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Cronache di un’Italia che non ci piace: il caso Mantova

Il sindaco di Mantova

Il sindaco di Mantova

Ma possibile che un Comune possa tranquillamente interpretare, ovvero non applicare, una legge statale che, in quanto tale, è vigente su tutto il territorio nazionale? Siamo a Mantova, splendida città lombarda. Dove però l’obbedienza assoluta al pensiero unico animalista gioca questi scherzi.
Il 7 agosto 2015 l’Ente Nazionale Circhi risponde con una lettera alla bozza di Regolamento comunale per le attività circensi predisposta dall’Amministrazione. La legge 337/68 prevede infatti che le amministrazioni comunali debbano regolamentare la concessione delle aree ai circhi (ma non sindacare sulla presenza degli animali, tranne verificare permessi, ecc.) dopo aver recepito il parere all’associazione di categoria. Nella bozza il Comune di Mantova ha previsto che, in applicazione del “Regolamento comunale per la tutela del benessere degli animali”, è proibito sul territorio comunale “l’utilizzo e l’esposizione di quegli animali per cui, in linea con quanto enunciato dalla Commissione Scientifica CITES, sia da giudicare palesemente incompatibile la detenzione da parte di strutture circensi e di spettacolo viaggiante. In ragione di quanto sopra esposto è fatto divieto di attendamento nel territorio comunale dei circhi con esemplari delle seguenti specie al seguito: primati, delfini, lupi, orsi, grandi felini, foche, elefanti, rinoceronti, ippopotami, giraffe, rapaci diurni e notturni”. L’Ente Nazionale Circhi, informa e spiega – richiamando la normativa statale vigente e decine di sentenze di vari Tar, che tale divieto risulta “illegittimo e in aperto contrasto con la normativa statale e la giurisprudenza costante e consolidata in materia di circhi”. Più sentenze hanno infatti già chiarito che dalle Linee Guida CITES non può essere fatta discendere alcuna limitazione alle specie animali presenti nei circhi.
Il Comune di Mantova non tiene minimamente conto del parere dell’Enc. Davanti al primo circo che presenta domanda di autorizzazione, scatta il divieto. L’Enc il 1° dicembre scrive ancora al sindaco e, fra gli altri, anche al prefetto di Mantova, segnalando la grave illegittimità che si sta consumando ai danni del circo.
Per chiarezza vengono elencate le principali sentenze dei Tar, tutte favorevoli ai circhi:

– la prima sentenza passata in giudicato è stata quella del T.A.R. di Trento, risalente al 2.3.1994 n.33/94.
– T.A.R. Toscana, 3 sentenze: 797/2000 (Comune Livorno) – 1689/2001 (Comune Firenze) – 1536/2008 (Comune Prato);
– T.A.R. Abruzzo: 321/2009;
– T.A.R. Emilia Romagna, 4 sentenze: 157/2010 (Comune Parma) – 470/2012 (Comune Ferrara) – 470/2014 (Comune Bologna) – 125/2015 (Comune Modena);
– T.A.R. Marche: 283/2013 (Comune Senigallia);
– T.A.R. Piemonte: 828/2013 (Comune Alessandria);
– T.A.R. Molise: 642/2013 (Comune Campobasso);
– T.A.R. Friuli Venezia Giulia: 600/2013 (Comune Pordenone);
– T.A.R. Puglia: 358/2014 (Comune Brindisi);
– T.A.R. Veneto: 1118/2016 (Comune Padova).

Il Comune di Mantova risponde confermando il divieto. L’Ente Nazionale Circhi informa il Comune di aver dato mandato ai propri legali di valutare ogni opportuna azione a tutela del settore, compreso un esposto alla Procura della Repubblica competente con riserva di ulteriori azioni a risarcimento di tutti i danni subiti.
Ora, però, la domanda é la seguente: possibile che per campare onestamente, esercitare un’attività consentita da una legge – vigente – dello Stato italiano, i circhi debbano continuare a spendere migliaia di euro in ricorsi ai Tar? E possibile che una pubblica amministrazione possa tranquillamente sorvolare su diritti garantiti da una norma nazionale e dalla Costituzione? E’ da paese civile tutto ciò? Tanto più che un’amministrazione comunale dispone di risorse pubbliche, per lei spendere qualche migliaio di euro in avvocati è una operazione indolore, un giochetto da ragazzi. Gli amministratori sono assicurati e dunque non rispondono mai dal punto di vista personale. Fanno i fenomeni coi soldi dei cittadini. Condurre un circo è faticoso, un’impresa sempre più temeraria, e in questa Italia dalla burocrazia asfissiante e dalle leggi che si interpretano, per i circhi è spesso un inferno ottenere una piazza sulla quale lavorare. Figurarsi se ci si può permettere di spendere soldi in carte bollate. Verso profughi e rom i Comuni manifestano molta, ma molta più attenzione e rispetto che verso un settore che in Italia fa parte dello spettacolo dal vivo e delle italiche bellezze (ricordate lo spot del governo con Giancarlo Giannini che declama anche l’arte circense?). Questa Italia non ci piace per niente.

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