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Il mistero David

Davdi Larible alle Giornate di Studio (foto Stefania Ciocca)

Davdi Larible alle Giornate di Studio (foto Stefania Ciocca)

Che bella strenna prenatalizia ci ha regalato il professor Alessandro Serena, collocando in una delle sue Giornate di studio sull’arte circense a Milano un David Larible invitato non a “fare il clown” ma a dire “chi è il clown”. Conosco David da una vita e non mi ero stupito quando, anni fa, mi era giunta voce che si era avviato su quella strada irta di insidie. Mi erano echeggiate in quel momento nella mente parole dette a me, in anni lontani, dal leggendario Darix Togni. “Un giorno le circostanze hanno deciso per me, facendomi entrare d’improvviso nella gabbia dei leoni per salvare un mio domatore e diventare poi domatore a mia volta, e così è stato. Ma ci sono, sulla pista, mestieri ben più difficili. Per fare il clown può non bastare una vita”.
Ecco, è proprio così. Se non hai dentro di te quella forza allegra e un po’ demoniaca e se non te la senti addosso come un abito da indossare tutti i giorni, quello di far ridere, e più che mai far ridere sulla pista di un circo, è mestiere che neppure devi incominciare. Tutto puoi fare fuorché quello. Nel caso di David, si può addirittura affermare che non poteva non fare il clown. Ma questo, anche per un superdotato, è solo un primo passo, è solo un incominciare. Poi devi andare avanti, devi riflettere davanti a uno specchio della verità non in senso favolistico ma nel senso, quanto mai concreto, dell’impatto con il pubblico che hai di fronte. E anche di quello che non hai di fronte perché far ridere, lì, non è come a teatro. Lì, nel circo, è dimensione circolare, e il pubblico è davanti al clown, al fianco del clown, alle spalle del clown, e dovunque sia, magari anche per il solo fatto di aver pagato il biglietto, ritiene il suo diritto alla risata compreso nel prezzo.
Ebbene, David – come del resto non dubitavo – ha fatto proprio questo. Non è salito in cattedra ma neppure si è abbandonato a lazzi al di là di qualche guizzo improvviso per meglio chiarire il discorso. Ha detto che cosa il clown, questa strana creatura che avverte qualcuno tirarlo per la giacca ovunque egli si trovi, non è. Non è un attore, non è un professore di umorismo, è “Un giocoliere di emozioni”. Una definizione perfetta, mi sento di dire, a patto che chi la recepisce abbia una chiara nozione di entrambe le discipline. Le mie lontane esperienze in giuria al Festival dei Giocolieri di Bergamo mi induce a ricordare spasimi di creatività in un vuoto fra pista e chapiteau di cui lo spettatore comune non può avere cognizione. David incasella questo e molto altro nella misura del suo sorriderne parlando. Ho visto in un’ora il David bambino che spiava gli adulti in pista da dietro le tende e ho rivisto lo stesso che tanto aveva assorbito con quei suoi occhi che sono di per sé uno spettacolo. Milano ha molto bisogno di difendersi da certe tossicità e tu con la tua lezione divertita di maestro-allievo di te stesso hai portato una ventata di aria pulita.
Ruggero Leonardi

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