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L’uomo cannone sempre in guerra contro il limite


La morte del giovane “uomo cannone” di appena 23 anni, avvenuta nella contea inglese del Kent durante una manifestazioni per festeggiare il ‘Bank Holiday’ di Pasquetta, è solo l’ultima di una lunga serie. Per la verità nemmeno lunghissima, considerato che si tratta di una delle attrazioni più pericolose che hanno fatto la loro fortuna nei circhi e nei parchi di divertimento americani a partire dalla seconda metà dell’800. Il giovane inglese (nome d’arte “Max the Mad Crank”) si è sfracellato al suolo e qui le versioni fornite un po’ da tutta la stampa internazionale che si è gettata a capofitto sulla notizia, divergono: c’è chi ha scritto che è caduto fuori dalla rete, e chi ha parlato di un cedimento dei sostegni che reggevano la rete stessa. Il risultato però non cambia. E’ una storia vecchissima, capace di far correre i brividi alla schiena, quella scritta dagli uomini e dalle donne “proiettile” che da qualche secolo attirano la curiosità del pubblico. E forse anche qualcosa di più: raccontano di un’antica guerra, quella combattuta contro il limite della condizione umana, che si vorrebbe infrangere anche sparandosi lontano.

Gli Zacchini su Life

E’ dal 1800 che si ripete più o meno uno stesso copione, anche se con alcune variazioni tecniche. Il primo brevetto di cannone modificato per lanciare un uomo risale al 1871 ed è del canadese George Hunt (più noto come Great Farini), un circense sui generis, un vero e proprio caso a sé. Ad essere esploso come una palla di cannone fu un travestito, tale Lulu, al Niblo’s Garden di New York. Correva, anzi volava, l’anno 1873. Due anni dopo toccò a George Loyal ad esibirsi nello stesso genere in un circo, e nel 1877 comparve in cielo la celebre miss “Zazel”. Fu scritturata da Barnum nel 1880, ammaliò folle di appassionati ma terminò la propria carriera in un letto, immobile, così ridotta da una paralisi. Alla fine dell’800 l’uomo proiettile va in soffitta per ricomparire nei primi decenni del ‘900 grazie ad una famiglia italiana che col cannone familiarizza anche troppo. Sono gli Zacchini, una dinastia circense a tutti gli effetti, che inventano la via italiana all’uomo proiettile grazie alla propulsione da una capsula ad aria compressa all’interno della bocca del cannone, mentre in precedenza il lancio avveniva con un’esplosione dello stesso tipo di quella che si verificava nella bocca da fuoco sui campi di battaglia.
L’ultimo degli Zacchini è morto a Tampa undici anni fa all’età di 87 anni e si è meritato il coccodrillo di Ennio Caretto sul Corriere della Sera: “… era stato uno dei più celebri “proiettili umani” del mondo, uno degli acrobati cioè che si fanno “sparare” a folle velocità in una rete di sicurezza. La sua scomparsa, dovuta a disfunzioni renali, ha segnato la fine di un’epoca in America: la “House of Zacchini”, la dinastia Zacchini, è stata l’idolo degli spettatori americani grandi e piccoli. Un palazzo e una strada di Sarasota, presso Tampa, portano il suo nome”. Gli States dedicarono anche un libro a “The great Zacchinis”. I grandi Zacchini.

Il russo Astronov, uomo proiettile dei nostri tempi

“Bisogna essere giovani e allenati e avere molto sangue freddo”, disse un giorno Mario per spiegare come si può finire in un cannone in attesa del colpo. “Il suo unico rammarico”, raccontò Caretto, fu quello “di non essere stato più in età e forma necessarie per esibirsi quando Hollywood lo avvicinò per un film”.
Quello dell’uomo proiettile è stato forse l’archetipo circense per eccellenza, almeno per una grossa fetta di pubblico. Tanto da colpire la fantasia di Federico Fellini. Il quale prese per buona la leggenda degli Zacchini che, nella loro residenza americana, per allenarsi si sarebbero cannoneggiati da una parte all’altra della strada perché il giardino non bastava, creando incidenti a raffica per via degli automobilisti distratti dallo strano traffico che avveniva a parecchi metri di altezza dall’asfalto.

L'uomo cannone nel film L'esplosivo piano di Bazil

“I Zacchini possedevano una casetta con un praticello, troppo stretto per consentire gli allenamenti dell’esercizio dell’uomo-proiettile. Perciò, partendo dal praticello, erano costretti a saltare la strada che fronteggiava la casetta, cadendo in un prato. Gli automobilisti ignari, vedendo quegli uomini volare da una parte all’altra della strada, davano luogo, spesso, ad incidenti, perché, sentendosi vittime di un’allucinazione, perdevano il controllo della macchina. Allora il sindaco di Tampa, la cittadina che ospitava i Zacchini – considerati, come la Torre Eiffel, una gloria locale – fece mettere un cartello così concepito: “Se vedete un uomo che vola, non spaventatevi. Sono i Zacchini che stanno provando gli esercizi”.
Fellini inventò, basandosi anche sulle cronache di Alessandro Cervellati e su articoli di stampa. Forse lo fece per rendere ancora più magica la pellicola I Clowns, almeno nella sua stesura iniziale. La scena degli Zacchini, infatti, sarebbe dovuta entrare in quel film, ma alla fine le cose andarono diversamente.
Suggestioni che s’impressero nell’immaginario collettivo negli anni immediatamente successivi alla grande guerra, anche grazie alla grande popolarità degli Zacchini. Nel 1948 la rivista Life dedicò un ampio servizio, abbastanza romanzato, a questa famiglia di acrobati spericolati.

