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L’Osservatore Romano: “L’arte dell’allegria”

«L’allegria degli spettacoli, la gioia ricreativa del gioco, la grazia delle coreografie, il ritmo della musica costituiscono una via immediata di comunicazione per mettersi in dialogo con i piccoli e i grandi, suscitando sentimenti di serenità, di gioia, di concordia». Forte di questa convinzione, il Papa ha voluto ricevere in udienza stamane, sabato 1° dicembre, gli oltre settemila partecipanti al pellegrinaggio della gente dello spettacolo viaggiante, promosso nell’ambito dell’Anno della fede dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.
Alla vigilia dell’inizio del tempo di Avvento, nell’Aula Paolo VI si è respirata un’atmosfera natalizia di festa, con esibizioni acrobatiche e coreografiche di professionisti giunti da ogni latitudine. L’udienza — che ha vissuto uno dei momenti più singolari quando Benedetto XVI ha accarezzato due cuccioli di leone — è stata il segno di una stima e di un affetto per una realtà, quella dello spettacolo viaggiante, confermata nel discorso del Pontefice, che ha rivelato di conoscere bene «i numerosi problemi legati alla condizione itinerante, quali l’istruzione dei figli, la ricerca di luoghi adatti per gli spettacoli, le autorizzazioni per le rappresentazioni e i permessi di soggiorno per gli stranieri».

Il Papa guarda sorpreso il circo in miniatura realizzato da Giovanni Giannuzzi proprio per il Santo Padre. La fotografia è pubblicata dall'Osservatore Romano a pagina 11 insieme al discorso integrale del Papa

Tanto da auspicare che «le amministrazioni pubbliche riconoscendo la funzione sociale e culturale dello spettacolo viaggiante, si impegnino per la tutela della categoria». Da qui l’incoraggiamento alla società civile «a superare ogni pregiudizio».
Rivolgendosi direttamente agli operatori dello spettacolo itinerante, il Pontefice ha poi affermato di apprezzarne soprattutto i valori tradizionali. «Nel vostro ambiente — ha detto — si conserva vivo il dialogo tra le generazioni, il senso dell’amicizia, il gusto del lavoro di squadra. Accoglienza e ospitalità vi sono proprie». Del resto — ha concluso il Papa — «i vostri mestieri richiedono rinuncia e sacrificio, responsabilità e perseveranza, coraggio e generosità: virtù che la società odierna non sempre apprezza, ma che hanno contribuito a formare, nella vostra grande famiglia, intere generazioni».

2 dicembre 2012

L’Osservatore Romano

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