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Le vie del circo sono infinite ma non tutte credibili

di Michele Casale

Le immagini del servizio sono tratte da vari spettacoli del Cirque du Soleil

E’ inevitabile imbattersi in un circo. In qualunque parte del pianeta esiste qualcosa inerente all’arte circense: circo-teatro, scuola di circo, festival, arte di strada. Le proposte sono diventate infinite, ma molto spesso la qualità non è direttamente proporzionale all’offerta. Capita spesso di ascoltare pareri e a volte anche farneticazioni, che danno l’impressione di assomigliare ai postumi di una notte di alcool, di esperti del settore che si ostinano quasi sempre a farne semplicisticamente una questione pro o contro l’utilizzo degli animali.
E’ irrispettoso prima di tutto per il circo stesso e per quello che rappresenta nell’immaginario collettivo. E’ una delle forme d’arte per eccellenza, anche se sovente bistrattata, che per emozionare ha bisogno davvero di poco. Non è così raro cogliere gli occhi lucidi di uno spettatore per un semplice e poetico salto nel vuoto, anziché per un triplo salto mortale eseguito senza sentimento e trasporto. Del resto, a cosa serve l’abilità tecnica senza la capacità di sapersi presentare al pubblico in una veste drammaturgica e poetica efficace? Probabilmente a nulla. Ne è stato un esempio il Circo Bidone: una compagnia di artisti tutt’altro che affermati, partita da Parigi nel 1968 con due carrozzoni trainati da cavalli. Spettacolo minimalista, suggestivo e con pochissime attrazioni, ma ricco di poesia e contaminazioni di ogni genere.
Di contro, non mancano i detrattori del Festival di Montecarlo, dove dal 1974 (anno della sua nascita), si è scelto di prediligere quasi sempre il numero sensazionale e tecnicamente perfetto, col principale obiettivo di stupire il pubblico.

Guy Laliberté

Molte sono le riflessioni, ma portano tutte ad un’unica domanda: come si colloca oggi il circo all’interno del mondo dello spettacolo? Sicuramente sta riacquistando terreno lì dove punta all’innovazione. Ciò non vuol dire rinnegare la tradizione ma semplicemente creare un prodotto artisticamente credibile e al passo con i tempi. Guy Lalibertè, ideatore e fondatore del Cirque du Soleil, è partito dal concetto di circo classico per dare alla luce i suoi show fantastici che tutti conosciamo e non a caso molti degli artisti dei quali si avvale provengono dal circo tradizionale. Ha avuto l’illuminazione e l’intuito di capire che uno spettacolo di circo per funzionare ha bisogno non solo di abilità, ma anche di una regia adeguata, di un progetto artistico ben definito, musiche originali e tanto altro.
E’ imbarazzante assistere non di rado a performance decenti, ma accompagnate da musiche dance o house senza nesso e logica. Accade anche di frequente che il Cirque du Soleil sia bollato superficialmente come un musical. Frutto molte volte di posizioni protezioniste assolutamente controproducenti. Sarebbe sicuramente più opportuno per tutti, far tesoro dei suggerimenti che arrivano da una multinazionale del circo che ha un riconosciuto successo di pubblico a livello planetario.
Il circo svizzero Knie, sempre attento alle novità, ha colto il talento di Lalibertè e del suo staff fin dal 1992, allestendo insieme una tournèe con la presenza in pista di cavalli ed elefanti.
E’ ora di affiancare al pubblico popolare (linfa vitale del circo classico), un pubblico più ricercato, che di solito frequenta altri tipi di spettacoli. Un valido contributo e più di una speranza arrivano dalle tante scuole di circo sparse per l’Europa: Spagna, Francia, Italia, Germania. La mancanza di idee, sopperita dalla pubblicità ingannevole, produrrà sempre meno effetto e attenzione. Per tutti quelli che pensano che per fare un circo sia sufficiente un colorato chapiteau ed i mezzi fiammanti in bella mostra, il tempo è già scaduto.

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