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Devin De Bianchi, un verticalista da paura

Devin De Bianchi

Devin De Bianchi

Nel marzo del 2012 è piombato sulla ribalta nazionale grazie alla partecipazione, su Canale 5, al talent show Italia’s Got Talent raggiungendo la finale e poi trovando spazio sulla stampa nazionale. All’epoca aveva ancora 18 anni ma era già notissimo, per le sue capacità, negli ambienti circensi dove lavorava, da star, al Magnifico Acquatico. Oggi Devin De Bianchi, elegantissimo verticalista, ha 22 anni ed è sempre sotto contratto con la famiglia Zoppis, che non se lo fa scappare, e che ha inserito il suo numero (con modifica integrale di costumi, musiche e coreografia) nell’horror-show Infierno.
de-bianchi-devinFiglio di Elvis De Bianchi, acrobata di una vecchia famiglia circense che diede vita alla dinastia dei Togni (Teresa De Bianchi a fine ‘800 sposò Aristide Togni), e di Ketty Vulcanelli, una delle prime e poche cavallerizze italiane ad effettuare il salto mortale a cavallo. Marito e moglie fecero poi, per diversi anni, la “ruota della morte”. Anche Ketty è discendente di una nota famiglia circense, quella di Mario (scomparso di recente) che diede vita al circo di Berlino Wulber.
Devin comincia a esibirsi in pista a soli sette anni al circo Weber degli zii Ettore e Loredana. Già allora saliva e scendeva da una scaletta, ovviamente, camminando sulle mani e a testa in giù. Il verticalismo, d’altro canto, è stato sempre al centro della sua arte anche se Devin, qualche volta e per poco tempo, si è dedicato anche ai tessuti e alle cinghie aeree.

Devin de Bianchi a Italia's Got Talent

Devin de Bianchi a Italia’s Got Talent

Gli chiediamo, cosa può dare in più, a un artista di circo, la vetrina televisiva dei talent show?
La mia partecipazione a Italia’s Got Talent mi ha dato molta visibilità e regalato un’emozione unica. Inoltre mi ha consentito di poter essere chiamato, come performer professionista, nelle edizioni 2012 e 2014 di Amici. Nella seconda occasione ho avuto l’onore di esibirmi in una coreografia del grande Giuliano Peparini.

Figlio unico in una famiglia in cui, da sempre, si è fatto circo e si è vissuto solo di quello. Un ambiente che adesso, con il naturale mutamento della società, potrebbe stare stretto ai giovani. Tu come vivi la “vita da circo”?
Rispetto ai ragazzi che non fanno il mio mestiere, sento ogni tanto la mancanza di riferimenti fissi, ma essendo abituato a ciò fin dalla nascita, me la cavo molto bene. Riesco quindi a mantenere le amicizie a distanza e ho la possibilità di girare e di conoscere gli usi e i costumi di ogni nazione in cui vado. Uso internet e i social ma non lo faccio in maniera esagerata. Non ho particolari hobbies ma faccio un po’ di tutto, di sicuro palestra e ginnastica.

Ti è mai capitato di immaginarti a fare altro?
Onestamente no, ma sono certo che se non avessi fatto il verticalista in un circo, avrei sicuramente fatto il ballerino. Ma oramai è troppo tardi per cambiare. Ho una carriera già innescata e intendo andare sempre più avanti. D’altro canto artisticamente amo migliorare e progredire: non mi accontento mai e sento che ogni volta posso dare di più.

devin-de-bianchiNel corso del tempo il tuo numero cambia e, ovviamente, viene adattato al tipo di spettacolo in cui la direzione Zoppis ti inserisce.
Proprio così. Il mio numero lo cambio solo in base agli spettacoli e via via l’ho reinterpretato passando dallo stile classico a quello acquatico per poi finire, da zombie, sopra ad un crocifisso al circo degli orrori Infierno. Cosa ne penso di questo tipo di spettacolo? In Italia, di qualità, se ne sono ancora visti pochi. Inoltre catturano un segmento di spettatori che, magari, mai ha visto il circo. E infatti non si tratta solo di circo, ma anche di teatro, cabaret e tanto altro”.

de-bianchi-devin-zombieDevin De Bianchi è ancora molto giovane ma già nel pieno della maturità artistica. Inoltre non teme confronti con nessuno ma, ci tiene a specificare, non per presunzione.
“Ora come ora non ammiro nessun verticalista in articolare: penso solo a fare il mio e a migliorare me. Voglio creare uno stile tutto mio e ben riconoscibile. Diciamo, ironicamente ma non troppo, che ammiro me”.
Nel cassetto Devin ha altri progetti ma, per scaramanzia, non vuole parlarne. Ci crede fermamente al punto da rinviare il sogno di tutti i circensi: il festival di Monte Carlo.
“Certo che i festival sono una grande vetrina nel mondo del circo. Latina, Wiesbaden, Albacete, Golden Circus, Figueres e altri sono anche rampe di lancio per trovare nuove e importanti proposte. Per me sarebbe comunque una grandissima soddisfazione, partecipare a Monte Carlo, il festival dei festival. Ma ci penserò in futuro. Per adesso devo lavorare sui miei progetti”.
Ma c’è una ricetta per il circo italiano, fucina di eccezionali artisti che si esibiscono in tutto il mondo, e per tirarlo fuori dalla crisi di immagine e di spettatori?
“Si, c’è. INNOVAZIONE. Ha risposto proprio così, rafforzando tutto con lo stampatello maiuscolo”.

Piero Messana

Il servizio è pubblicato sulla rivista Circo settembre 2015

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