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Pordenone: i perché del ricorso al Tar

In relazione agli articoli “Circo respinto chiede i danni al Comune” e Animalisti in rivolta: «Mosse ricattatorie», pubblicati in data 16 ottobre sul sito del Messaggero Veneto, l’Ente Nazionale Circhi ha inviato al quotidiano la seguente nota del presidente Antonio Buccioni.

circo-millennium-belluno-internoL’Ente Nazionale Circhi, in relazione al divieto agli spettacoli con animali introdotto “contra legem” dal Comune di Pordenone, si è mosso da tempo chiedendone la rimozione. Sia gli uffici che l’assessore Vincenzo Romor, dinnanzi ai chiarimenti normativi e giurisprudenziali da noi forniti, avevano assicurato che avrebbero modificato il Regolamento comunale.
L’assessore Romor dichiarava sulla stampa che “allo stato, a negare l’accesso sul territorio comunale ad un circo che utilizza gli animali per lo spettacolo si rischia di finire davanti al giudice e anche di perdere la causa, come è successo al Comune di Ferrara che aveva un regolamento restrittivo simile al nostro, perché è la normativa nazionale a fare testo”, e concludeva con l’impegno ad arrivare in tempi brevi ad una nuova regolamentazione, rispettosa del quadro normativo. Poi probabilmente qualcuno avrà fatto cambiare idea all’assessore.
Sta di fatto che l’Ente Nazionale Circhi ha scritto all’Amministrazione comunale di Pordenone due lettere nel 2012 e altrettante nel 2013, senza ottenere una sola risposta. Non si potrà certo negare che l’E.N.C. abbia fatto di tutto per tentare un dialogo con l’Amministrazione comunale, ma trovando un muro di gomma si è visto costretto ad utilizzare l’unico strumento possibile per vedere salvaguardati diritti normativi e costituzionalmente garantiti, cioè il ricorso al Tar. Chi ritiene che proporre ricorso contro atti amministrativi ritenuti lesivi, in quanto non conformi all’ordinamento giuridico, costituisca una “mossa ricattatoria”, tradisce una strana idea di legalità e di diritto.
Merita infine una rettifica l’informazione errata e che potrebbe mettere molti sulla cattiva strada, fornita dal legale rappresentante della associazione animalista. Non è affatto vero che “il 24 settembre il Senato ha approvato lo stanziamento di fondi pubblici anche a circhi senza animali e l’azzeramento in cinque anni a quelli con animali”. Infatti nella legge approvata c’è solo la previsione che possono essere destinati “graduali incentivi in favore di esercenti attività circensi e spettacoli viaggianti senza animali, nonché esercenti di circo contemporaneo nell’ambito delle risorse ad essi assegnate”. Il taglio dei contributi ai circhi con animali è rimasto un ordine del giorno, che dunque non ha valore di norma. Questi sono i fatti, il resto chiacchiere. La spesa del pubblico per il circo in Italia – dati Siae presentati qualche settimana fa – cresce e passa dai 10.121.710, 97 milioni di euro del 2011 ai 13.930.060,14 del 2012. Quello del circo è un settore che si mantiene grazie al pubblico pagante e non con l’elemosina di Stato rappresentata dal FUS che quest’anno ha stanziato (quelli effettivamente erogati saranno meno di 2 milioni) 2 milioni e 300 mila euro – non 3 milioni – per tutti i circhi in attività. I soli canili comunali gestiti in buona parte da associazioni animaliste drenano in Italia denaro pubblico 20, 30 volte superiore.
Antonio Buccioni, presidente Ente Nazionale Circhi

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