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Da Pulcinella al Clown, a Roma una grande mostra di Kokocinski

Alessandro Kokocinski è un uomo dalla storia incredibilmente avventurosa e dall’arte magnetica. Le sue sculture e i suoi dipinti hanno la forza attrattiva di una narrazione mitologica.
Mi concesse una lunga intervista nel maggio di due anni fa e in seguito insieme al presidente Buccioni ebbi la fortuna di incontrarlo e trascorrere con lui qualche ora nella splendida Tuscania. In quel periodo Kokocinski stava mettendo a fuoco l’idea della mostra personale che inaugura il 17 settembre presso la Fondazione Roma Museo-Palazzo Cipolla, in via del Corso 320. Un lungo lavoro preparatorio il suo, abituato com’è ad elaborare con minuzia le sue creazioni e a non improvvisare, che lo portò anche a documentarsi al Cedac di Verona.
maschera-kokocinskiL’esposizione ha per titolo “La Vita e la Maschera: da Pulcinella al Clown”, si potrà visitare ad ingresso libero fino al 1° novembre e raccoglie oltre settanta opere polimateriche ispirate alla metamorfosi della «maschera» e al circo: dipinti, sculture, altorilievi, installazioni, disegni, filmati, versi poetici, libri d’artista. Circa 40 le opere inedite e insieme a queste anche due grandi installazioni e “pezzi” che nel corso degli anni sono stati esposti in mezzo mondo, come al Silpakorn Arts Centre di Bangkok, all’Art Fair di Shanghai, al Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires, al NAMOC di Pechino. In tutto “La Vita e la Maschera: da Pulcinella al Clown” si dipana attraverso sei sezioni: l’arena, Pulcinella, Petruska, Sogno, Clown, Maschera interiore.
“Il circo è una delle forme artistiche più autentiche che a suo modo esprime una via profonda dell’uomo e del mondo”, ci disse nell’intervista, nella quale raccontò in maniera approfondita il suo incontro col circo e l’esperienza diretta a contatto con l’arte della pista. “Il clown, il funambolo e gli acrobati, sono i personaggi che più mi meravigliano perché sintetizzano il virtuosismo interdisciplinare dell’arte circense: sono artisti completi o, come si dice oggi, a tutto tondo. Esprimono un surrealismo poetico formidabile perché loro hanno incorporato il mondo in un genere legittimo di drammaturgia. Il funambolo è un intreccio, un inno all’audacia e alla perfezione, rispecchiandosi nell’infinito con un raggio luminoso nello spazio, tra realtà e sogno. Il clown è l’immagine dell’uomo che riconosce la sua tragedia, cosciente dei suoi limiti, però allo stesso tempo ride di ciò”.
Con la mostra romana Kokocinski aggiunge un altro tassello al suo percorso iniziato in un circo vero e proprio col quale da ragazzino girò il Sud America, stavolta concentrandosi sul clown e quindi andando al cuore del circo.
Ieri il supplemento culturale del Corriere della Sera, La Lettura, gli ha dedicato un lungo servizio (di Paolo Conti): “Il naufragio, gli indios, il circo, l’Italia. Kokocinski, vita di un artista nomade”.
“La mia vera istruzione si è compiuta lì, nel circo. E sono ancora grato ai miei genitori per quella intuizione. Mi hanno salvato”, spiega Kokocinski a La Lettura. “Perché lo hanno consegnato non solo al piccolo circo uruguayano ma soprattutto all’universo dell’arte, a una concezione planetaria dell’esistenza, al facile dialogo con la materia fantastica”, commenta Paolo Conti.
La mostra, a cura della Fondazione Kokocinski con Paola Goretti, è promossa dalla Fondazione Roma presieduta da Emmanuele Francesco Maria Emanuele e organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei. (c.m.)

Short URL: https://www.circo.it/?p=38741

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