Ildebrando Zacchini ha concluso la sua vita come pittore

La dinastia Zacchini inizio con un acrobata e pittore ferrarese di nome Ildebrando, nato nel 1868. Perse i genitori in un’epidemia di colera e si mise a lavorare come ginnasta aereo e saltatore presso varie compagnie circensi, arrotondando il proprio salario con lavori amministrativi. Sposò Nina, di famiglia benestante veneziana, e fondò il Circo Olimpico, una delle numerose arene ginnastiche che si vedevano a quei tempi e che alternavano numeri circensi a drammi, farse, rappresentazioni sacre e incontri di lotta. Ildebrando e Nina diedero alla luce nove figli: Edmondo (trapezista e clown “Pagnotta”), Hugo, Bruno (cavalleria), Jolanda (contorsionista), Olga (filferrista), Mario, Vittorio, Emanuele, Teobaldo. Vengono scritturati anche all’estero e presentano vari numeri da circo.
Ma è al Cairo, nel 1922, che debutta il pericoloso cannone made in Italy. Molte leggende girano intorno a questo esordio. E poi, di chi fu l’idea? C’è chi dice di Ildebrando, chi dell’uno o dell’altro dei figli. Pare invece sia venuta dalla osservazione dei cannoni da guerra, in un periodo in cui per fare colpo sul pubblico non si lesinava sul rischio (si pensi agli “acrobati folli”, anch’essi italiani, i fratelli Palmiri). L’attrazione prese forma grazie ad una fabbrica di Malta e Ugo Zacchini può essere considerato il primo uomo nella storia ad essere catapultato da un meccanismo ad aria compressa.
I disordini politici costringono il circo ad abbandonare l’Egitto. Si dirige a Barcellona, ma lì le autorità confiscano il cannone perché considerato “strumento bellico”. Ma ormai l’anima meccanica che consente lo show è stata messa a punto e può essere smontata da un cannone e posizionata su un altro. E così fanno, adattandolo sul posto. Diventa questa la loro gallina dalle uova d’oro, che li porta in tutto il mondo con grandissimo successo: non solo in tutta Europa ma anche in Russia e in America. Vittorio Zacchini crea poi anche un secondo cannone, tanta era la richiesta di vederli esibire contemporaneamente in più luoghi.
La svolta della vita non tarda ad arrivare. Grazie al grande trapezista Alfredo Codona, nel 1928, al Tivoli di Copenaghen, gli Zacchini incontrano John Ringling col quale firmano un contratto per 1200 dollari a settimana più un vagone privato del treno come casa viaggiante. E’ un trionfo.

Gli Zacchini a Tampa

Nel marzo del 1929 un manifesto annuncia la prima annuale del Ringling bros. And Barnum & Bailey Circus al Madison Square Garden: debutta Hugo Zacchini (piccola variazione del nome di battesimo). E’ “la sensazione del secolo!”. Assicurano gli storici del circo che questa è probabilmente la prima volta che viene coniato il termine “proiettile umano”. L’enfasi non manca, ma fa parte dello show: “Una persona vivente sparata nello spazio a violenta velocità dalla bocca di un mostruoso cannone”. La propulsione avveniva a una velocità di 80 miglia all’ora raggiungendo una punta massima di 70 piedi di altezza. Andò benissimo per la famiglia Zecchini, che rimase dieci stagioni ininterrotte col più grande circo del mondo. Nel 1930 entra in azione, come su un campo da guerra da conquistare con l’abilità e lo sprezzo del pericolo della famiglia di artisti italiana, la seconda unità del cannone, costituita da Edmondo e Vittorio. Lasciò l’America e fu scritturata dall’impresario circense George Hamid per battere a tappeto il mercato delle fiere, che si rivelerà ricco di soddisfazioni per questo genere di esibizione.
Ildebrando si stabilisce a Tampa, in Florida, che diventerà il quartier generale per le successive sperimentazioni della famiglia, generando la leggenda delle prove volanti in giardino. Il top lo raggiungono con il doppio lancio, quando Bruno e Ugo vengono sparati contemporaneamente dalla bocca dello stesso cilindro.
Ormai sono al vertice del successo e possono continuare alla grande anche lasciando la prestigiosa insegna americana. Via da Ringling si mettono in proprio e fondano la “Zacchini Bros. Show” con la quale girano per fiere e luna park. La famiglia si separa: Edmondo e Mario restano a Tampa, Vittorio e Olga a Miami, Emanuele a Sarasota, Ugo in California (dove si dedica solo alla pittura), Teobaldo si butta nella progettazione di giostre.

Una donna proiettile

Bruno negli anni ‘40 dà vita ad un altro record: fa debuttare la figlia di soli 16 anni, Silvana, nel primo numero di donna proiettile. Poi passa al duo femminile di doppio cannone, impegnando insieme a Silvana anche la zia Simone Loyal. Le seguono negli anni ‘50 altre due donne, Egle e Duina Zacchini, figlie di Edmondo. La prima verrà sfigurata da un incidente, la seconda subirà una commozione cerebrale. Ma altre Zacchini continuano ad entrare e uscire dal cannone: Flora, figlia di Emanuele, e Madelina, figlia di Vittorio. Gli ultimi Zacchini ad esibirsi sono stati il duo formato da Emmauel Zacchini Jr. con la moglie Linda e il solista Hugo jr., figlio di Edmondo.
Gli Zacchini, oltre settant’anni di attività e dodici cannoni fabbricati, contagiano emuli sparsi in varie parti del mondo. Fra quelli più noti Elvin Bale, che restò immobilizzato proprio a seguito di un incidente, l’italiano Giovanni Anastasini, il russo Andrej Anichkin (“Astronov”), che nel 2008 annunciò il suo ritiro. Ma l’uomo proiettile ha sempre il colpo in canna. Ed è pronto a partire.

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