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Il presidente Buccioni scrive al neosindaco di Roma: “Il Circo chiede il rispetto delle regole”

Quella che segue è la lettera scritta dal presidente Enc, Antonio Buccioni, al sindaco di Roma (che sarà recapitata appena tecnicamente ricevibile dal primo cittadino della Capitale, in quanto con l’insediamento della nuova amministrazione sono in corso di predisposizione i nuovi indirizzi di posta elettronica certificata).

virginia-raggiGent.ma Sindaco,
mi sia lieto e concesso in premessa, formularLe i più fervidi voti augurali di buon lavoro.
Appartengo dalla nascita alla comunità dei cittadini di Roma e, giunto ahimè alla soglia della categoria degli over 60, non posso che riporre in Lei fondata speranza di una complessiva inversione di tendenza al cospetto di un declino generale della Città, da me amatissima, che sembra inarrestabile.
Nel contesto della Capitale, tra l’altro, ho un impegno sportivo di primissimo piano, essendo da oltre dieci anni alla testa della immensa Famiglia Biancoceleste e quindi quotidianamente immerso nelle problematiche finalizzate a consentire che gli oltre diecimila atlete ed atleti della Lazio possano continuare la loro attività nella tranquillità del suo svolgersi e nella adeguatezza degli impianti.
Amo il Circo e lo Spettacolo Viaggiante essendone un figlio d’arte, con una famiglia che dopo aver realizzato, nella seconda metà degli anni 30 in piazza Vittorio, “il Villaggio del Soldato”, primo parco di divertimenti a carattere permanente nella storia di Roma moderna, ha fondato e gestito con altri, per più decenni, fino alla data della sua inopinata chiusura alla fine di aprile 2008, “il Luneur, Luna Park Permanente di Roma”.
Apprezzo, come peraltro dovrebbe essere naturale e ovvio per tutti, il Suo costante richiamo all’esigenza di legalità e, quale Presidente dell’Ente Nazionale Circhi (Organizzazione di categoria aderente all’A.G.I.S. – Associazione Generale Italiana Spettacolo, che rappresenta e tutela i circhi italiani) invoco da sempre, anche presso l’Amministrazione capitolina, null’altro che il rispetto delle regole.
Valga il vero: la Repubblica italiana nelle sue diverse articolazioni e quindi anche a livello comunale, Roma inclusa, ha violato il patto d’onore e legislativo contratto con la gente del circo e dello spettacolo viaggiante, il 18 marzo 1968 con la legge n. 337, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 10/4/1968 n. 93.
L’art. 9 della citata normativa recita infatti: “Le amministrazioni comunali devono compilare entro sei mesi dalla pubblicazione della presente legge un elenco delle aree comunali disponibili per le installazioni dei circhi, delle attività dello spettacolo viaggiante e dei parchi di divertimento. L’elenco delle aree disponibili deve essere aggiornato almeno una volta all’anno. (…) Le modalità di concessione delle aree saranno determinate con regolamento deliberato dalle amministrazioni comunali, sentite le organizzazioni sindacali di categoria”.
Di fronte alla pressoché generale, scandalosa, mancata applicazione del disposto, poi, il Ministero dell’Interno con diverse Circolari ha interessato i Prefetti a vigilare sulla applicazione della legge 337/68, sollecitando i Comuni inadempienti ad adeguarsi al precetto legislativo e in particolare a “dare sollecita esecuzione all’art. 9 della legge n. 337/68”, si legge ad esempio nella circolare n. 14/70 del 20.7.1970 a firma del Ministro dell’Interno. Con la Circolare del 19.7.1995, a firma del Capo della Polizia, il Ministero ha definitivamente statuito che nemmeno “ragioni di ordine urbanistico o di pubblico interesse” possono essere all’origine di provvedimenti di mancata autorizzazione ai circhi, “per non arrecare grave danno economico agli esercenti, in ottemperanza al più volte ricordato art. 9”, e dunque “i Comuni che non abbiano ancora ottemperato a quanto disposto dall’art. 9, dovranno rilasciare ai richiedenti concessione di suolo pubblico, pur in assenza dell’elenco delle aree per le attività dello spettacolo viaggiante e del ricordato regolamento”.
E’ quanto mai doloroso constatare l’abissale distanza che separa la situazione di Roma con quella di Parigi, da sempre capitale gemella della nostra, dove l’attività circense è costantemente valorizzata e si esercita in un circo stabile – le Cirque d’Hiver – noto alla platea mondiale, e con una costante sequenza di produzioni che si alternano e che vengono installate in siti altamente significativi quali, a titolo d’esempio, il Bois de Boulogne (che potremmo definire la Villa Borghese di Parigi).
Se Ella riuscirà ad applicare la legge, si renderà protagonista di una virtuosa svolta per noi epocale.
La intrattengo sinteticamente anche sulla cosiddetta questione degli animali. Non mi inoltro in una disquisizione poco pertinente al rapporto con una Amministrazione comunale, pur se di Capitale trattasi.
In sintesi, oggi si fronteggiano due correnti di pensiero, quella che pone l’uomo al centro dell’universo e quella che omologa tutti gli esseri viventi, in ultimo anche i vegetali. Ciò che su tutto emerge è un tentativo di affermazione di una dittatura del pensiero unico incurante delle libere scelte di una parte estremamente cospicua della società, che nel caso di specie, in assenza pressoché completa di contribuzione pubblica, sancisce con il proprio consenso e col proprio libero contributo economico, la continuità di una luminosa tradizione. Nello specifico, mentre significo che per ogni diversa tappa di tournée gli animali in forza ai complessi circensi vengono sottoposti al distinto ma concorrente controllo di:
1) Corpo Forestale dello Stato;
2) Ufficio CITES del Corpo Forestale dello Stato;
3) Servizi Veterinari dell’ASL competente per territorio;
4) Guardie Zoofile;
5) Ufficio Benessere degli animali;
6) Ufficio diritti degli animali (ove costituito)

