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Luglio, tempo di bilanci all’Accademia del Circo

“L’antidoto che ci vuole per recuperare i giusti rapporti con il corpo? Poche storie, la strada giusta è il Circo. Trovarsi, come è accaduto a me la sera del 10 giugno scorso, ad assistere al Saggio finale dell’Accademia del Circo di Verona fondata da Egidio Palmiri, è esperienza multiforme che significa, fra l’altro, recuperare la memoria del corpo. Farneticazioni? Non credo proprio. Chi vive lontano dagli chapiteau è attratto da mille segnali, mille incombenze, mille discorsi che talvolta ci alienano da noi stessi e ci vietano di ricordare quanto il corpo possa essere cordiale amico dell’uomo che lo indossa. Poi, d’improvviso, una botta di circo e tutto nuovamente si rimescola in modo sano dentro di noi. E’ un invito che faccio a tutti e prima di tutti a me stesso. Venite qui, venite a vedere quale convivenza al diapason sia in questi ragazzi fra l’aspirazione a fare sempre meglio e il corpo chiamato a essere strumento di questa aspirazione”. E’ un passaggio contenuto nell’articolo che Ruggero Leonardi dedica alla “prova d’esame” degli allievi del circo, contenuto in apertura del numero di luglio della rivista edita dall’Ente Nazionale Circhi.
Gli altri servizi riguardano il Circo Errani (a cura di Stefania Ciocca), il Circo stabile di Budapest (Rebecca Magosso), Charles Knie (Francesco Mocellin) e due nuovi film recensiti da Maria Vittoria Vittori: Venere nera del regista franco-tunisino Abdellatif Kechiche, e Cirkus Columbia del regista bosniaco Danis Tanovic (Premio Oscar nel 2001 per No man’s land). Un bellissimo ritratto del clown “in America” Achille Zavatta è siglato da Massimo Locuratolo. Racconta l’impatto, per la verità non facile, del grande artista italo-francese con il Barnum: “Il fatto è che da Barnum, Ringling & soci ci si fa beffe dello spettacolo, mentre da noi si apprezza il lavoro ben fatto. Laggiù vi riempiono l’occhio con immagini sparate a velocità supersonica. Entrando in pista si ha l’impressione di stare in un incubo. Si vede una folla immensa agitarsi febbrilmente senza poter riconoscere nessun volto. Sotto il più grande chapiteau del mondo non c’è altro che una immensa parata di persone, cavalli, felini, di mezzi su ruote che arrivano, sfilano e scompaiono senza che si capisca il perché. C’è una specie di isteria del movimento che da il mal di testa”. Ancora, il progetto del Cedac sulle tracce di Ciniselli in Russia (Claudio Monti), il consiglio direttivo del Cadec (Francesco Mocellin) riunitosi a Verona e una vera e propria perla: l’Enzo Biagi che pochi immaginano. Innamorato del circo. Chi l’ha conosciuto e frequentato, Ruggero Leonardi, svela l’altro volto del maestro del giornalismo italiano.

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