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Kodanty alla francese

Paolo Codanti

Paolo Codanti ha 69 anni, una voce vispa e giovanile, tanti propositi per il futuro e una non del tutto celata rassegnazione nei confronti della scarsa valutazione che viene riservata ai circensi. Il Circo Codanti da un anno a questa parte ha preso la denominazione francese di Cirque Kodanty dato l’affetto di Paolo per questo Paese dove si è esibito in diverse occasioni. Ora si trova ai Lidi Estensi, in provincia di Ferrara, dove resterà sino a metà agosto. L’estate è bollente sotto molti punti di vista, non solo quello climatico.
Sappiamo che in questa tappa del vostro giro avete avuto qualche problema coi comuni, che cosa è successo?
Si, la solita storia per cui ciò che è sempre andato bene per Milano, Roma o qualsiasi altra città, in un altro comune non viene accettato. Qui in provincia di Ferrara avere a che fare con la burocrazia è stata una sfida e uscirne sani è stata dura. Questa volta nello specifico ci hanno fatto storie per i permessi relativi alla struttura e si sono concentrati sul contestare le firme: pretendevano che quelle apposte dall’ingegnere sul nullaosta che avevamo presentato dovessero essere originali mentre noi utilizzavamo sempre le copie ed era andato bene a tutti. Così abbiamo dovuto fare un centinaio di chilometri, perdere tempo, consumare benzina, per andare dall’ingegnere che in precedenza ci aveva rilasciato il permesso e farci consegnare gli originali. E tutto ciò succede il giorno prima della data prevista per il nostro arrivo quando abbiamo comunicato il calendario della nostra presenza già con sette mesi di anticipo. E’ assurdo, ma è così.
Come si è risolta?
Ci siamo mossi per recuperare i documenti ma intanto per i primi giorni siamo rimasti senza autorizzazione. Ad ogni modo siamo stati in grado di cominciare con il nostro lavoro, ma il problema è che la nostra professionalità non è per niente riconosciuta.
In che senso?
Per esempio basta guardare la questione degli ingegneri: i nostri permessi circa la struttura vengono firmati da laureati che non sanno nulla del circo, ci vengono a dire che quel palo non si mette in quel modo quando noi non conosciamo altra realtà che questa, montiamo e smontiamo il circo da una vita, sappiamo come lavorare in caso di neve o sotto il sole. E in casi come questi, davanti al funzionario tecnico che deve darci il famoso permesso per poter lavorare, dobbiamo tacere e fare la parte degli ignoranti. O ancora i problemi che abbiamo con l’Enel: noi firmiamo un contratto, otteniamo l’allacciamento, paghiamo la bolletta e dopo 90 giorni se il consumo effettivo è stato inferiore a un certo standard l’Enel ci restituisce qualcosa, se invece è stato superiore ci viene fatta pagare una mora
aggiuntiva per l’esubero e per il ritardo con cui avverrà il pagamento!
Lei di che cosa si occupa nel circo?
Ora sono annunciatore e mi occupo della regia. Mi limito a questi ruoli e a supervisionare un po’ la si- tuazione perché, come si dice, “l’occhio del padrone ingrassa il cavallo” e essere presenti si traduce in un miglior lavoro da parte degli altri membri del circo.
E si occupa anche della parte organizzativa legata alle piazze, alle richieste, alla burocrazia? Assolutamente no, il mio fegato ormai è andato! Ho passato il lavoro a un giovane intraprendente. E’ il mio segretario, oltre che artista dello show, e sta facendo un ottimo lavoro confrontandosi con questa difficile realtà della burocrazia.
Sul vostro sito ci sono delle notizie storiche secondo cui lei e suo fratello anni fa avete girato l’Italia in teatri e al seguito di grandi artisti. Com’è stato quel periodo?
Molto bello, poi io e mio fratello eravamo giovanissimi, io avevo 14 anni e lui dieci. Con la nostra famiglia chiudevamo il circo in inverno e viaggiavamo esibendoci in numeri di giocoleria insieme ai miei genitori e di acrobazia su bicicletta con mio fratello. Abbiamo girato davvero l’Italia a seguito di artisti importanti… come Claudio Villa. Oggi tutto ciò non sarebbe possibile, perché allora il cantante si esibiva per un’ora e il resto dello spettacolo si basava su altri intrattenimenti quali, appunto, quelli legati all’acrobazia. Oggi un cantante da solo regge un intero spettacolo senza bisogno di ulteriori elementi. Inoltre a quei tempi c’era maggiore attenzione nei confronti del nostro mestiere.
Andando ancora più indietro nel tempo i Codanti vantano trascorsi anche in Russia.
Si, al museo degli artisti di Sofia sono conservati dei nostri cimeli. E un mio zio, Anatolio Codanti, nei primi anni del ‘900 pare abbia battuto un record di giocoleria facendo compiere 2.600 giri alle clave in 31 minuti. Conservo la locandina, ma non sono ancora mai andato a vedere quegli antichi cimeli. Prima di mettermi definitivamente in orizzontale, però, mi farebbe piacere fare un salto laggiù.
Oggi il vostro circo di quanti artisti si compone?
Siamo in totale una quindicina, e dieci sono membri della nostra famiglia. Ma non tutti i miei familiari sono rimasti in circo. Ho una nipotina che si è fermata in Sardegna per studiare al liceo artistico. I genitori sono entrambi di provenienza circense ma hanno scelto di fermarsi sull’isola.
E lo spettacolo com’è strutturato?
Abbiamo dato spazio a due originali numeri di trasformismo, uno con costumi e uno con le maschere. Il resto dello spettacolo è improntato sulla tradizione con giocoleria, acrobazia e animali. Soprattutto animali esotici e cavalli. Io per dieci anni ho lavorato come domatore di leoni; erano gli anni ’80 ed eseguivo un numero comico con i felini, avevo lavorato anche al circo di Paolo Orfei. Poi ho intuito che mio figlio si stava appassionando alla disciplina e aveva chiaramente mostrato di voler diventare anche lui ammaestratore, ho avuto timore per la sua vita e ho deciso di smettere per non contagiarlo definitivamente. Ora, a parte i cavalli, abbiamo soprattutto animali esotici.
Progetti e speranze per il futuro?
Progetti tanti, in primo luogo di ingrandirci. Ma se questa crisi non allenta la morsa dovremo al con- trario restringerci. Già ora ci siamo ridimensionati passando da 36 metri di diametro a 30. Per quanto riguarda le speranze, come si diceva all’inizio, si spera in un po’ più di considerazione per la categoria. C’è ottimismo perché dopo il gran lavoro svolto dal quasi leggendario Palmiri, anche il nuovo presiden- te Antonio Buccioni e i suoi collaboratori, si stanno dando molto da fare per risolvere le problematiche del settore.
Stefania Ciocca

L’intervista di Stefania Ciocca a Paolo Codanti compare sulla Rivista Circo di agosto-settembre 2012.

Short URL: https://www.circo.it/?p=21681

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