La metto contestualmente al corrente, anche al fine di limitare e, se possibile, evitare inutili spendite di energie di ogni genere, che la giurisprudenza costante e consolidata in materia, a far data dal 1994 e con decine di sentenze, ha chiarito che l’esercizio dell’attività circense non può essere soggetto a divieti laddove ricorra la presenza degli animali nelle proprie attività spettacolari (ved. T.A.R. Abruzzo – PE- Sez. I, 24/4/2009, n. 321; Toscana, Sez. I, 26/5/2008 n. 1531), esercitata nel rispetto, ovviamente, del benessere degli animali medesimi. “Se è pacifico il potere dell’ente locale di disciplinare e vigilare nell’esercizio dei suoi poteri di polizia veterinaria sulle condizioni di igiene e sicurezza pubblica in cui si svolge l’attività circense e su eventuali maltrattamenti degli animali, sanzionati anche penalmente dall’art. 727 c.p., non esiste, in contrasto, una norma legislativa che attribuisca allo stesso il potere di fissare in via preventiva e generalizzata il divieto assoluto di uso degli animali in spettacoli, ed anzi un simile intervento si pone in palese contrasto con la legge n. 337 del 1968, che tutela il circo nella sua dimensione tradizionale, implicante anche l’uso degli animali (v. T.A.R. Abruzzo –PE- Sez. I, 24/4/2009, n. 321; Toscana, Sez. I, 26/5/2008 n. 1531)”.
Il Circo italiano è pronto a rinnovare a Roma un’offerta altamente qualitativa ed in linea con le migliori produzioni allestite da oltre un secolo, nell’ambito di un rilancio anche culturale e, se vogliamo, socio-culturale della Capitale.
Nell’affermare detta disponibilità postula, come pressoché unica esigenza, il rispetto sereno e nel contempo rigoroso delle regole.
Resta, in coerenza con quanto significato, a disposizione, la più costruttiva, della Signoria Vostra.

Distinti saluti

Antonio Buccioni, Presidente Ente Nazionale Circhi

Short URL: https://www.circo.it/?p=40012

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