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Fiorino Bizzarro: “Voglio portare sorrisi ovunque”

Fiorino Bizzarro è una delle giovani leve della clownerie e del circo italiano. Nato nel 1986, già all’età di 23 anni conquista un Oro al Festival del Clown di Siracusa e ora sta proseguendo la sua carriera lavorando come clown di pista nel circo Darix Martini. Lo abbiamo intervistato.

Parlaci della nascita del clown Fiorino.
Provengo da una famiglia circense, quinta generazione dei Bizzarro. La passione per la clownerie mi è stata tramandata, in parte anche indirettamente, da mio nonno, infatti il nome d’arte di Fiorino l’ho conservato in suo onore. Ricordo che quando ero piccolo stavo sempre intorno alla pista a vedere gli spettacoli e mi piacevano tantissimo gli sketch dei clown. Un giorno, avevo tre anni, stando a guardare in mezzo al pubblico, mi è venuta la voglia di entrare mentre i clown si esibivano e così ho fatto. Sono entrato in pista e sono rimasto là a guardarmi intorno. Ovviamente mi hanno mandato via e ci sono pure rimasto male. Crescendo ho voluto riprovarci ma mi prendevano comunque in giro e così per tre o quattro anni non ho più fatto niente. Poi un bel giorno lo spettacolo si è ritrovato senza i clown e io ho colto la palla al balzo. Non mi importava cosa dicessero gli altri e quanto tentassero di dissuadermi, perché l’importante è crederci e io, nonostante avessi otto anni, ho creduto nelle mie capacità e nel mio amore verso la disciplina.

E’ incredibile come già avessi le idee così chiare a otto anni.
La passione che senti dentro non ha età, per me ora come allora la clownerie non è un lavoro o qualcosa che fai per soldi. Non mi importa dei soldi, per me è arte. La pista è un’ottima medicina, là dentro dimentico tutto, è un luogo sacro. A volte, se sto male o se magari ho l’influenza mi rendo conto che se entro in pista, per quei minuti che sono là, passa tutto!

Hai frequentato qualche scuola o ti sei formato da autodidatta?
Purtroppo non ho avuto possibilità di frequentare accademie o corsi, mi dispiace perché c’è sempre qualcosa da imparare, che sia danza, teatro o un’altra arte. Io mi sono formato esclusivamente al circo, stando in pista e grazie agli insegnamenti della mia famiglia che ha componenti in tanti circhi (Circo Città di Roma, Viviana Orfei, Motor Show Bizzarro per citarne alcuni).

Quindi hai tentato anche altre discipline?
Si, da piccolo ho fatto il giocoliere ma non mi appassionava molto, poi mia sorella Tamara mi ha insegnato un numero con i pony ma il contatto con gli animali non è come quello col pubblico e io prediligo di gran lunga il secondo, si tratta di scelte. Il mio primo numero me lo insegnò mio papà ed era quello delle fontane danzanti, si eseguiva nei circhi un po’ di anni fa. In effetti non richiede particolari abilità fisiche ma solo una certa competenza tecnica.

A parte tuo nonno, oggi hai dei modelli a cui ispirarti?
Quelle poche cose che ad oggi ho creato in maniera originale le ho create da me, cerco di lavorare soprattutto per conto mio per non essere mai uguale, per essere sempre diverso in pista. Magari, di volta in volta, modifico un piccolo elemento, ma per me è sempre una grande conquista. Naturalmente guardo anche gli altri clown, ma non copio, se mai prendo spunti. In ogni caso, se dovessi eleggere un “tutor”, per me è stato importante David Larible, un grande clown che è anche un caro amico e che talvolta mi ha dato anche qualche consiglio.

Rispetto ai primi anni e agli esordi travagliati ti sei riscattato vincendo nel 2009 il primo premio al Festival del Clown di Siracusa. Parlaci di questa esperienza.
E’ stata una bellissima emozione. A Siracusa ogni anno si tiene questo Festival al quale partecipano clown di tutto il mondo e io ottenni già il bellissimo onore di essere invitato in qualità di rappresentante dell’Italia. A ciò si aggiunge che il Festival si tiene nella mia terra d’origine (Fiorino Bizzarro è originario di Barcellona Pozzo di Gotto, ndr), sono fiero di essere siciliano e questa cosa mi ha fatto ancora più piacere. E’ stato il mio primo festival, la prima occasione di essere accanto a clown provenienti da ogni parte del globo, e oltretutto è stata la mia prima vera esperienza importante. Quando ho poi ho vinto mi sono addirittura commosso, ma è stato davvero meraviglioso essere lì.

In un certo senso ti sei preso una piccola rivincita.
Un po’ si, devo ammetterlo. Ma l’importante è comunque credere in se stessi perché in fondo nessuno è nessuno per esercitare il diritto di dirti cosa puoi o non puoi fare. Se ti senti dentro le emozioni, allora hai già una base da cui partire. Quello che viene dall’esterno può essere preso come un consiglio, buono o meno, ma il resto lo fai tu.

Come ti prepari ad esibirti?
Spesso mi domandano “Chissà quante ore provi!”, ma in realtà io non provo, la vera prova avviene in pista a contatto col pubblico. Semplicemente perché da solo posso creare dei numeri che io trovo belli e d’impatto, ma finché non ho il riscontro del pubblico non potrò mai avere la certezza che quel numero possa funzionare davvero.

Hai un sogno nel cassetto?
Sì, portare la mia arte in giro per il mondo. Non ho l’ambizione di arrivare a Montecarlo ed essere chissà chi. Certo, se mi capitasse sarebbe sempre una bella esperienza, ma a me piacerebbe solo poter girare e portare la clownerie e i sorrisi ovunque. Infatti per farlo punto anche tanto sui nuovi strumenti di internet. E il resto si vedrà!
Stefania Ciocca

L’intervista è stata pubblicata sulla Rivista Circo di gennaio-febbraio 2013

Short URL: https://www.circo.it/?p=29540

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