre che vari altri eventi molto belli a Milano.

Com’è stato lavorare con Ambra?
Da mia cugina ho imparato l’amore per la cura maniacale nei confronti dei propri numeri, come si costruisce una coreografia, quale costume è più adatto, quale make-up e quale luce. Insomma tutto quello che è utile per rendere affascinante un numero e infatti oggi sono tutti elementi che creo da me.

Nel numero di antipodismo

Nel numero di antipodismo

Che numero porti in giro?
Il numero di antipodismo che ho preparato insieme ad Eugenio Larible. Poi di volta in volta lo si modifica proprio grazie alla coreografia, al costume e ai vari elementi di scena.

Recentemente sei stata molto all’estero?
Sì, da un anno a questa parte lavoro per una compagnia americana, la Cirque Dreams, un’agenzia di live entertainment che realizza spettacoli in stile contemporaneo portandoli su navi, parchi a tema e anche a Broadway. Io lavoro su una nave che si chiama Norwegian Breakaway, una delle più grandi al mondo ed è stata inaugurata lo scorso anno. Siamo partiti dall’Europa e abbiamo fatto traversate fino a New York. La nave poi fa la spola tra New York, le Bermuda e l’Europa.

Qual è il tuo ruolo nello show?
La particolarità di Circus Dreams è che sulla nave presenta spettacoli che sono stati ospitati a Broadway. Io mi esibisco sempre nel mio numero di antipodismo che è però inserito in un contesto particolare. Infatti lo spettacolo che anche io presento si chiama Jungle Show e io interpreto una tarantola.

romy-meggiolaro-colombeCome ti trovi, dopo i tuoi anni al circo, ad esibirti su una nave?
E’ qualcosa di totalmente diverso. Fino adesso è stata l’esperienza più bella che ho fatto, anche se il mio cuore rimane sempre con il circo di mio zio Nando. Questo è un nuovo modo di fare circo, è molto appagante sia dal punto di vista lavorativo che morale sebbene sia anche faticoso. Ci esibiamo due volte al giorno e io faccio molte entrate durante lo show. Forse la fatica più grossa è che, a differenza del circo, il Jungle Show è un dinner show, quindi sebbene la gente venga con lo spirito di divertirsi non è comunque un pubblico attento e silenzioso. Resta un’esperienza bellissima che mi permette anche di poter vedere e vivere città come New York e Miami nei giorni di pausa, e mi consente di conoscere tanti artisti provenienti da varie parti del mondo. Infatti in nave sono l’unica italiana, gli altri artisti sono messicani, russi, ucraini. A fine febbraio ripartirò ancora per l’America con molto entusiasmo e voglia di fare.

Fino a febbraio che impegni avrai?
Il Golden Circus Festival di mia zia Liana. Sono qui per accompagnare mio fratello Bruno, gli ho coreografato e scenografato il numero che presenta e per il debutto ci sarò anche io. Poi tornerò sicuramente al circo di Nando per andare a salutare un po’ la mia famiglia.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per ora sono molto contenta dell’esperienza americana e se dovessi fare un nome per un sogno futuro direi sicuramente il Cirque du Soleil. Ma mi ritengo una persona molto fortunata, amo la mia vita ogni giorno di più e ho l’opportunità di fare quello che mi piace. Il mio progetto è di poterlo fare ogni giorno migliorandomi sempre più.

Stefania Ciocca

L’intervista a Romy Meggiolaro è pubblicata sulla rivista Circo gennaio 2014

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