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Esclusivo: per la prima volta il grande Roger Scruton parla di circhi e animali

Il filosofo britannico Roger Scruton

“E chi l’ha detto che l’elefante nel circo debba necessariamente avere una vita peggiore rispetto a quella degli elefanti rinchiusi in uno zoo? Anzi, probabilmente l’addestramento e l’apprendimento di nuovi esercizi riesce a soddisfare la loro naturale capacità mentale, molto utile all’animale che altrimenti degenererebbe in un comportamento stereotipato.” E’ il grande Roger Scruton che parla e con Circo affronta il tema degli animali, sia quelli che entrano in pista e compiono i loro numeri con leggerezza e con la classe di consumati artisti, e sia quelli che devono accontentarsi di ingrassare su un divano, spesso e volentieri in appartamenti di pochi metri quadrati, uscendo di casa giusto il tempo per assecondare le loro esigenze biologiche e che secondo Scruton se la passano peggio di leoni, tigri e giraffe alle prese con lo show.

Roger Scruton è filosofo, scrittore, giornalista, docente universitario all’Institute for the Psychological Sciences in Virginia. Il New Yorker l’ha definito “il più influente filosofo al mondo”. E’ noto per essere stato l’ispiratore del thatcherismo, e milioni di lettori conoscono la sua “guida filosofica per tipi intelligenti” e il “manifesto dei conservatori”. Ha scritto anche “Animal Rigths and Wrongs”, uscito per la prima volta nel 1996 ma tradotto in Italia solo nel 2008 da Raffaello Cortina Editore col titolo “Gli animali hanno diritti?”

Un testo che si legge senza sosta, molto interessante e avvincente come tutte le opere di Scruton, mai scontate o superficiali. Nel suo “Gli animali hanno diritti?” Scruton si è soffermato su alcuni esempi di rapporto fra uomo e animale: gli allevamenti e le conseguenze della mucca pazza (“all’annuncio che intere mandrie di bovini – giovani o vecchi prescindendo che fossero o no infetti – sarebbero state ridotte in cenere, non si è udita alcuna protesta proprio da parte di chi condanna il mangiare carne di vitello o il tragico destino dei piccoli brutalmente slattati per essere mandati al macello”, scrive Scruton. “Eppure erano animali nei confronti dei quali erano stati assunti doveri di cura, che erano stati accuditi da allevatori che si dolevano al pensiero di sacrificarli senza ragione, e che avevano diritto a una protezione da parte dell’uomo di molto superiore a quello dovuto a qualunque altra specie selvatica”), la caccia e la pesca. Perché non ha preso in esame anche il tema degli animali nei circhi, questione che gli animalisti di tutto il mondo stanno mettendo ai primi posti della loro battaglia di liberazione degli animali? “Ha ragione, avrei dovuto parlare dei circhi”, risponde Scruton, “ma non l’ho fatto e dunque mi offre la possibilità di dirle adesso ciò che penso al riguardo: la mia visione generale è che ci sono buoni e cattivi circhi. In un buon circo, gli uomini e i loro animali vivono in stretta dipendenza reciproca, gli animali sono trattati bene e non vivono rinchiusi come invece accade nella media per cani e gatti intrappolati negli appartamenti delle città”. E l’addestramento non è sinonimo di schiavitù: “Il cavallo da circo è una creatura meravigliosa, la cui bellezza nel movimento è frutto dell’amore e delle cure del suo addestratore, anche se davanti al pubblico gli viene mostrato cosa fare con lo schiocco della frusta”. Scruton però mette a fuoco l’unicum del circo, che è l’opposto del regno del maltrattamento e della schiavitù: “Secondo me la cosa più importante sono i rapporti di reciproca dipendenza che nel circo sorgono tra uomo e animale, una forma di vita relazionale favorita dal fatto che uomini e donne vivono costantemente con i loro animali in un’unica “casa” e da loro in un certo senso dipendono. Difficile trovare altrove una simbiosi di questo genere”.

Mentre veri e propri lager per animali ne esistono, dice Scruton, ma si trovano lontani dai riflettori e dalla pista di segatura: “Esempi di campi di concentramento per animali ce ne sono, e vorrei segnalare certe aziende agricole industrializzate, soprattutto quelle che allevano polli e maiali, o dove usano le macchine per prelevare il latte alle mucche. Ma anche le condizioni di vita di certi gatti e cani, che vivono praticamente chiusi negli appartamenti delle nostre città non sono migliori”.

Claudio Monti

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