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L’Italia si mobilita contro il divieto di cultura

Cultura e spettacolo al collasso, Fus a livelli risibili, leggi che impediscono agli enti locali di investire in cultura, un ministro della Cultura assente, colloqui con i responsabili del governo e promesse non mantenute. E allora, basta: la cultura e lo spettacolo si rivolgono ai cittadini per dire loro cosa sta accadendo in Italia, per sensibilizzarli sulle conseguenze di uno stato di crisi senza precedenti nella storia repubblicana. Oggi, insieme per la prima volta, Fedeculture, Agis, Anci, Upi,Conferenza delle Regioni e Fai hanno presentato a Roma, al PalaExpo’, le Tre giornate di mobilitazione dal 26 al 28 marzo.
Ad illustrare alla stampa le iniziative, Roberto Grossi, presidente di Federculture, Paolo Protti, presidente di Agis, Andrea Ranieri, assessore alla Cultura del comune di Genova e delegato Anci per la cultura, Sofia Bosco, direttore Ufficio di Roma e rapporti istituzionali del Fai, Cecilia D’Elia, assessore alla Cultura della Provincia di Roma, per l’Upi.
Le Tre giornate saranno anticipate già domani, mercoledi 23 marzo, quando la danza manifesterà a Roma, davanti a Montecitorio, mentre l’Agis Lombardia convocherà la stampa per illustrare le iniziative di protesta; giovedì 24 sit-in dei teatri di prosa, sempre a Roma, davanti al ministero dell’Economia; venerdi 25 sciopero generale della produzione culturale e dello spettacolo e serrata di cinema e oltre 40 teatri romani, con adesioni anche fuori Lazio.
Il 26, 27 e 28 marzo (sabato, domenica e lunedi) si svolgeranno le Tre Giornate di mobilitazione con molte attività di coinvolgimento e comunicazione ai cittadini, e, domenica 27, giornata di non festeggiamenti della Giornata Mondiale del Teatro. Tra le tante iniziative, una non stop di 12 ore a Milano, al Piccolo Teatro, con letture di testi, musica e spettacoli nel chiostro del Teatro Grassi di via Rovello. A queste iniziative altre se ne aggiungeranno promosse da singoli organismi, teatri, comitati quale quello di “emergenza cultura” in Piemonte.
Per le Tre Giornate di mobilitazione è stata messa in atto una campagna nazionale di comunicazione che toccherà tutti i luoghi di cultura e spettacolo: nei cinema, nei teatri, nei musei, nelle biblioteche saranno diffusi manifesti e volantini; in molte sale cinematografiche e in tutti gli spazi che ne faranno richiesta a Federculture, sarà proiettato lo spot “Divieto di cultura” che in 30 secondi lancia al cittadino un messaggio che si sintetizza in una frase: “Il Paese senza cultura sarà più povero, ma sarai più povero anche tu”.
“Vogliamo dire a tutti, a quelli che a teatro ci vanno e a quelli che non ci vanno, che cosa sta succedendo in Italia a danno della cultura e dello spettacolo. La cultura non è uno spreco. È centrale nelle politiche economiche e sociali di una nazione”, ribadisce il presidente di Federculture, Roberto Grossi, e con lui Andrea Ranieri che sottolinea la situazione paradossale degli enti locali, cui la legge 122 impedisce di investire.
“Vogliamo comunicare – insiste Paolo Protti, presidente dell’Agis – che tutto ciò che è in pericolo nello spettacolo non riguarda solo le imprese ma tutti i cittadini. Si sta mettendo in discussione l’occupazione, la produzione, ma anche il modo di vivere, di stare insieme agli altri, di essere soggetti sociali. I tagli e le incertezze di un governo che non si assume responsabilità, che lascia un ministero senza ministro, stanno producendo danni gravissimi: si sta fermando la produzione in ogni settore dello spettacolo, con effetti che hanno non solo valore economico, ma anche culturale. La nostra mobilitazione non si fermerà il 28 marzo, continueremo a lottare, a sollecitare le istituzioni affinché si assumano le loro responsabilità, affinché facciano riforme senza fare ricorso a parcellizzazioni finalizzate solo a salvare pochi soggetti. Continueremo a lottare perchè non venga cancellato un patrimonio che rende unico il nostro paese, un patrimonio che in ogni occasione possiamo mostrare con pieno e giustificato orgoglio. Noi, con lo spettacolo e con la cultura siamo gli ambasciatori dell’Italia, rappresentiamo il biglietto da visita che viene mostrato agli stranieri e nelle occasioni più importanti. Questo siamo; se lo ricordi anche chi ci governa”.
Preoccupatissimi gli enti locali, rappresentati oltre che da Ranieri, anche da Cecilia D’Elia, per la Provincia di Roma: “Siamo sotto la soglia di sopravvivenza, siamo a un punto di non ritorno. E adesso, però, è cresciuta, e dovrà ancora crescere, la consapevolezza dei cittadini. La cultura è il grande patrimonio dell’Italia e non deve morire; se muore la cultura, muore il Paese”. “Ci rivolgiamo alla gente – conclude Sofia Bosco del Fai – perché ormai le istituzioni hanno perso credibilità. I tagli e la miopia con cui vengono decisi gridano vendetta: tutti dobbiamo indignarci e reagire”. E, infine, un appello comune al prossimo ministro dei Beni e Attività Culturali: “Subito una seria inversione di tendenza”.

Roberta Romei, Giornale dello Spettacolo

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